Ultimo a Reggio con spettacolo di luci

Capodanno RE

Sarà un Capodanno tutto da vedere e ascoltare insieme, quello della notte del prossimo 31 dicembre a Reggio Emilia, per lasciarsi sorprendere, incantare, affascinare ed entrare, di lì a poco, nel nuovo anno con quella speranza ed energia vitale che la bellezza e l’immaginazione possono donare. Sarà una festa e uno spettacolo per tutti, per famiglie, per ogni età.

Su tutto, quella notte, dominerà la fantasia, perché storia, spazio e tempo potranno staccarsi dalla ‘forza di gravità’ per salire in alto: saremo a Reggio Emilia, la città di Ludovico Ariosto, il creatore dell’Orlando furioso, e dunque non potrebbe essere altrimenti. Entreremo nell’anno nuovo, il 2024, in cui del sommo poeta del Rinascimento correrà il 650° anniversario dalla nascita, avvenuta nella città emiliana l’8 settembre 1474. E a maggior ragione, si è fatta strada l’idea di riscoprire e riproporre le vicende dell’Orlando e del felice ritrovamento del suo senno, in una chiave popolare, festosa e accessibile, intelligente, fatta di parole, suoni, gesti e immagini nell’aria. Un grande affresco in movimento che rievoca subito respiro, libertà, spazialità infinita, quell’atmosfera tra Terra e Cielo, in cui Ludovico collocò i suoi personaggi e le loro gesta.

Dalle ore 23 in piazza Prampolini – grazie ad acrobati, attori, danzatori, effetti luminosi, video mapping – sulle facciate degli edifici e nell’aria appunto della storica piazza Grande della città, andrà in scena la Festa del passaggio del tempo, ovvero ‘Alla ricerca del senno perduto’, uno spettacolo di Monica Maimone – Festi Group, tratto dall’Orlando furioso, riletto e rappresentato in una visione e un linguaggio contemporanei, con testo di Marco Maria Pernich e racconto narrato da una voce fuori campo.

‘Alla ricerca del senno perduto’ è stato ideato e viene messo in scena per la prima volta in assoluto, in una versione esclusiva per l’occasione.

Promosso dal Comune di Reggio Emilia, curato e coordinato da Ater Fondazione, con il sostegno di Iren in un’ottica di valorizzazione culturale del territorio, lo spettacolo è realizzato con il contributo di realtà reggiane quali MaMiMò e MMContemporary Dance Company, sia per la parte artistica, sia per le tecniche.

LA GRAN MACCHINA DELLA MERAVIGLIA – In scena, una ventina di artisti, dietro le quinte una quindicina di tecnici all’opera per far funzionare quella che sarà una grande macchina teatrale all’aperto con funi, cavi d’acciaio, oggetti volanti e palcoscenici, poiché ‘il fin, la meraviglia’, i fine dell’opera sarà la meraviglia.

Sotto gli occhi di tutti, il montaggio in piazza avverrà il 28 dicembre, il 30 si avrà la prova generale e il 31 la festa-spettacolo, con ingresso libero e gratuito fino all’esaurimento dei posti. Per ragioni di sicurezza e logistica, la piazza potrà ospitare circa 3.000 persone.

Sarà un inanellarsi di sequenze che vedono protagonista il prode Astolfo e le sue gesta, le azioni si svolgono soprattutto in volo, accompagnate da immagini che trascolorano sulla facciata del Duomo, a creare il mondo visto dagli eroi.

Nella piazza si alternano piani diversi nei quali si conduce l’azione scenica: dal volo nell’aria, ad azioni di danza e performance sui palchi che animano lo spazio, fino al passaggio sospeso dell’Angelo, che chiude la rappresentazione, in un tripudio di fiori che celebrano il senno ritrovato da Orlando.

Infine non c’è un grande palco sul quale tutto si svolge: il pubblico è tutto in prima fila, perché lo spettacolo si svolge ovunque, attorno e sopra il pubblico. Saremo ‘circondati’, immersi nello spettacolo.

“Abbiamo voluto fare festa, questa festa del passaggio del tempo, mettendo in scena Oriente e Occidente; luoghi incantati e paesi reali; selve misteriose e isole lontane in un viaggio sulla Luna alla ricerca di quel senno che ancora una volta gli uomini sembrano avere smarrito nel sibilo dei venti di guerra che sentiamo intorno a noi. Proviamo a cercarlo, insieme, sulla Luna in questa magica notte”, scrivono gli ideatori della grande messinscena, alludendo all’attualità forse inattesa della storia di Orlando e le pene del nostro tempo, così affini, per più di una ragione, a quelle del passato.

ALLESTIMENTO E LOGISTICA – Giovedì 28 dicembre inizia il montaggio degli allestimenti e venerdì 29 il mercato di piazza Prampolini si trasferisce in corso Garibaldi nel tratto compreso tra via San Pietro Martire e piazza Roversi/via Farini.

Per tale ragione dalle ore 5 alle ore 16 in questo tratto saranno vietati in transito e la sosta. Nelle laterali – via Vicedomini, del Portone, San Zenone, Porta Brennone – dalle 5 alle 16 sarà istituito il doppio senso di marcia.

DISPOSIZIONI SPECIALI IN MATERIA DI SICUREZZA – A tutela della sicurezza e delle pubblica incolumità, dalle ore 20 del 31 dicembre alle ore 6 del 1 gennaio, saranno vietate la vendita e la somministrazione di alimenti e bevande in contenitori di vetro o di alluminio in tutto il centro storico (distese comprese) e saranno vietati la detenzione e il consumo di alimenti e bevande in qualsiasi contenitore di vetro e/o alluminio in piazza Prampolini.

Nella stessa fascia oraria, in piazza Prampolini saranno vietate postazioni di commercio ambulante e le distese. Distese vietate anche nella vicina via Vittorio Veneto.

Durante lo svolgimento della manifestazione in piazza Prampolini sarà vietato l’utilizzo di petardi, fuochi d’artificio e altro materiale pirotecnico.

LA VICENDA CHE ACCOMPAGNA LE IMMAGINI – La follia di Orlando a causa del “tradimento” di Angelica ha sottratto il paladino alla guerra e il suo ritorno alla normalità è necessario affinché dia il suo decisivo contributo alla battaglia, ragion per cui Astolfo viene incaricato da Dio di recarsi sulla Luna (dove si raccolgono tutte le cose che si perdono in Terra) per recuperare il senno di Orlando.

Qui Astolfo si meravigliò due volte: per il fatto che quel paese, la Luna, da vicino era tanto grande, mentre ricorda una piccola palla a noi che lo osserviamo dalla Terra.

Il duca, Astolfo, fu condotto in un vallone stretto tra due montagne, dove prodigiosamente si raccoglieva ciò che si perde sulla Terra o per nostra colpa, o a causa del tempo o della fortuna: ciò che si perde qui, si raduna lassù.

Le lacrime e i sospiri degli amanti, il tempo che si butta via inutilmente nel gioco d’azzardo, il lungo ozio di uomini ignoranti, disegni vani che non si concretizzano mai, i vani desideri sono così tanti, che ingombrano buona parte di quel luogo: insomma, ciò che hai perso sulla Terra, salendo lassù potrai ritrovarlo.

Il senno: e qui ce n’era una montagna, da solo in misura assai maggiore di tutte le altre cose descritte. Esso era come un liquido poco denso e fluido, rapido a esalare se non si tiene ben chiuso; e si vedeva raccolto in varie ampolle adatte a quell’uso, quale più, quale meno capiente. La più grande di tutte è quella in cui era racchiuso il senno del folle signor d’Anglante; e Astolfo la riconobbe poiché di fuori aveva scritto: Senno d’Orlando.

Astolfo prese l’ampolla più capiente e più piena, dove era il senno che era solito far saggio il conte Orlando; e non era così leggera, come aveva pensato quando era ammonticchiata insieme alle altre. Astolfo, che si trovava lì, vide chiaramente che si trattava di Orlando grazie ad alcuni segni che dai vecchi Santi aveva appreso quando si trovava lassù in Paradiso. Non fosse stato grazie a loro due, tutti gli altri sarebbero rimasti all’oscuro dell’identità di quel gentile signore; che per il lungo trascurarsi, per la sua follia, aveva il volto più simile a quello di un animale che di un uomo.

“È il momento – disse loro Astolfo – di trovare il modo per farlo rinsavire, e non di dovergli fare un lamento funebre”. Orlando, dopo che fu tolto dalla sua condizione di errore, restò meravigliato e stupefatto.

Dopo che Orlando fu tornato come era prima, saggio e forte più che mai, si trovò anche liberato dalle catene d’amore; così che lei, Angelica, che tanto bella e gentile gli era sembrata in passato, e che aveva tanto amato, non considera più di quanto consideri una cosa di poco conto. Ogni sua attenzione, ogni suo desiderio rivolse alla volontà di riacquistare quanto aveva perduto a causa dell’amore: onore e gloria.

Morale: il viaggio prodigioso di Astolfo diventa così l’occasione per biasimare la follia dell’uomo che getta via il tempo inseguendo vane illusioni, ma dà anche modo di polemizzare contro quel che è chiamato il “servir de le misere corti”.