Secondo le stime dell’ufficio studi di Unioncamere, elaborate sulla base degli scenari di Prometeia, nel 2022 la ripresa dell’economia dell’Emilia-Romagna ha raggiunto il 4%, consentendo di recuperare più che pienamente la flessione del prodotto interno lordo regionale registrata nel 2020, l’annus horribilis della pandemia di nuovo coronavirus.
Fatta eccezione per il 2021, la crescita conseguita dall’economia emiliano-romagnola nell’anno da poco conclusosi è stata la più rapida dopo il boom dell’anno 2000. La ripresa, secondo le attese, dovrebbe bruscamente rallentare nel 2023 (ma senza interrompersi: +0,5%), sotto l’effetto congiunto della crescita dell’inflazione e della stretta monetaria in corso, ma proseguirà anche per effetto del più elevato ritmo di crescita fatto registrare alla fine del 2022 – tanto che la stima è stata rivista al rialzo di tre decimi di punto percentuale.
Lo scorso anno la ripresa italiana è stata trainata ancora una volta dalle regioni del nord-ovest (+4,1%), ma ha visto l’Emilia-Romagna scivolare al quarto posto – insieme con il Lazio e dietro a Lombardia, Valle d’Aosta e Veneto – nella classifica della crescita. Nel corso del 2023, invece, la stagnazione riallineerà le curve delle economie regionali: in testa ci sarà ancora la Lombardia, davanti proprio all’Emilia-Romagna, seguita a ruota da Veneto e Friuli-Venezia Giulia.
Nel 2022 è stato di gran lunga il settore delle costruzioni a trainare l’aumento del valore aggiunto, con un ritmo di crescita più che doppio rispetto a quello dei servizi, mentre l’industria ha quasi spento i motori. Nell’anno in corso, invece, si prevede che la stretta monetaria e la crescita dell’inflazione ridurranno la domanda e condurranno in recessione l’industria, mentre la crescita proseguirà sensibilmente più contenuta sia nel campo delle costruzioni che in quello dei servizi.
Lo scorso anno la crescita dell’occupazione, che ha superato quella delle forze di lavoro, ha generato un’ulteriore riduzione del tasso di disoccupazione, sceso al 5,3%. Nel 2023 è attesa una prosecuzione di queste tendenze: l’aumento dell’offerta di lavoro sarà meno rapido della crescita dell’occupazione, e il tasso di disoccupazione potrà ulteriormente ridursi arrivando a quota 5,1%.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]