L’edizione di aprile degli Scenari per le economie locali di Prometeia, analizzati dall’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna, ha evidenziato una stima leggermente meno grave per la recessione che ha colpito l’economia regionale nel corso del 2020 a causa della pandemia di nuovo coronavirus, e allo stesso tempo ha prospettato una ripresa leggermente più sostenuta del previsto per il 2021.
Se da un lato il crollo del prodotto interno lordo emiliano-romagnolo relativo allo scorso anno è stato calcolato nella misura del 9%, decisamente superiore quindi a quello della crisi del 2009, la prospettiva per l’anno in corso ipotizza una ripresa parziale del Pil regionale che potrebbe essere pari al 5,5%, sebbene ancora appesantita dal persistere dell’emergenza sanitaria Covid-19 (almeno per tutta la prima metà dell’anno).
Indicatori, quelli dell’Emilia-Romagna, più o meno in linea con la discesa del prodotto interno lordo italiano, che nel 2020 è stata stimata a -8,9%: la recessione ha colpito più duramente le regioni del nord Italia senza particolari distinzioni, anche se in Emilia-Romagna è stata più contenuta rispetto a quella sperimentata in Piemonte, Lombardia e Toscana, e allineata a quella del Veneto. Allo stesso modo le prospettive di ripresa per il 2021 sembrano più solide per le regioni del nord e dovrebbero riportare l’Emilia-Romagna al vertice nella classifica delle regioni italiane per ritmo di crescita insieme al Veneto, con un passo in linea con quello della Francia.
La ripresa, secondo gli esperti, sarà trainata dagli investimenti fissi lordi, in sensibile crescita (+14%) grazie alle prospettive di ripresa dell’attività produttiva e ai massicci interventi pubblici, e dalle vendite all’estero (+12,7%), in forte aumento sulla scia della crescita del commercio mondiale. Al contrario le limitazioni imposte dalla pandemia e la riduzione del reddito disponibile conterranno la ripresa dei consumi (+4,2%) al di sotto della dinamica del Pil nazionale e regionale.
Lo scorso anno in Emilia-Romagna è stata l’industria ad accusare il colpo più duro (-10,3%), ma anche nei servizi la recessione è risultata pesante (-8,4%), mentre la flessione dell’attività è stata più contenuta nel settore delle costruzioni. Nel 2021 la ripresa sarà solo parziale soprattutto nei servizi (+3,8%), data la maggiore difficoltà ad affrontare gli effetti della pandemia nella prima metà dell’anno, mentre risulterà molto più rapida nell’industria (9,3%); le costruzioni, invece, trarranno il maggiore vantaggio dalle misure di incentivazione della ristrutturazione edilizia e dai piani di investimento pubblico (+11,6%).
Nel 2020 gli effetti della pandemia hanno provocato una sensibile riduzione delle forze lavoro (-1,9%) e dell’occupazione (-2,1%), a causa della fuoriuscita dal mercato di molti lavoratori non tutelati e non occupabili; più contenuto l’aumento del tasso di disoccupazione (salito a quota 5,7%), grazie soprattutto alle misure di salvaguardia adottate dal governo. Ma nel 2021 l’occupazione dovrebbe ridursi ancora, seppur lievemente (-0,2%); con il rientro sul mercato del lavoro di chi ne era uscito temporaneamente, inoltre, è previsto un ulteriore aumento del tasso di disoccupazione (7,2%), che arriverà ai massimi dal 2016.
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buffon sei il numero uno del pianeta terra
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!