Nella giornata di lunedì 26 ottobre i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Parma, su delega della Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo adottato dal gip per un ammontare di oltre 8 milioni di euro nei confronti di alcuni soggetti ritenuti dediti alla commissione di reati di frode fiscale in virtù di un vincolo associativo.
La misura cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale di Parma Sara Micucci a seguito di un’articolata indagine, diretta dalla Procura della Repubblica di Parma e condotta dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Fidenza (operazione denominata “Daunia”), che ha portato alla luce un’imponente frode fiscale commessa da varie società riconducibili alla stessa compagine sociale. Le società in rassegna, con formale sede legale nella provincia di Foggia, erano di fatto da sempre operative in territorio emiliano attraverso il Consorzio Ciemme Parma, con sede nel comune di Sorbolo, gestito da tre fratelli di origine foggiana.
Le consorziate, tutte attive nel settore della manutenzione degli impianti industriali, vantavano contratti per considerevoli forniture di servizi con aziende di primaria rilevanza (estranee alla frode), stipulati a prezzi altamente competitivi grazie agli illeciti risparmi fiscali su cui potevano contare.
L’attività investigativa, iniziata nel 2016 attraverso il monitoraggio di soggetti ad elevata rischiosità fiscale, ha rivelato come i sodali gestissero la forza lavoro necessaria ad eseguire le commesse ricevute attraverso la costituzione di varie società nelle quali, nel tempo, i lavoratori venivano formalmente assunti. Le società in rassegna, dopo un periodo limitato (in genere 3\4 anni), venivano poste in liquidazione ed i lavoratori venivano riassunti in altre entità giuridiche neocostituite.
Nel contempo, gli organizzatori del sistema di frode procedevano alla sistematica autoproduzione ed annotazione, nella contabilità delle società nelle quali erano assunti i lavoratori, di false fatture al fine di abbattere il carico fiscale e di offrire, sul mercato dell’impiantistica industriale, prezzi altamente concorrenziali. Le fatture per operazioni inesistenti, relative a servizi di considerevole entità mai effettivamente ricevuti, erano infatti artificiosamente attribuite ad ignare imprese terze, come confermato dall’attività investigativa svolta (acquisizioni testimoniali ed accertamenti bancari). Inoltre, complessi artifici contabili ideati da un commercialista foggiano avevano consentito di distrarre dalle casse aziendali ingenti liquidità, facendo figurare i pagamenti ai falsi fornitori, con bonifici ed assegni in realtà intascati dagli organizzatori della frode.
L’attività di ricostruzione contabile, effettuata attraverso l’esame della copiosa documentazione sequestrata a seguito di mirate perquisizioni, ha permesso di acclarare come in 5 anni (dal 2010 al 2015) le consorziate avessero annotato fatture per operazioni inesistenti per circa 30 milioni di euro, con cui avevano evaso Iva per oltre 5 milioni di euro. Al termine delle indagini, nel complesso, è stata constatata un’evasione di tributi Iva, Ires ed Irap pari ad oltre 8 milioni di euro e sono stati deferiti 4 soggetti all’Autorità giudiziaria, tra cui il commercialista, a vario titolo ritenuti responsabili della frode, in relazione alle ipotesi di reato di emissione ed annotazione di fatture per operazioni inesistenti, ed omessa dichiarazione; peraltro, pur non disponendo alcuna misura cautelare personale- il gip ha ritenuto sussistenti a carico degli indagati gli indizi di partecipazione ad associazione per delinquere, operante quanto meno sino all’anno 2016.
Le risultanze investigative, peraltro, hanno portato al fallimento d’ufficio per bancarotta fraudolenta distrattiva e documentale di talune consorziate, richiesto ed ottenuto dalla Procura della Repubblica, con responsabilità ascritte a carico dei medesimi soggetti.
Le condotte delittuose, particolarmente spregiudicate e reiterate negli anni, hanno portato alla contestazione di diciannove capi di imputazione, tenuto conto della articolata complessità del maccanismo di frode realizzato.
In data 26 ottobre 2020, con l’impego di un numero consistente di finanzieri, sono state eseguite decine di perquisizioni al fine di ricercare ulteriori elementi utili alle indagini e sono stati sottoposti a sequestro immobili siti nei comuni di Reggio Emilia, Montechiarugolo (PR) e Foggia, diverse partecipazioni societarie nonché disponibilità finanziarie in numerosi conti correnti; all’esito delle operazioni, risultano sottoposti a vincolo cautelare somme di denaro in contanti, quote societarie, rapporti finanziari (per un ammontare complessivo pari ad oltre 3.400.000,00 di euro), oltre ad un’automobile, alcuni immobili ed a svariati orologi di marche pregiate.
L’attività portata a termine testimonia la costante attenzione dell’Autorità Giudiziaria e della Guardia di Finanza nel contrasto, in termini sostanziali, ai fenomeni di frode fiscale e di criminalità economica più insidiosi e pericolosi per il sistema economico del territorio, a tutela degli operatori onesti che contribuiscono alle spese della collettività e che rispettano le regole del mercato.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]