“The Free” è un romanzo d’amore, di perdita e di “riconquista”. Era da tempo che un romanzo non mi commuoveva con tale intensità. Una scrittura, e bisogna ringraziare il traduttore, intensa e ritmica, dolente e piena d’amore, di libertà e di speranza. Non ostante tutto. Mi stupisco delle mie stesse parole.
Non sono abituato a usarle, ma leggendo il libro ero conquistato da un senso di serenità trasmesso, paradossalmente, dalla vita di uomini e donne sempre sull’orlo della catastrofe personale. Alle volte sfiorata e alle volte consumata; ma da una vita consapevolmente consumata altre hanno potuto cambiare segno alla loro, che fosse la madre o la fidanzata o un estraneo/a. Da occhi lucidi. Attenzione, però, nessun personaggio, dal protagonista ai comprimari, è alla ricerca della commiserazione degli altri. Tutti sono dentro in pieno alle loro vite le accettano, ma sono determinati a non darsi per vinti per raggiungere i loro piccoli o grandi obiettivi che siano. Qualcuno prova la strada dell’illegalità per salvare la propria vita… ma sono personaggi con una coscienza “pulita” e un rispetto per il prossimo che dovrebbe essere patrimonio dell’umanità. Un’umana reciprocità non bagnata da lacrime superflue, cercate. Le lacrime sgorgano solo quando la situazione appare irrimediabile, ovvero quando la morte non libera solo la vittima ma anche coloro che lo amano. Struggente e asciutto.
Siamo in una piccola città dello Stato di Washington, USA. Leroy Kervin, reduce dall’Iraq dove è rimasto gravemente ferito, in seguito a un attentato al mezzo militare su cui viaggiava insieme ad altri, dopo un parziale recupero fisico, viene ospitato in una casa famiglia per disabili in questa una piccola città, piovosa e nevosa, dello Stato del nord ovest, al confine col Canada.
La casa famiglia e l’ospedale sono i centri in cui ruota il romanzo.
Freddie, separato, le figlie sono affidate alla moglie andata in un altro Stato con un altro uomo; diviso da un doppio lavoro fra le vernici del negozio di Pat, il suo capo, e il lavoro notturno nella casa famiglia per disabili che ospita Leroy; Pauline, infermeria all’ospedale; la madre di Leroy, Darla, e la fidanzata Jeanette solo per citarne alcuni. È la vita di Leroy che apre una tragica finestra sul mondo, la guerra in Iraq; le altre, invece, si muovono intorno ai piccoli e ai grandi problemi che la vita quotidiana può porre di fronte a ciascuno di noi. Di Freddie abbiamo parlato, di Pauline anche che non solo si cura dei pazienti ma anche del padre e di altri ancora. Non voglio rivelarvi null’altro, dovete far la fatica di leggervi il libro. Quando scoprirete, poi, che significa per Leroy e la fidanzata Jeanette imbattersi nella scritta “The free” rimarrete sorpresi. Chiudo chiosando.
Sappiate, però, che se v’imbattete in una scritta di questo tipo: “Le persone troppo gentili non sopravvivono in questa vita” (letta in una foto postata su fb), non fatevi fregare. Le persone gentili sopravvivono, meglio delle altre.
Willy Vlautin, The free, (traduzione Gianluca Testani), Jimenez Edizioni, Roma 2019, pp. 191, 18,00 euro,
recensione di Glauco Bertani.
Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia
Colonna sonora:
FRANCO BATTIATO, Up Patriots To Arms
ALAN SORRENTI, Figli Delle Stelle
Ultimi commenti
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]
Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]