di Ugo Pellini
Nel Settecento pioppi cipressini, nell’Ottocento platani, nel Novecento tigli, nel Duemila… Se volessimo davvero ricostruire la “Passeggiata Settecentesca” di viale Umberto I° dovremmo tagliare tutti i tigli esistenti, perché al tempo del Duca d’Este questo lungo viale alberato era contornato da quattro filari di pioppi cipressini; dovremmo anche ripristinare il vecchio nome: Stradone per il pubblico passeggio.
Dopo l’arrivo dei francesi i pioppi furono tolti e sostituiti da platani, pianta a loro più gradita; il Conte Carlo Ritorni, ultimo governatore estense, criticò aspramente questa scelta perché con i “funghiformi platani” questo spettacolare “cannocchiale prospettico” verso la montagna, costituito dai colonnari pioppi, era stato eliminato. I platani furono a loro volta abbattuti nel secondo decennio del Novecento e i grossi tronchi messi all’asta e venduti per rimpinguare le casse comunali.
In seguito furono piantati tigli, ippocastani e a ncora pioppi cipressini, ma ne gli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale de gli alberi esistenti nel viale ne erano rimasti proprio pochi (meno della metà); venivano sistematicamente tagliati di notte dai cittadini che non avevano la legna per riscaldarsi. Nel dopoguerra vennero di nuovo messi a dimora tigli e pioppi cipressini e, a partire dagli anni sessanta, il viale fu rimpinguato con altre piante delle più svariate specie (libocedri, ginkgo, cedri, aceri, etc); la prima parte del viale addirittura è oggi costituita da bagolari. “Il Progetto del verde: manutenzione e rinnovamento di Viale Umberto I°” elaborato dal Comune grazie al finanziamento ottenuto in v irtù del più ampio progetto “Ducato Estense”, prevede l’abbattimento e sostituzione di 119 alberi.
Ora, dopo tanti anni di “non manutenzione” credo sia giunto il momento di intervenire su di essi. La “riqualificazione” però deve tenere conto della storia e della condizione arborea esistente; quindi, se veramente comprovato , si devono sostituire gli alberi classificati come pericolosi, ma è altrettanto indispensabile intervenire e curare tutti quelli che presentano problemi sanitari. Ora il viale non è “omogeneo”; se proprio lo si vuole rendere tale lo si può fare solo rispettando i tempi della natura e non con forzature “progettuali”.
La prima foto e di Roberto Sevardi (1865-1940); è del 1919 e ha come titolo “Fuori Porta Castello quando era bello”.