Escort, hotel di lusso, casinò, tornei di tennis e dolce vita: tutte le accuse a Paolo Emilio Signorini

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Nella clamorosa inchiesta che ha portato all’arresto del presidente della Liguria, Giovanni Toti, l’imprenditore Aldo Spinelli (ex presidente dei club calcistici Genoa e Livorno) sarebbe accusato di aver finanziato le fondazioni politiche che hanno sostenuto negli anni Toti in cambio del rinnovo di concessioni portuali e altri favori, fra cui un intervento nella vicenda della riqualificazione delle ex Colonie Bergamasche di Celle Ligure, destinate a diventare un resort di lusso.

Figura centrale dell’inchiesta Paolo Emilio Signorini – all’epoca presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mar Ligure Occidentale e oggi amministratore delegato e direttore generale di Iren (multiutility partecipata dai Comuni reggiani, del tutto estranea alla vicenda) – che sarebbe stato corrotto con soggiorni di lusso ed escort a Montecarlo, biglietti per tornei di tennis, fiches per giocare al casinò.

Nel dettaglio, secondo i magistrati, Aldo Spinelli avrebbe “consegnato 15.000 euro in contanti a Paolo Emilio Signorini il 14 luglio 2022”, mentre, tra il 31 dicembre 2021 e il 12 marzo 2023, avrebbe “procurato a Signorini 22 soggiorni di lusso a Montecarlo all’Hotel de Paris di Montecarlo, per un totale di 42 notti, comprendenti anche giocate al casinò e servizi extra quali servizi in camera, massaggi e trattamenti estetici, un posto tenda nella spiaggia della struttura alberghiera durante il periodo estivo e la partecipazione ad eventi esclusivi, quali la finale del torneo internazionale di tennis “Rolex Monte Carlo Masters” o serate a tema con annesso spettacolo musicale, riservate ai clienti più importanti del Casinò di Monte Carlo per un valore complessivo superiore a 42.000 euro”. Ma anche “fiches per effettuare puntate alla Casa da Gioco di Montecarlo, una borsa Chanel (regalo destinato a terzi) il 31 dicembre 2021, un bracciale in oro marca Cartier del valore di 7.200 euro (regalo destinato a terzi) il 30 luglio 2022”.

Inoltre l’imprenditore avrebbe offerto il 28 gennaio 2022 a Signorini “un incarico con retribuzione pari a 300.000 euro all’anno una volta terminato il mandato quale presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale”. Per ultimo, il 16 dicembre 2022, “la possibilità di disporre, durante un programmato viaggio a Las Vegas, di un’elevata quantità di denaro, attingendo dalle disponibilità delle carte di credito di Aldo Spinelli”.

A Signorini viene contestato anche di aver ricevuto da Mauro Vianello (titolare del 54,19% delle quote dell’impresa Santa Barbara S.r.l., attiva nel settore degli affari concernenti i trasporti e le comunicazioni e specializzata nei servizi di Prevenzione, Vigilanza e Primo Intervento Antincendio nell’ambito del porto di Genova), a fronte di un provvedimento che disponeva l’aumento della tariffa oraria per le prestazioni del servizio integrativo della società, la disponibilità di un’autovettura di proprietà di Vianello per raggiungere e rientrare da Montecarlo nelle date rispettivamente del 15 e del 18 aprile 2022. Vianello avrebbe pagato anche la fattura del banchetto nuziale della figlia di Signorini (6.600 euro), regalato un Apple watch del valore di 439 euro, che sarebbe stato destinato ad altri, e un soggiorno nell’appartamento di proprietà di Vianello nell’agosto del 2022 messo a disposizione dall’imprenditore alla moglie e alla figlia di Signorini.

Un’ulteriore parte delle accuse di corruzione riguarda finanziamenti e favori scambiati con Esselunga, altro grande sostenitore del centrodestra ligure, che proprio con l’avvento delle giunte guidate da Toti ha aperto i suoi primi punti vendita in Liguria, mettendo fine allo storico dominio delle Coop.

Un secondo filone di indagini ipotizza poi il sospetto del voto di scambio mafioso in Liguria. Nel mirino i pacchetti di voti che spiegherebbero il boom elettorale del partito fondato da Toti, Cambiamo!, che alle regionali del 2020 aveva ottenuto un clamoroso 22% (surclassando la Lega, 17%, Fratelli d’Italia, 10%, Forza Italia, 5,7%). Dietro quell’exploit ci sarebbero secondo gli inquirenti pacchetti di voti garantiti da personaggi vicini a clan mafiosi nisseni originari di Riesi, confluiti nel boom di preferenze registrate da vari candidati totiani.



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