Solidarietà socialista, quando a Reggio scoppiò il caso Zibordi

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I successi elettorali socialisti subirono una grave battuta d’arresto dal 1905 al 1907. Si era infatti costituita una nuova coalizione clerico- moderata, denominata “Associazione Reggiana per il Bene Economico, che conquistò il Comune ed elesse alla Camera dei Deputati Giuseppe Spallanzani al posto di Camillo Prampolini. Nelle successive elezioni del 1909, Spallanzani si presentò candidato nel collegio di Gonzaga, ma non venne eletto. Prampolini invece trionfò a Reggio e riconquistò il suo posto in Parlamento.

La coalizione composta da proprietari terrieri, industriali, commercianti, si era costituita nel marzo 1904 per contrastare la politica socialista del cooperativismo e delle municipalizzazioni dei servizi pubblici. Nel blocco antisocialista, ironicamente chiamato La Grande Armata, un decisivo contributo lo espressero i cattolici. Sindaco della città divenne Giusto Fulloni, che in passato tra il 1890 e il 1893 lo era già stato alla guida però di una coalizione democratico-socialista. Fulloni rimase sindaco dall’estate 1905 al settembre 1906, quando si dimise ufficialmente per motivi di salute, ma probabilmente anche per profondi dissidi interni al suo schieramento. Il grande mentore dell’operazione moderata restò comunque l’industriale ing. Giuseppe Menada, che poi, come ci racconta l’on Mauro Del Bue nel suo libro L’Apostolo e il Ferroviere, ebbe grande parte nello sviluppo industriale della città.

Uno degli obiettivi dei clericali fu il quotidiano socialista La Giustizia, diretto da Giovanni Zibordi, che non lesinava attacchi e critiche al clero e ai cattolici reazionari. Zibordi divenne pertanto il nemico da combattere per ricondurlo a un atteggiamento più rispettoso della chiesa ufficiale e dei suoi ministri. Ma c’erano precedenti illustri. Già in passato, infatti, lo stesso Prampolini era stato scomunicato due volte dal vescovo per la sua attività giornalistica, prima su Lo Scamiciato, poi su La Giustizia.

Come ci ricorda lo storico Renato Marmiroli nella sua ricca biografia di Giovanni Zibordi del 1952, avvenne che a seguito di una querela sporta da ottantanove preti, una vera e propria Class Action del tempo, del comune di Reggio, Zibordi fu condannato a risarcire i querelanti delle spese processuali pari a ben ottocentosessanta lire.

Il lavoro presso La Giustizia, anche se svolto da Zibordi nel ruolo di direttore non prevedeva certo un compenso in grado di pagare quella ingente somma, per cui i querelanti pretesero il sequestro dei mobili di casa per metterli all’incanto.
Fu così che nella piazzetta antistante il Vescovado, la mattina dell’undici settembre 1908 tutto il mobilio di Zibordi venne posto all’asta dall’agente giudiziario incaricato. Intorno a Zibordi, fra i tavoli, le sedie, l’armadio e il letto, si schierarono tutti i massimi dirigenti del Psi: Prampolini, Patrizio Giglioli, Ettore Catelani, Luigi Roversi, Antonio Vergnanini, Francesco Chiloni.


Tutto sembrò svolgersi a danno di Zibordi come stabilito dal tribunale, quando si verificò un fatto nuovo e inatteso. I frequentatori abituali della piazza, detti i “zavaja”, quasi tutti socialisti, armeggiarono tanto che il mobilio non trovò acquirenti che tra i compagni, e a puro prezzo di stima, con grave danno quindi dei querelanti, i quali riuscirono a realizzare solo la metà delle spese giudiziarie.

La scuola di viale Monte Grappa (Reggio Emilia) intitolata a Giovanni Zbordi

Inutile aggiungere che il mobilio tornò immediatamente al legittimo proprietario, e caricato su un carretto fu portato trionfalmente alla vicina Camera del Lavoro.
Si trattò di un episodio certo minore nella lotta politica più generale per affermare i valori del socialismo in provincia di Reggio Emilia, ma testimoniò come pochi altri la stima, l’affetto e la considerazione che Zibordi e con lui gli altri dirigenti provinciali godettero fra la povera gente.




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