Mani carnose dalla forte stretta. Uomo ruvido forgiato dal clima dominato da grandi caldi, nebbie e geli.
I suoi vigneti, distesi su diciannove ettari, nelle prime colline della Val Nure lo invocano costantemente come un figlio ad un padre severo ma allo stesso tempo premuroso e innamorato delle sue creature.
Difficile trovare in lui il poeta. Difficile fermarsi a parlare con lui quando la vigna chiama.
Ma lui è un poeta. Un poeta che ha sostituito la parola ai filari di vite.
“Letterato ebbro” dicono di lui le persone che lo conoscono profondamente.
Stefano Pizzamiglio è il motore dell’azienda agricola La Tosa. Insieme al fratello Ferruccio hanno creato ad inizi degli anni ottanta un vero laboratorio di sperimentazione e di produzione di vini di grande qualità.
Nove vini, fiore all’occhiello della tradizione piacentina con gli autoctoni Gutturnio e Malvasia di Candia ma anche vitigni internazionali come il Cabernet Sauvignon.
Centodiecimila bottiglie prodotte all’anno vendute in ben 15 differenti paesi.
Ogni singola bottiglia racconta della loro straordinaria storia di vita: a vent’anni lasciano Milano e l’università di Medicina. Il padre, famoso medico, aveva già impostato per i figli una brillante carriera nel campo medico grazie a cliniche private di proprietà.
Ma i ragazzi scalpitano. Tornare sulle colline piacentine dove la madre è originaria per una vita agli antipodi rispetto alla frenetica Milano.
Vivere con il ritmo delle stagioni e realizzare il sogno della vita: produrre vino di qualità partendo da zero.
La spinta economica arriva dal padre che nonostante il “tradimento professionale” dei figli decide di appoggiarli.
Poi studi su studi: corso da Sommelier, studi in Agraria e tante esperienze pratiche in Piemonte e Francia nelle cantine più in voga negli anni ottanta.
La passione è forte, brucia le giornate dei ragazzi che costantemente rivedono e plasmano il loro progetto enologico a seconda dei tanti imput e nuove conoscenze: Ferruccio si dedica parallelamente anche alla raccolta di libri rari relativamente alle più disparate produzioni mondiali, antiche carte catastali che ha portato, nell’arco degli anni, a creare un eccezionale museo del vino.
Un bicchiere del “Sorriso di cielo” ci accompagna durante la visita della cantina. Malvasia di Candia in purezza che esprime a livello olfattivo piacevoli sentori di fiori come rosa gialla, glicine e ginestre oltre a sentori minerali e di pesca. La parte affascinante nel sorseggiare questo elegante bicchiere di malvasia è ancora più accentuato ascoltando la storia dell’origine del nome del vino: da una frase di Platone che menzionava come “il vino riempie l’anima di coraggio dove cresce la vita ivi è sorriso di cielo, ivi è sorriso di uomo”.
Parla dei vini come se fossero i suoi bambini; caratteri diversi, arrabbiature e soddisfazioni differenti.
Del Vignamorello si percepisce qualcosa di fortemente diverso rispetto alle altre bottiglie. Un amore più intenso da parte di Stefano. Nasce dal cru di Gutturnio, il vigneto Morello è sito nella posizione più elevata con esposizione nord sud.
L’uva viene raccolta in uno stadio di maturità avanzata dopo un significativo diradamento dei grappoli di Barbera e Bonarda.
“Le storie raccontano sé stesse, anche i vecchi alberi fatti dal niente del nostro splendore” estrapolazione di una datata poesia di Stefano. L’eleganza e l’incisività delle sue parole, le si trovano nelle bottiglie.
Processi complessi e minuziosi come nell’ordine delle parole che solo così si trasformano in poesie melodiche.
Come i bianchi fermi con uve al 100% Savignon, la fermentazione avviene a temperatura di 14-15° C, sei mesi sui lieviti fini con botanages e imbottigliamento rigoroso a marzo.
Bottiglie che anche dopo sei anni esprimono un aroma di sambuco e pesca, con sfumature agrumate e vegetali. Un prodotto complesso con una forte persistenza finale al gusto.
I riconoscimenti e le medaglie al petto dei fratelli Pizzamiglio sono tante e prestigiose. La qualità dei vini è ormai riconosciuta a livello internazionale.
Sono le storie quotidiane dei titolari della Tosa così impregnate di amore e passione del proprio lavoro a diventare degli straordinari romanzi da raccontare.
Storie genuine profonde e vere, totalmente agli antipodi delle attività di marketing sempre più spregiudicate e spesso piene di falsità.
Quasi a strappare un segreto familiare si scopre dopo ore di conversazione, che le bottiglie della Tosa sono tra le poche selezionate dalla Francescana, il ristorante più prestigioso a livello mondiale.
E anche in questo caso la storia ha radici profonde, di amicizia tra Stefano e un giovane e sconosciuto Massimo Bottura, che si innamorerà, bicchiere dopo bicchiere, degli aromi e sapori particolari di quei vini fermi strutturati complessi e longevi nati in terra dominata da vini frizzanti.
È facile “innamorarsi” quando si incontrano realtà come La Tosa.
Complimenti, anche questa volta hai colpito nel segno.