Quella di giovedì 11 luglio, dopo il nulla di fatto nella riunione del lunedì precedente e il rinvio a un secondo incontro, sarebbe dovuta essere la giornata decisiva a Palazzo Chigi per il dossier sull’autonomia regionale differenziata richiesta dall’Emilia-Romagna e da altre otto regioni italiane, con in prima linea Lombardia e Veneto; invece il tavolo di confronto si è concluso con un vero e proprio strappo tra i due alleati di governo, il Movimento 5 Stelle e la Lega.
“Inutile sedersi a un tavolo che non funziona, con persone che il giorno prima chiudono accordi e poi cambiano idea e fanno l’opposto”, hanno sottolineato fonti leghiste al termine dell’incontro: “Invece di andare avanti si torna indietro. I 5 Stelle condannano il Sud all’arretratezza”.
Diversa, invece, la lettura dei grillini sui nodi cruciali della trattativa: stando a fonti del Movimento 5 Stelle, infatti, la Lega avrebbe proposto di inserire gabbie salariali, “ovvero di alzare gli stipendi al Nord e abbassarli al Centro-Sud”. Una mossa che per il M5S “è totalmente inaccettabile”, da qui lo strappo.
In mezzo ai due litiganti, invece, il presidente del consiglio Giuseppe Conte, che durante la riunione per abbassare i toni avrebbe confermato che sull’autonomia “si va avanti” ma “stando attenti a salvaguardare l’unità del Paese e la Costituzione”. Non è chiaro, a questo punto, come.
La stessa ministra degli affari regionali e delle autonomie Erika Stefani ha ammesso che “c’è una sospensione” del vertice e che al momento non è stata fissata una nuova riunione del tavolo: “Spero in un ripensamento delle posizioni del Movimento 5 Stelle”, ha detto la ministra, auspicando che non venga rinviato tutto a settembre. “Di autonomie se ne deve parlare subito: che venga detto quel che vogliono o non vogliono fare. Se vogliono autonomia, si segue un percorso, quello che abbiamo iniziato. Abbiamo fatto una proposta equilibrata, una norma che favorisce e dà la possibilità ad alcune Regioni di lavorare e favorire quelle che sono eccellenze”.
Sul punto specifico, invece, la Stefani ha spiegato che “non c’è nessuna gabbia salariale, sono strumenti previsti che esistono già nel nostro ordinamento. Si tratta di incentivi previsti dalla contrattazione integrativa, per incentivare la permanenza e la continuità formativa. Si tratta di una problematica che viene sollevata da alcune Regioni per fronteggiare la carenza d’organico dovuta alla richiesta di riavvicinarsi a casa: tra uno che lavora vicino a casa e uno che deve munirsi di un appartamento a Milano è ovvio che c’è differenza”.
Dopo l’esito negativo del vertice romano è duro e allo stesso tempo amaro lo sfogo del presidente della Regione Veneto Luca Zaia: “Siamo davanti a una farsa, un’autentica farsa. Sono stanco di vedere come alcuni vogliono portare l’autonomia verso l’agonia. Sappiano, però, che finché ci sarò io l’autonomia non sarà morta né, tanto meno, le istanze dei veneti”.
“È scandaloso – ha aggiunto Zaia – che si continui a prendere in giro i cittadini, non solo i veneti ma anche quelli delle altre Regioni che hanno avviato passi in direzione dell’autonomia, e che si voglia rieditare il conflitto tra Nord e Sud. È scandaloso che ci siano persone a livello governativo incapaci persino di mantenere la parola data. Chiedo formalmente ai grillini di presentare subito agli italiani la loro proposta di autonomia. Visto che si sprecano quotidianamente nel commentare la nostra, diamo per scontato che di autonomia sanno tutto, quindi presentino immediatamente la loro proposta”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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