L’ultima analisi economica del Centro Studi di Unindustria Reggio Emilia, relativa al terzo trimestre del 2024, evidenzia una forte frenata dell’economia, che si aggiunge a un inizio d’anno già segnato da un rallentamento congiunturale.
Le imprese reggiane si preparano dunque a un quarto trimestre complicato, con una riduzione della produzione, dovuta alla debolezza della domanda internazionale e ad una contrazione del mercato interno.
Il mutato scenario internazionale ha contribuito ad aumentare l’incertezza, influenzando negativamente le aspettative delle imprese. Il voto americano è l’ultima variabile geopolitica.
Le politiche protezionistiche promesse in campagna elettorale da Trump, orientate verso un aumento dei dazi sulle importazioni europee, stanno generando forti timori per le nostre esportazioni.
Il rallentamento del commercio globale, aggravato dalle crescenti tensioni geopolitiche, ha avuto impatti negativi sugli scambi internazionali delle imprese associate, con una flessione delle vendite sia sui mercati esterni che interni.
I dati
Sul fronte della produzione si osserva una diminuzione del 11,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Anche il fatturato registra una flessione complessiva del 12,7% rispetto al terzo trimestre del 2023. Alla fine del trimestre, il 53,6% delle aziende intervistate ha dichiarato un calo degli ordinativi totali, il 25% ha indicato una stabilità e il 21,4% ha registrato un incremento.
Il mercato domestico ha subito un calo del 13,3%, mentre il fatturato derivante dalle esportazioni è diminuito del 10,1%, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente.
Nel terzo trimestre del 2024 si nota un incremento significativo delle richieste di cassa integrazione: a livello provinciale, l’INPS segnala che sono state autorizzate 1.528.288 ore di cassa integrazione guadagni ordinaria nel settore industriale, con un aumento del 54,8% rispetto al terzo trimestre del 2023.
Il 60% delle aziende prevede una riduzione della produzione, mentre solo il 5,7% si aspetta un aumento, il restante 34,3% prevede che l’attività rimarrà stabile.
Per quanto riguarda l’occupazione, le previsioni sono improntate alla cautela: la maggior parte delle imprese (69,4%) ritiene che i livelli occupazionali resteranno invariati, mentre il 25,0% si aspetta una riduzione e solo il 5,6% prevede una stabilità degli organici.
Non ci sono commenti
Partecipa anche tu