Massari, Vecchi e Gazza: storia distorta

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Levata di scudi contro il candidato civico del centrodestra Giovanni Tarquini per il suo post sul 25 aprile in cui non cita una volta il fascismo e parla di “Costituzione, scritta all’esito di un’odiosa e violenta occupazione straniera del nostro Paese” e sul commento del presidente dell’Ordine degli avvocati, Enrico Della Capanna, che invita alla liberazione dall’antifascismo.

Scrive in una nota il candidato sindaco del centrosinistra a Reggio Emilia, Marco Massari: “La Costituzione, scritta all’esito di un’odiosa e violenta occupazione straniera del nostro Paese”… Questo un piccolo estratto dal testo con il quale il candidato sindaco per la destra, Giovanni Tarquini, ha espresso la sua posizione alla vigilia del 25 aprile, la Festa della Liberazione. Non è mia abitudine commentare le parole altrui, liberamente espresse in un contesto democratico quale quello della campagna elettorale, però il dato storico è così distorto da aver creato in me un profondo senso di disagio.

La Costituzione nasce dopo la guerra, al termine di un ventennio che passa alla storia come fascismo perché guidato, in modo totalitario, dal Partito Nazionale Fascista. La XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana vieta la riorganizzazione del Partito Nazionale Fascista, tutto l’impianto su cui si regge la legge fondamentale dello Stato è fondato sui diritti e sulle liberà negati in quegli anni dal regime fascista.

Omettere la parola fascismo in un testo o rifiutarsi di definirsi antifascista non fa sparire quel periodo storico, terribile, dalla nostra storia. Negare la storia non serve, così come non serve “nascondersi” dietro le violenze perpetrate durante l’occupazione nazista, come se non ci fosse la corresponsabilità di molti fascisti italiani in quell’occupazione.

La difficoltà di affrontare la storia del nostro Paese da parte di molti partiti che sostengono Tarquini, così come la sua acrobazia verbale che lo porta a un così macroscopico errore storico, sono segnali allarmanti per la nostra salute democratica.

Reggio Emilia è medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza, riconoscere in quel passaggio un momento chiave per determinare cosa siamo oggi è fondamentale. Siamo Reggio e siamo orgogliosamente antifascisti”.

Vecchi: il 25 aprile non è “un salto nel passato”

Ho letto con stupore le dichiarazioni del candidato sindaco Giovanni Tarquini sul 25 aprile soprattutto dove dichiara che la nostra Costituzione “è stata scritta all’esito di un’odiosa e violenta occupazione straniera del nostro Paese”.
E ancora più sorprendente sono le dichiarazioni del Presidente dell’ordine degli Avvocati che commentandolo ritiene che “nel 2024 non ci siamo ancora liberati dell’antifascismo”.
Il 25 Aprile fu il giorno della Liberazione. Reggio Emilia e l’intero paese ritrovarono la libertà, recuperarono la dignità non tanto e solo di fronte all’occupazione straniera, ma soprattutto ponendo fine a vent’anni di dittatura fascista.
Il fascismo fu morte e guerra, fu negazione di diritti e libertà, fu sopraffazione, fu la pagina più brutta della storia del nostro paese.
Ricordare il 25 Aprile significa ricordare oltre 600 partigiani caduti a Reggio Emilia. Significa essere consapevoli e responsabili verso la nostra storia assumendo fino in fondo il significato storico e politico del percorso che portò alla liberazione e all’Italia Repubblicana.
Il 25 Aprile non è “un salto nel passato”.
La nostra Costituzione è figlia della Resistenza e dell’antifascismo.
Viviamo in un paese in cui un potere politico democraticamente eletto non ha la forza di definirsi antifascista, praticando censure e rimozioni che nulla hanno a che vedere con la migliore storia dell’Italia Repubblicana, tentando ogni giorno di allontanarsi dallo spirito originario della Costituzione per produrre una “rottura della storia” e provare a scriverne un’altra.
Ho avuto l’onore e il privilegio in questi dieci anni di essere sindaco della mia città, di una città che ha dato i natali al Tricolore, che ha ricevuto la Medaglia d’oro al valore Militare, che ha contribuito in modo determinante a scrivere la più bella Costituzione del mondo. Reggio Emilia è una protagonista fondamentale della storia democratica italiana.
Reggio Emilia ha saputo offrire un contributo determinante a quella storia, lo ha fatto pagando un duro prezzo di sacrifici e di dolore, lo ha fatto diventando dal dopoguerra in poi una comunità di valori che trovano in quella Costituzione antifascista il proprio punto di riferimento.
Le campagne elettorali sono frequentemente un contesto di speculazione politica, ma quando ci si candida alla guida di una città come Reggio non si può ignorare o sorvolare sul significato di certi passaggi storici. Non c’è nessun equilibrismo lessicale praticabile difronte al significato del 25 Aprile. E soprattutto non offre credibilità politica non trovare la forza di prendere le distanze da certe vicende per il timore di perdere i voti della propria parte politica.
Il civismo non è politicamente neutro. E l’impegno politico è sempre una scelta di campo.
Quando si incrociano i fatti e i valori che costituiscono l’identità di una comunità occorre il coraggio e la consapevolezza di riconoscerne il significato profondo.
Ci vedremo domani in tanti in piazza e a casa Cervi.
Buon 25 Aprile.

Gazza: la storia e le parole sono importanti, siamo la terra dei Cervi

Il segretario provinciale PD, Massimo Gazza, scrive invece una lettera aperta a Tarquini

Gentile Avvocato Tarquini,
leggendo il suo intervento sull’imminente ricorrenza del 25 Aprile ho avuto un sobbalzo. Più che come Segretario provinciale del Partito Democratico ha prevalso in me il padre e l’appassionato di storia.
Sono convinto che la storia abbia un decisivo valore formativo ed educativo. Studiarla, ascoltarla, comprenderla, ci aiuta a capire meglio come siamo fatti e com’è fatto il mondo e la società che stiamo abitando.
Le confesso che l’affermazione secondo cui la Costituzione sia stata scritta all’esito di un’odiosa e violenta occupazione del nostro Paese appare surreale.
La bellissima Costituzione italiana è il risultato doloroso e complesso di una opposizione al fascismo che per 20anni ha oppresso gli italiani, cancellato la democrazia, istituito leggi razziali, portato il Paese a un’alleanza di morte con il sanguinario regime Nazifascista.
Opposizione che è costata il sangue di tanti innocenti, donne e uomini normali che non volevano essere eroi, che sono diventati partigiani perché credevano nella libertà e nella democrazia. Valori oggi incarnati nella nostra costituzione. E che domani ricordiamo festeggiando con commozione il 25 aprile.
La Costituzione è intrinsecamente antifascista. A Marzabotto, a Sant’Anna di Stazzema, alle Fosse Ardeatine, Cervarolo, al Padule di Fucecchio e in tutti quei luoghi in cui sono stati trucidati italiani inermi dalle milizie tedesche e repubblichine, affonda le radici la Costituzione italiana, come ha affermato Pietro Calamandrei. La Carta costituzionale non è il frutto di una vaga e generica “unità di intenti”. La convergenza di idee e valori si è avuta all’interno dell’Assemblea costituente, dov’erano presenti tutte le forze che si erano opposte al fascismo. (Aldo Moro, un altro celebre padre costituente, affermò il 13 marzo 1947 che l’ideologia che accomunava tutti i partiti presenti nell’Assemblea era l’antifascismo). Ma non si può dimenticare che una parte dell’Italia, l’Italia fascista, aveva negato e calpestato i principi di libertà e democrazia, giungendo ad assassinare vari antifascisti che si erano battuti per difendere quei principi, come Giovanni Amendola, Piero Gobetti, don Minzoni, i fratelli Rosselli e Giacomo Matteotti, alla cui ricorrenza la invito fin d’ora. Quell’Italia stava dalla parte sbagliata della storia! E dalla parte sbagliata della storia continuano a stare tutti coloro che, anche nelle alte sfere di governo, non usano pronunciare la parola antifascismo, svelando in tal modo un’evidente faziosità politica che contrasta con le fonti ideali e valoriali della nostra democrazia repubblicana. Tarquini dovrebbe essere libero di pronunciare la parola antifascismo, come fece Moro settantasette anni fa. Scoprirà che in quella parola c’è la sostanza e il senso più profondo della nostra Costituzione e della nostra vita democratica.
Ridurre la questione ad una “occupazione straniera” mettere di fatto sullo stesso piano partigiani e fascisti come oppressi da un nemico esterno, non è verità storica.
Non lo dico per me. Personalmente ho trovato il mio posto nel mondo e ho studiato la storia. Lo dico per rispetto alle tante famiglie che ancora piangono i loro cari e ai tanti ragazzi che meritano da noi adulti parole chiare.
Ma soprattutto meritano parole vere”.

 



C'è 1 Commento

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  1. Ivaldo Casali

    L’Emilia è anche la terra dei 7 fratelli Govoni (mai ricordati!) massacrati dai partigiani l’11 maggio 1945 a guerra terminata!


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