La procura di Bologna ha chiuso le indagini – atto che di solito precede la richiesta di rinvio a giudizio – sulle presunte false testimonianze relative al processo penale che nel gennaio del 2020 si concluse in primo grado con la condanna all’ergastolo di Gilberto Cavallini, ritenuto il quarto responsabile materiale della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, l’attentato terroristico che quel giorno uccise 85 persone e causò il ferimento di altre duecento.
Sono sei le persone finite nel mirino degli inquirenti, accusate a vario titolo di calunnia e falsa testimonianza, con l’aggravante di aver ostacolato un procedimento penale: gli ex Nar (Nuclei armati rivoluzionari) Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, già condannati in via definitiva come esecutori materiali della strage, l’ex fidanzata di Ciavardini Elena Venditti, l’ex militante di Terza Posizione Giovanna Cogolli e Stefano Sparti, figlio di Massimo, il grande accusatore dei Nar all’epoca dei primi processi sull’attentato.
Già nelle motivazione della sentenza della condanna di Cavallini il presidente della Corte d’assise di Bologna Michele Leoni aveva indicato dodici nomi di altrettanti testimoni denunciandoli proprio per “false testimonianze finalizzate a depistare un processo penale in materia di strage”. Ora per sei di loro i pubblici ministeri Antonello Gustapane e Antonella Scandellari hanno chiuso le indagini.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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