Vecchi: per il Pd una sconfitta netta. Servono nuove idee e un nuovo gruppo dirigente

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Il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, ha commentato così il risultato elettorale: “Quella di ieri è stata una sconfitta netta, ben oltre le pur pessimistiche previsioni.
In questi casi vanno fatti anzitutto i complimenti ai vincitori, a Giorgia Meloni e al centro destra, augurando buon lavoro e assicurando una opposizione intransigente e costante.
Ci sarà modo e tempo nei prossimi mesi per discutere a fondo su come ripartire. Ma da alcune valutazioni non si può prescindere.

La prima: a Reggio Emilia non ci siamo mai fatti condizionare dalle dinamiche delle varie tornate elettorali. Ho il dovere, abbiamo il dovere, di continuare responsabilmente il lavoro sulla nostra città.
Nei prossimi giorni tanti progetti giungeranno definitivamente a compimento. La riqualificazione del Palazzo dello Sport, il completamento del progetto su Viale Umberto I, il costante lavoro sul Parco Innovazione delle Reggiane, il nuovo Mercato coperto e la restituzione ai reggiani della splendida Reggia di Rivalta. Non sono suggestioni, ma progetti concreti, tosti, a cui abbiamo lavorato per anni e destinati a definire la città nel lungo termine. E sono solo alcuni dei grandi progetti che accompagneranno Reggio, e chiameranno in causa in modo incessante il nostro quotidiano lavoro.

D’altra parte il PD a Reggio Emilia è saldamente primo partito con il 32% dei voti e la coalizione raggiunge il 42% grazie all’eccellente risultato della lista di Sinistra italiana e Verdi e di +Europa, che voglio ringraziare per il grande e prezioso contributo portato.

Ma sarebbe miope se non si riconoscesse il risultato indubbiamente rilevante sia di Azione e Italia Viva, sia per altre ragioni del Movimento Cinque Stelle.
In una carta geografica del Paese che assume un colore quasi monocromatico, quel puntino rosso sul collegio di Reggio è la prova di un argine che ha tenuto, di una terra che non si è piegata al vento di destra e che ha voluto continuare a nutrirsi di valori progressisti e democratici. Siamo felici di aver contribuito a eleggere Ilenia Malavasi ed Enza Rando, che qui si sono aggiudicate due fra i pochi collegi uninominali vinti dal centrosinistra. Qui la Meloni non supera il 20%, non ha sfondato ed anzi il centro destra nella sua interezza ha realizzato un risultato anche inferiore ai suoi massimi storici.

Facciamo tesoro, non con presunzione, ma con l’umiltà e la consapevolezza di chi anche da qui vuole ripartire, per dare il giusto contributo al rilancio di un progetto politico.

D’altra parte, sarebbe un grave errore se ancora una volta, ci si limitasse ad attribuire colpe e responsabilità unicamente al segretario di turno. Enrico Letta va ringraziato anche per la serietà e il coraggio della verità con cui dopo questa campagna elettorale ha affrontato la conferenza stampa di oggi.
Al PD serve un lavoro umile e paziente, che attraverso l’opposizione accompagni la discussione e l’elaborazione di un “Nuovo PD” e lo riconnetta profondamente con la società italiana.
Un progetto ricostituente in cui far uscire nuove idee, nuove modalità organizzative, e soprattutto un nuovo gruppo dirigente del tutto svincolato da prassi consolidate che sono alla base di questa sconfitta.

I territori sono un patrimonio di competenze; nel 70% degli 8.000 comuni italiani il PD governa, vince le elezioni e lo fa ripetutamente. Chi porta le maggiori responsabilità nel gruppo dirigente nazionale si interroghi sul perché un partito riesce ad essere contemporaneamente competitivo e vincente proprio sui territori ma non altrettanto nella costruzione di un progetto per il futuro del Paese. Ci si interroghi sul perché vi sono contesti in cui si vince sempre ed altri in cui si diviene quasi irrilevanti.
Le città contemporanee sono ogni giorno il luogo in cui si incrociano i bisogni di innovazione e le istanze di protezione, sono state la prima linea nella gestione delle emergenze che ci hanno investito: il Covid, l’Ucraina, la crisi economica ed energetica.
Le città sono il luogo in cui le dinamiche globali incrociano il bisogno di comunità.

Dai territori, dai comuni, “dal basso” verrebbe da dire, si riparta senza perdersi d’animo, con quella passione civile, con quella vocazione per il bene comune che ci ha sempre animati.
Sarà una lunga attraversata, ma siamo abituati alla fatica, e abbiamo chiaro l’orizzonte a cui tendere”.