Il via libera ai sindaci a vita – ovvero la possibilità, nei comuni sotto i 5.000, di potersi candidare all’infinito (tra i cinque e i quindicimila abitanti, il limite è stato invece aumentato da 2 a 3) – non tocca più di tanto Montefiorino, storico piccolo comune appenninico del Modenese. Qui, in quello che fu il centro della prima Repubblica partigiana nella seconda guerra mondiale tanto da essere insignito della medaglia d’oro al valor militare, il sindaco a vita ce l’hanno infatti già da mò. E’ Maurizio Paladini, 77 anni il prossimo 18 marzo, di professione teoricamente geometra, di fatto sindaco. A vita, per l’appunto.
Perché Maurizio Paladini, nonostante il limite dei due mandati, sindaco di Montefiorino lo è dal maggio 1983. Per capirci, l’anno dopo la vittoria dell’Italia di Pablito Rossi al Mundial spagnolo, sei anni prima della caduta del Muro di Berlino. In quel 1983 il Papa era Giovanni Paolo II, il presidente del Consiglio Amintore Fanfani, quello degli Stati Uniti Ronald Reagan. E sindaco di Montefiorino era Paladini, così come lo è ancora oggi.
Ma come, direte, non c’era il limite dei due mandati? C’era, c’era. Ma solo se consecutivi. Bastava saltare un turno e, la volta successiva, ci si poteva ricandidare. Cosa che Paladini, splendido esemplare di politico di lungo corso, ha regolarmente fatto. Cambiando tutt’al più casacca politica: da quella iniziale della Democrazia cristiana (c’era da dubitarne?) a quella di Forza Italia (1994-2009), poi del Pdl (2009-2013), poi di nuovo di Forza Italia (2013-2015) ed infine – dal 2015 a oggi- quella della lista civica Civiltà montanara.
Paladini viene dunque eletto per la prima volta sindaco di Montefiorino nel 1983 e confermato nel 1988. Nel 1993 – per il limite dei due mandati consecutivi – non poteva però ricandidarsi: un seggio alla Camera dei deputati con la Dc, dal 1992 al 1994, gli ha però risolto brillantemente il problema. Arrivano le amministrative del 2001 e Paladini si ricandida, vince e viene riconfermato anche nel 2006. Fatti altri due mandati consecutivi, nel 2011 lascia un “giro” in fascia tricolore ad Antonella Gualmini, a cui fa comunque da vicesindaco e assessore con le principali deleghe (Lavori pubblici, urbanistica e scuola) ma nel 2016 può ricandidarsi. E’ per altro l’unico candidato sindaco (evidentemente il suo dominio non incentiva la competizione…) raggiunge il quorum e torna a fare il sindaco. Nel 2021 viene rieletto per la sesta volta, ottenendo un secondo mandato consecutivo per la terza volta.
Finisce per interessarsi di lui anche il Corriere della sera, a cui spiega: «Quello che vorrei riuscire a fare è trasmettere ai più giovani la passione che in questi 40 anni mi ha sempre accompagnato. Credo che il nostro paese abbia bisogno di ricostruire la qualità del personale addetto alla vita politica. La vita amministrativa è stata da sempre la mia grande passione, credo che sia stata ripagata la mia disponibilità. Per strada mi possono fermare tutti e io ci sono sempre».
Il prossimo giugno, avendo raggiunto (per la terza volta) due mandati consecutivi, Paladini non avrebbe potuto ricandidarsi, ma la decisione dell’altro giorno del Consiglio dei ministri gli spiana la strada per un possibile settimo mandato. Sfrutterà l’eventualità? Staremo a vedere…
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]