La Cina accoglie con piacere la partecipazione dell’Italia, con cui condivide “solide relazioni”, all’iniziativa Belt and Road di connessione infrastrutturale euro-asiatica, e ritiene che l’adesione di Roma al progetto lanciato nel 2013 dal presidente cinese, Xi Jinping, possa creare “maggiore spazio” per la cooperazione bilaterale.
“La cooperazione pragmatica tra le due parti in vari campi ha dato contribuiti tangibili allo sviluppo economico dei due Paesi. Espandere la cooperazione di reciproco beneficio, come scelta strategica fatta da Cina e Italia, serve gli interessi delle due parti”, ha sottolineato il portavoce del Ministero degli Esteri, Lu Kang, rispetto agli ultimi commenti sull’iniziativa del governo italiano.
“Accogliamo con piacere la partecipazione dell’Italia all’iniziativa Belt and Road che riteniamo creerà più spazio per la cooperazione di reciproco beneficio e più benefici alle comunità d’affari e ai popoli delle due parti”, ha concluso il portavoce del Ministero degli Esteri cinese. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha confermato la partecipazione al secondo Belt and Road Forum di fine aprile prossimo a Pechino.
Ma l’adesione dell’Italia alla nuova Via della Seta, che potrebbe formalizzarsi a fine marzo in occasione della visita del presidente cinese Xi Jinping a Roma, preoccupa gli Usa e l’Europa. “E’ un rischio per i valori comuni dell’Ue nel lungo periodo”, scrive Bruxelles. Ma lo scontro è anche interno al governo, con i Cinquestelle che spingono per la firma e la Lega che non nasconde le perplessità.
Dicono fonti di Palazzo Chigi. “Nella collaborazione con la Cina, come con ogni altro Paese, poniamo massima attenzione alla difesa dei nostri interessi nazionali, alla protezione delle infrastrutture strategiche, incluse quelle delle telecomunicazioni, e quindi alla sicurezza cibernetica. Il testo” del possibile Memorandum sulla Via della Seta “su richiesta italiana, imposta con grande chiarezza tale possibile collaborazione sui principi, cari a tutta l’Ue, di trasparenza, sostenibilità finanziaria ed ambientale”. Lo affermano fonti di Palazzo Chigi.
I Cinquestelle: “Lavoriamo per le imprese” – Nelle ultime ore lo scontro con il M5S emerge in tutta la sua forza “elettorale”. “Sorprende la spaccatura della Lega sulla via della seta”, sottolineano dal Movimento ricordando come tra i primi promotori dell’adesione alla Bri ci sia proprio Michele Geraci, sottosegretario al Mise in quota Lega. “Questa frattura interna fa male alle nostre imprese e al Made in Italy. Stiamo lavorando perché le imprese ci chiedono uno sforzo per portare l’Italia nel mercato cinese e non subirlo”, sottolinea il Movimento.
Ai timori di Washington si aggiungono anche quelli di Bruxelles. Per l’Ue, scrive il Corriere della Sera, la Cina è “un avversario sistemico che ha modelli di governance diversi” da quelli comunemente accettati in sede internazionale, che obbligano il Vecchio Continente a “difendere i propri principi e valori”. L’auspicio è quello di un’Europa unita in grado di adottare politiche e accordi più stringenti con Pechino “per rafforzare le proprie politiche” e difendere “la propria base industriale”.
L’Italia sarebbe il primo Paese del G7 ad aprire a Pechino – Al momento, tuttavia, il governo pare intenzionato a firmare l’accordo. L’Italia sarebbe così il primo Paese del G7 ad aderire ad una iniziativa che potrebbe aprire ulteriormente dal punto di vista commerciale.
Ministero economico smentisce. Il ministero dello Sviluppo economico smentisce ufficialmente, con una nota, l’ipotesi di accordi sulla tecnologia 5G nel corso della visita del presidente cinese in Italia. Il “memorandum of understanding” tra Italia e Cina “non comprende alcun accordo” sulla tecnologia 5G per le telecomunicazioni. Lo sottolinea il ministero, secondo cui a febbraio “il ministro Luigi Di Maio ha istituito presso l’Iscti del ministero il Centro di valutazione e certificazione nazionale (Cvcn) per la verifica delle condizioni di sicurezza e dell’assenza di vulnerabilità di prodotti, apparati, e sistemi destinati a essere utilizzati per il funzionamento di reti, servizi e infrastrutture strategiche, nonché di ogni altro operatore per cui sussiste un interesse nazionale”.
. Washington avverte che ci saranno “conseguenze” nei confronti della Germania se saranno coinvolti “partner inaffidabili” nella realizzazione della rete 5G. Il riferimento è al gigante delle telecomunicazioni cinese Huawei, accusato dagli Usa di spionaggio attraverso i propri prodotti. In una dichiarazione, un portavoce dell’ambasciata americana a Berlino avverte che “in futuro potranno essere messe in discussione la collaborazione e lo scambio di alcune informazioni” tra i due Paesi, se la Germania continuerà a coinvolgere Huawei nei propri progetti. La presa di posizione conferma nella sostanza il contenuto di una lettera dell’ambasciatore americano in Germania, Richard Grenell, inviata al ministro dell’Economia Peter Altmaier, in cui si prospetta la fine della cooperazione dei rispettivi servizi segreti. “Sistemi di comunicazioni sicuri sono essenziali” per la cooperazione nei settori della difesa e dell’intelligence, afferma Grenell, e aziende come Huawei potrebbero “mettere in pericolo la “confidenzialità di questi scambi”. Dal portavoce dell’ambasciata arriva una conferma, con l’aggiunta che “se nella rete di un alleato vi sono elementi non affidabili, questo pone domande sull’integrità e l’affidabilità di informazioni sensibili sia all’interno del Paese che tra il Paese e i suoi alleati”.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]