Tre domande a Paola Soragni

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Paola Soragni, candidata sindaco al Comune di Reggio Emilia Movimento per Reggio Emilia.

Soragni, si presenti: nata a Reggio Emilia, 1971. Maturità al liceo Ariosto e laureata in Giurisprudenza all’università di Modena. Sono specializzata, in particolare, in diritto del lavoro e svolgo la mia attività di avvocato in studio a Reggio Emilia.
Ho sostenuto battaglie legali nei confronti del ministero della Salute e delle strutture ospedaliere per danni da sangue infetto e vaccini.
Dal 2014 sono consigliere comunale per il M5s. Poi, a causa dell’alleanza con il Pd ho deciso di fondare, insieme ad altri, il Movimento per Reggio Emilia. Vivo con mia figlia, tre cani, tre gatti e un criceto.

Perché ha deciso di candidarsi a sindaco di Reggio Emilia?

Dopo 10 anni di opposizione in Consiglio comunale, e il vedermi bocciate dalla maggioranza tante idee per l’ambiente, il sociale, la legalità e la sicurezza, ho deciso di mettermi in gioco per rivoluzionare Reggio con idee nuove, ritenendo che né la sinistra (che sarà la continuità di ciò che è stato), né la destra, garantista e conservatrice, potranno portare un vero e proprio cambiamento. La lista civica come la nostra, scollegata da ogni diktat disceso dall’alto, ma vivendo il territorio, e lavorando in rete con altre civiche nella nostra regione, può fare quel cambiamento che reputo non più procrastinabile.

Perché gli elettori dovrebbero votarla?

Proprio perché hanno visto come ho lavorato in 10 anni di Consiglio comunale, le lotte per la legalità e la trasparenza, le lotte sulla sicurezza, ho esperienza diversamente dalle due coalizione “delle larghe intese”.
Inoltre, come detto, la mia lista è scollegata da ragioni e diktat superiori, mentre vive il territorio. Abbiamo una rete di civiche collegate in tutta la regione, ci coordiniamo e vogliamo tornare a una politica che lavora dalla base, e non dove i partiti ci impongano determinate scelte che in realtà cozzano con le necessità dei cittadini.

Quali sono problemi di Reggio Emilia? Li indichi in ordine di importanza.

La precarietà a tutti i livelli: sanitaria, di sicurezza, abitativa, del lavoro, di legalità e trasparenza. Il sistema Pd di Reggio Emilia, dove tutto è “roba loro”, e non dei cittadini, va profondamente cambiato, per riportare le decisioni in mano alla collettività.




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