«Il filo conduttore di queste mie semplici pagine sta proprio nella profonda convinzione che il dialogo sia lo strumento più importante che la politica ha a disposizione. E sono convinto che, in questo momento storico, solo l’Europa possegga la cultura e l’autorità per poterlo usare».
In queste due frasi lineari Romano Prodi, il fondatore dell’Ulivo ed ex presidente della Commissione europea, ricorda ciò che la politica italiana ha smarrito in questi anni, radicatasi nel pericoloso binomio amico/nemico e nell’uso strumentale dell’appartenenza all’Europa, buona o cattiva a secondo della convenienza contingente. Non crediate, però, che l’ottavo di nove fratelli sia quello che socchiude gli occhi e sembri sonnecchiare, in realtà pensa, come afferma il Professore stesso ricordando uno sgradevole incontro con Beppe Grillo; o sia colui il quale, perché cattolico, stia sempre piegato a baciare anelli porporati. Prodi viene da quella tradizione cattolica che dà a Cesare quello di Cesare e a Dio quello di Dio.
Nato a Scandiano (Reggio Emilia), nel 1939, Prodi, allievo dell’economista Beniamino Andreatta, è un «cattolico adulto» formatosi con le idee di Giuseppe Dossetti e che ha in sé il senso di laicità della politica, non estranea neanche a un cattolico Presidente del Consiglio quale fu Alcide De Gasperi.
Se quest’ultimo si scontrò con Pio XII, il Professore venne in urto, al momento della costituzione dell’Ulivo, con l’amico di vecchia data il cardinale sassolese Camillo Ruini.
«L’ultima volta che in cui ebbi un faccia a faccia con Ruini fu nel 1995. Lo andai a trovare in Laterano per parlargli del mio progetto politico [dell’Ulivo, NdR] Non fu un incontro facile. Mi disse che la mia scelta non gli appariva coerente con il mio passato. Ma a mio parere non ero stato io a cambiare. Terminato l’incontro, una volta sull’uscio, aggiunse che, visto il mio ruolo pubblico, avremmo dovuto vederci con circospezione. Capii in quel momento che la politica aveva scavato tra di noi un solco profondo».
Fatta la tara, come deve essere fatta per le autobiografie, questo libro di memorie apre una finestra sul mondo e sul come dovrebbe essere intesa la Politica. Ogni epoca ha la sua e non serve, e ciò emerge chiaro da queste pagine molto “sentite”, rimpiangere ciò che è stato o fare sterili comparazioni tra passato e presente; quello che realmente conta è cercare di prendere ispirazione dal passato per alzare lo sguardo, ad esempio, verso realtà geopolitiche un tempo al centro della nostra politica estera come il Medio Oriente e l’Africa.
Prodi ricostruisce i suoi viaggi e incontri con dirigenti africani, cinesi e altri di diverse parti del mondo e con leader tutt’altro che raccomandabili come Assad, l’attuale dittatore siriano, fatti nelle vesti di presidente dell’IRI, di Presidente del Consiglio e della Commissione europea. Rinunciando al dialogo, come amaramente sottolinea l’autore, si aprono vuoti politici che altri poi riempiranno. Adesso in Libia, solo per citare un’area molto vicina all’Italia, ci sono russi e turchi…
Leggendo Strana vita, la mia si rimbalza in tante parti del mondo, ma molte pagine sono dedicate alla costruzione dell’Europa e della sua moneta, alle speranze che aveva suscitato e alle contraddizioni e ai limiti che gli “Stati uniti d’Europa” hanno incontrato sulla loro strada e che sono lungi dall’aver risolto. Si pensi al ruolo della Francia e a quello, molto contraddittorio, della Gran Bretagna; all’allargamento a Est, che Prodi, però, rivendica orgogliosamente.
Il lettore troverà nella prima parte del libro gli anni di formazione, molto interessanti, del futuro Professore; come leggerà degli anni del primo e del secondo Ulivo, dello scontro con l’ex sindacalista Bertinotti – responsabile della caduta del suo primo governo – della battaglia delle idee con Massimo d’Alema sul futuro della coalizione e della, diciamo, surreale vicenda della sua mancata elezione a Presidente della Repubblica.
Ci sarebbe ancora molto da sottolineare, ma ci siamo già dilungati oltre misura. Concludiamo raccomandandone la lettura, perché la buona Politica può e deve esistere, anche se tanti esponenti di quel mondo provano a umiliarla in tutti i modi.
E noi, consapevolmente, l’abbiamo scritta con la P maiuscola.
(Romano Prodi, Strana vita, la mia, con Marco Ascione, Solferino, Milano 2021, pp. 226, 17,50 euro. Recensione di Glauco Bertani).
Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia.
SE NON RITORNERETE COME BAMBINI NON ENTRERETE MAI
IPSE DIXIT
I CRISTIANI ADULTI SI SONO AUTOESCLUSI DAL REGNO
NON RESTA LORO CHE LA GEENNA
CRISTUS VINCIT. CRISTUS REGNAT. CRISTUS IMPERAT