“Io penso che tutta la politica debba rinnovarsi. Tutta la politica italiana dovrebbe aprirsi ed essere più vicina alle persone. In particolare il Pd. Ho voluto dare una scossa quando ho percepito il rischio che potesse un po’ implodere dentro le dinamiche interne. Il mio è un atto d’amore alla viglia di una grande stagione nella quale servirà la politica”. Lo ha detto il dimissionario segretario del Pd Nicola Zingaretti, tornato a “Non è la D’Urso” su Canale 5.
“Abbiamo voluto tutti insieme il governo Conte, tutti lo abbiamo sostenuto e difeso. Il gruppo dirigente lo ha difeso, ma quando non è andato in porto ci siamo girati e non c’era più nessuno e ci hanno accusato di ‘o Conte o morte’. Io non l’ho mai detto, ma ho parlato di lealtà”. “A me ha dato fastidio perché credo molto nel pluralismo, ma quando significa stare zitti nelle riunioni e poi attaccare nelle dichiarazioni pubbliche è qualcosa di diverso. Se sono io il problema – ha spiegato Zingaretti – sono il primo a fare un passo indietro e a dire che ci vuole un grande chiarimento: lo faccia il gruppo dirigente e troviamo le forme per andare avanti”. “State certi che io non scompaio, sarò presente con le mie idee e il mio lavoro, però è opportuno che ognuno faccia la sua parte, ognuno si assuma le proprie responsabilità. L’accusa non era giusta, per avere difeso al 100% una linea che invece abbiamo difeso tutti. Ora andiamo avanti”.
E a chi gli ha chiesto se il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini potrebbe essere il prossimo segretario, ha risposto: “Lo deciderà la comunità del Pd. Abbiamo degli strumenti meravigliosi per decidere. Io sono stato eletto con 1,2 milioni di voti dei cittadini ed è una cosa preziosa per la democrazia italiana”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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