Veniero Galvagni (*), perché ancora tanta violenza del maschio contro le donne?
C’è ancora tanta violenza del maschio contro le donne perché siamo intrisi di violenza. Il mondo è violento. I rapporti tra persone sono violenti molto spesso. I mass media addestrano alla violenza. Il rapporto uomo-donna è un buon indicatore di come e quanto sia violenta una certa società.
Nella sua lunga esperienza clinica, dove ha individuato le più profonde cause che scatenano la volontà femminicida?
Per quanto riguarda il maschio, la causa profonda che scatena la volontà femminicida risiede nella capacità o meno di trattenere gli impulsi violenti che sorgono come risposta ad un evento che non coincide con le aspettative.
Si tratta di un fenomeno con radici antichissime. Cosa può fare l’umanità per liberarsene?
L’umanità potrebbe liberarsi dalla tragedia del femminicidio se si liberasse, prima, dalla violenza di cui è intrisa. Ma l’ostacolo più grande è rappresentato dal desiderio, inconfessabile, di questa società, di autodistruggersi (N.F.).
* Medico psichiatra, criminologo, già primario del servizio psichiatrico territoriale di Reggio Emilia
Letta tua intervista, condivido e aggiungo che un’aggravante sono i mezzi tecnologici privilegiati di comunicazione che utilizziamo. Distruggono l’empatia, impediscono il fluire dell’energia che c’è fra le persone, rendono il tutto asettico. Allenati alla modalità virtuale, si diventa incapaci di affrontare la realtà reale. Per noi anziani che abbiamo un sub-strato di relazioni che si sono create in modalità “autentica” nel passato è diverso, perché abbiamo avuto quel vissuto e possiamo attingere a quella memoria. Per i giovani, invece, che sono cresciuti immersi nella virtualità, manca o è debole la dimensione della comunicazione e condivisione dei vissuti emozionali nel qui ed ora in presenza e totalità. Se ci pensi bene, anche quando le persone si trovano ( a cena, al bar, in casa..) non riescono a liberarsi del cellulare. Sono lì, ma non ci sono completamente perché c’è sempre un richiamo verso un “altrove” rappresentato dal cellulare. E tu dirai: cosa c’entra con la violenza? C’entra in quanto di solito chi è violento è incapace di empatia e l’empatia si crea stando con l’altro autenticamente.
“Liberarsi di qualcosa che ha a che fare con un impedimento a contattare la dignità, intesa come sapiente uso del potere personale, senza aver bisogno per questo di nessun condizionamento e di nessun stimolo esterno. La paura è di non farcela. La rabbia è verso gli impedimenti a farcela. La tristezza è l’ espressione di una rabbia repressa. Gli impedimenti dunque sono la parola chiave.” Miten Veniero Galvagni, Miraggi e Fantasmi, p. 228.