Vaccino partita politica

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La corsa al vaccino anti-Covid sta surclassando ogni previsione. Sinora, per ragioni di sicurezza e di prudenza, scienziati di tutto il mondo avevano fissato il termine per la vaccinazione di massa in un orizzonte temporale non inferiore ai diciotto mesi. Oggi, a soli sei mesi dall’esplosione pandemica in Italia, siamo invece già al conto alla rovescia.

Fonti di primo livello assicurano che la prima ondata di fiale per la vaccinazione sarà disponibile al pubblico già a fine novembre di quest’anno. Come sia stata possibile una simile accelerazione non è dato sapere.

I primi sono stati i russi. Putin ha annunciato il mese scorso che la Federazione aveva risolto il problema in casa propria tramite un vaccino denominato Sputnik. La sola fonte disponibile per le notizie in Russia è il governo, o comunque una sua diramazione, dunque è difficile poter verificare come stiano effettivamente le cose. Ma tant’è: il Cremlino, come spesso accade, fa da solo.

Anche in Europa occidentale la corsa alla sperimentazione procede a larghi passi. Il vaccino cosiddetto Oxford ha superato i primi test, attende per ottobre la certificazione di sicurezza degli organi sanitari internazionali e tramite la società produttrice, l’anglo-svedese AstraZeneca, sta preparando per novembre le prime migliaia di dosi. Entro l’anno ne dovrebbero essere pronte almeno 50 milioni e le prime, secondo quanto detto dal ministro della Salute Roberto Speranza, saranno destinate a operatori della sanità e forze dell’ordine.

Anche negli Stati Uniti si lavora a un vaccino stile “America First”, ossia fatto in casa senza alcuna condivisione a livello internazionale – e ciò nonostante le congratulazioni ai russi del super esperto Anthony Fauci. Il presidente Trump ha annunciato che la vaccinazione born in the Usa inizierà a novembre, poco dopo le elezioni presidenziali. Tardi, comunque, per usare il vaccino come argomento politico.

In Cina, infine, i vaccini in campo sono almeno quattro, tutti fatti in casa per quanto è dato sapere. La sperimentazione è già in corso ed entro l’anno dovrebbe scattare la vaccinazione di massa.

Se questa è la situazione internazionale, ne dobbiamo desumere che anche il Covid e la sua eventuale sconfitta rappresentano un tema cruciale di geopolitica. Il vaccino è certamente un business enorme e nessuna tra le potenze internazionali intende privarsene.

Ma c’è di più. Riuscire a fare da soli nella cura dei compatrioti è un principio irrinunciabile sul piano della reputazione. Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Cina giocano sulla pandemia una partita politica la cui posta in gioco è una fetta della leadership materiale e morale nel globo. Per questo, in sintesi, i player non andranno troppo per il sottile nella ricerca della fiala miracolosa. E se qualcuno non dovesse farcela, pazienza. L’emergenza giustifica i mezzi.