Fortemente voluti dalla maestra Irene Baisi con i docenti della Scuola Primaria di Villa Minozzo, i laboratori sulla natura sono poi stati disegnati dall’artista ed editrice Elisa Pellacani con una serie di incontri – cominciati lo scorso anno accademico e proseguiti anche quest’anno – all’insegna della manualità e della sperimentazione.
Se l’ambiente naturale è il contesto a cui ci si è riferiti durante tutto il percorso, il libro e la costruzione di veri e propri piccoli prototipi di libri “d’artista” sono stati i protagonisti di una serie di incursioni tra diversi linguaggi espressivi, ultimo dei quali quello della cianotipia e della stampa in camere oscure improvvisate negli ambienti della scuola, con la partecipazione della fotografa Laura Sassi.
L’importanza di piegare un semplice foglio, ritagliare cartoncini colorati, incollare e, limitando spesso i materiali a disposizione per potenziare le capacità espressive del bambino, lasciare che ognuno realizzi un manufatto capace di veicolare una o più storie senza esprimerle attraverso i più comuni linguaggi verbali o illustrativi, è un esercizio molto utile, come sottolinea Pellacani, e non solo per i più piccoli. Soprattutto in quest’epoca in cui il tatto e l’uso delle capacità manuali paiono rischiare di essere atrofizzati dall’invasione delle possibilità tecnologiche, che – come denunciano studi neuroscientifici e sociologici – rischiano se non accompagnati da altre pratiche di inaridire anche la capacità comunicativa e immaginativa. Nei più piccoli il rischio è ovviamente più presente ed è facilmente palpabile in situazioni di crescita in cui azioni semplici come appunto il ritaglio, il piegare, il “fare” qualcosa di pratico non vengano sviluppate come parte integrante del processo educativo.
Il libro, inteso come strumento creativo, proposto in suoi diversi formati che tra pop up, pieghevoli, piccoli e colorati insiemi di pagine rilegate e decorate si presta a diverse interpretazioni e a diversi gradi di talento artistico, riavvicina il mondo immaginativo a un supporto concreto, fisico, tangibile e all’idea di una storia che si sviluppi in un ordine, o una sequenza, che per quanto inventata richiami l’uso delle potenzialità logiche e narrative. Dati quindi elementi “tecnici” e spiegati i passi necessari per ottenere un determinato risultato, si è lasciato ampio spazio interpretativo a ogni bambino e limitato il più possibile l’intervento dei maestri nelle parti risolutive, cioè creative, di ogni elaborato. Ognuno ha così realizzato libri di dimensioni molto piccole e diversificati, di classe in classe, per gradi di difficoltà e impegno richiesto ma di ognuno dei quali si è chiesto successivamente di raccontare perché fossero stati fatti in quel modo e cosa volessero raccontare. L’invito ripetuto è stato che si ripetessero i modelli proposti anche fuori dalle ore scolastiche e che l’osservazione della natura circostante fosse inclusa in queste esercitazioni.
Come già era avvenuto per la conclusione dei laboratori dello scorso anno, anche quest’anno gli incontri su “I linguaggi della natura” hanno previsto una parte di lavoro collettiva e condivisa, stavolta realizzando quattro grandi pagine di legno perforate e dipinte che, insieme, costituiscono un pieghevole a misura di bambino, quasi uno scenario in cui potersi muovere come se si fosse i personaggi vivi dei racconti che poi ne sono nati. “La parte di lavoro creativo che coinvolge contemporaneamente più bambini, oltretutto di classi e quindi di età diverse, è molto importante”, spiega Pellacani, “e non solo tra i bambini, perché se da un lato aiuta a togliersi di dosso la responsabilità di risultati che possono non ritenersi di soddisfazione, dall’altra rafforza la possibilità di un confronto con gli altri e di un mettersi in gioco costruttivo, collaborativo, che arricchisce la comunicazione e incentiva l’espressione di mondi che spesso rimangono sommersi”.
C’è poi il fattore ludico, altrettanto importante perché la creatività fluisca e venga praticata: dipingere con le mani, a volte sporcarsi, ma anche verbalizzare qualcosa di personale o immaginato come si trattasse, appunto, di un gioco. Con questo spirito la festa di fine anno, a cui sono invitate famiglie, amici e curiosi, prevede non solo di mostrare i vari libri ed esercizi fatti ma anche di proporre l’interpretazione del “grande libro”, che fin da subito, dai bambini stessi, è stato chiamato il “giga book”: da porte e finestre ritagliate nelle grandi pagine, nei paesaggi diversi e negli ambienti onirici popolati da mostri e creature inventate si muoveranno questi piccoli protagonisti di storie mai sentite. E chissà che, in futuro, non ne continueranno ad inventare, oltre che a leggere, molte altre.
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buffon sei il numero uno del pianeta terra
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!