Un’estate buona, anche se al di sotto delle aspettative: è questa la sintesi di quanto emerso dal coordinamento di Assohotel-Confesercenti Emilia-Romagna, riunitosi alla presenza dei rappresentanti di tutte le province della regione per esaminare l’andamento del turismo nella stagione estiva appena conclusa, alla luce dell’indagine commissionata dall’associazione al Centro studi turistici di Firenze sulla percezione degli operatori del settore ricettivo.
Dopo due anni difficilissimi dovuti alle conseguenze della pandemia di nuovo coronavirus, quest’anno la stagione estiva ha fatto registrare una ripresa, soprattutto per quanto riguarda il flusso turistico straniero, anche se le attese erano ancora superiori.
A pesare sulle imprese sono stati soprattutto il costo delle forniture e dell’energia, ma anche la mancanza di personale ha messo in difficolta gran parte del comparto. Tra gli altri elementi di criticità figurano inoltre il prezzo della benzina, la ripresa dei contagi, il caos negli aeroporti e l’aumento dell’inflazione, tutti fattori che insieme alla situazione di incertezza generale – anche a causa della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina – hanno contribuito a una riduzione dei consumi ritenuta “preoccupante” da imprenditori e imprenditrici.
I costi di gestione e la mancanza di personale, inoltre, hanno contribuito a far anticipare la chiusura di molte attività stagionali, e in numerosi casi hanno costretto le imprese a ridurre i servizi (tagliando ad esempio la ristorazione) e/o a riformulare le proprie offerte.
Il presidente di Assohotel-Confesercenti Emilia-Romagna Fabrizio Albertini non ha nascosto la propria preoccupazione: “Certo, la stagione estiva è andata complessivamente bene, ma i margini che ci aspettavamo per poterci riprendere dagli ultimi due anni sono stati disattesi; l’aumento delle materie prime e delle bollette, in alcuni casi triplicate, ha pesato in maniera significativa sugli introiti. Senza contare che la mancanza di personale ha modificato in molti casi il modello tradizionale di business, portando molti imprenditori a eliminare ad esempio l’offerta all inclusive a cui si rivolgono normalmente i turisti che scelgono la nostra riviera, come nel caso delle famiglie. È ovvio quanto sia urgente rivedere i contratti di lavoro stagionali e di tutto il settore, ormai diventati anacronistici”.
Senza interventi immediati a sostegno delle imprese, ha spiegato Albertini, “molte strutture ricettive rischiano di chiudere: luce e gas sono beni primari per le attività turistiche tanto quanto cibo, vestiti e casa per il singolo individuo; per questo occorrono incentivi stabili e consistenti per quanti scelgono di riconvertirsi a impianti non energivori, semplificandone le procedure burocratiche”. A queste misure, ha concluso, “vanno aggiunti l’abbattimento dell’Iva e l’aumento del credito d’imposta: la filiera del turismo è uno dei motori principali della nostra economia, la sua crisi rischia di diventare uno tsunami per l’intero paese”.
Per Gabriella Gibertini, presidente di Assohotel Confesercenti Modena, “il metano, in particolare, in certi casi è aumentato anche di otto volte e ha pesato in maniera significativa sulla redditività. Il fattore energetico mette a rischio anche la stagione invernale, in particolare sul nostro Appennino modenese, tenuto conto dell’alto consumo di energia elettrica sostenuto dagli impianti di risalita al quale si aggiungerà, se la stagione non dovesse essere propizia, anche un ulteriore aggravio di costi per l’innevamento artificiale”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!