Tricolore, il 7 gennaio sia festa nazionale

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di Luigi Bottazzi 

Meno male che c’è Reggio Emilia che vuole tenere in piedi e darci una più ampia diffusione, in quella che si chiama giustamente la “ Città del Tricolore”, dove è nata la bandiera italiana nel 1797.

Anche quest’anno si è si è celebrata in piazza Prampolini. Forse mi sbaglio, ma mi pare sottotono. Non molta gente. Non c’erano gonfaloni e stendardi come un tempo. In tarda mattina il ricordo è proseguito presso il teatro, dove c’era qualche scuola, con un po’ di retorica di troppo (animata dagli interventi delle rappresentanze locali, provinciali e regionali) e un talk dedicato al valore dell’appartenenza del tricolore nello sport. Ottima intuizione, questa. Chissà perché mancava stranamente un esponente del governo patriottico per antonomasia. Ci ha salvato la diretta di Telereggio (visibile in Emilia Romagna) condotta da ottimi professionisti, il direttore, Mattia Mariani, vestito per l’occasione con una giacca tricolore, e la brava collega, Susanna Ferrari.

In quella trasmissione sono emersi spunti di analisi al di fuori della liturgia classica. Elemento comune il distacco verso questa ricorrenza. E la necessità di trovare modi e forme per diffondere entusiasmo e interesse soprattutto nelle nuove generazioni.
La festa laica del tricolore è la più ricordata dal calendario tradizionale “ Il Pescatore Reggiano “. Come stimolare il ricordo? Intanto istituendo festa nazionale a tutti gli effetti. È vero che sarebbe un prolungamento delle vacanze di Natale e quindi la festa si perderebbe tra le feste. Ma questo vale per ogni ricorrenza. Si può ovviare invitando ogni scuola di ordine e grado a realizzare sul tricolore compiti, tesine da comporre durante le vacanze. Istruire modalità per collegarsi in web online e seguire la diretta del giorno da Reggio Emilia. La partecipazione degli esponenti delle province d’Italia e dei sindaci dei capoluoghi di regione (anche rappresentanti del Governo polacco, infatti l’inno nazionale è stato ispirato dal tenente Jozef Wybicki dalle terre di Reggio Emilia dove era stanziato nel 1797 insieme con altri 1500 soldati).

Uno show in prima serata su Raiuno dedicato al Tricolore (qualcuno ricorderà la straordinaria visione di Renzo Arbore con Telepatria International) e, in collaborazione con il Coni, istituire iniziative sportive (perché la colleganza popolare di appartenenza con il verde, bianco rosso c’è proprio nello sport) con i nostri migliori atleti delle diverse discipline. Potremmo continuare con le nuance che il tricolore regala. Le basi ci sono perché sul valore e sull’orgoglio della bandiera gli italiani ci sono (grazie anche allo sforzo di due presidenti della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi in occasione dell’anniversario dell’Unità d’Italia e il Presidente Giorgio Napolitano).

Il patriottismo non è né di destra e neppure di sinistra. Non è nazionalismo, sovranismo e tanto meno sciovinismo.
La liturgia scontata e banale del ricordo, oggi spesso ridotta in due o tre righe di un tweet o in comunicati stampa diretta ripetizione dell’anno prima, va accantonata. Lo sforzo, che va concentrato in tutti gli anniversari di genere (ricordo che quest’anno si celebra l’ottantesimo anniversario della Resistenza) deve mobilitare a pari livelli la classe dirigente che si esprime ovunque, nelle sue molteplici responsabilità, dalla Camera al Senato, dalla polisportiva alla
comunità d’integrazione per stranieri.

Va benissimo celebrare i momenti della Resistenza e della nuova Repubblica, dopo il fascismo che è sta la nostra rovina, ma poi riscattata dalla Resistenza e dalla nuova Costituzione repubblicana. Ma anche il Tricolore ha il suo valore : l’unità della Comunità Nazionale. Se no sarà arduo trasferire ai giovani il ricordo e riuscire a conservare e trasferire valori che stanno alla base del nostra società.

Luigi Bottazzi, ex consigliere regionale Ppi



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