L’ultimo Dpcm del premier Conte, contenente nuove misure per fronteggiare l’emergenza epidemiologica Covid-19, ha disposto tra le altre cose anche la sospensione degli “spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto”, attirandosi forti critiche in particolare dagli addetti del settore e dai sindacati.
Tra questi ultimi anche la Slc-Cgil di Reggio, che ha sottolineato come i luoghi dove si produce cultura “sono teatri, scuole di danza, sale cinematografiche: un mondo che comprende anche aziende di servizio agli spettacoli, di tecnica del suono, scuole di musica, cori, orchestre (solo per citarne alcune)”, dando occupazione in provincia di Reggio a circa un migliaio di persone tra lavoratori dipendenti e autonomi, senza considerare l’indotto che generano alcune tipologie di spettacoli.
La maggioranza dei lavoratori impossibilitati a lavorare dopo le chiusure imposte dall’ultimo provvedimento nazionale “è impiegata con contratti precari, spesso anche in nero, che dall’inizio della crisi pandemica non garantiscono la continuità salariale”, ha ricordato la sigla sindacale, e “allo stesso modo, quasi come fossero lavoratori invisibili, tanti sono rimasti fuori dai contributi una tantum”.
Per questo motivo venerdì 30 ottobre è in programma una manifestazione indetta dai sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom a livello nazionale in ogni capoluogo di regione per chiedere al governo di ripristinare l’operatività del settore: coinvolgerà, nel rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid, tutti i lavoratori dello spettacolo. In Emilia-Romagna l’appuntamento è a Bologna a partire dalle ore 10 in piazza Roosevelt.
“Le difficoltà di questo settore, con contratti borderline, sono emerse in maniera evidente già con le chiusure dello scorso marzo”, ha spiegato il segretario della Slc-Cgil di Reggio Mirco Pellati: “Ora la nuova chiusura mette alle corde gli stessi lavoratori e un settore che rischia di scomparire. Crediamo che la necessità di un sostegno al reddito, di una serie di diritti universali come la malattia, la maternità e l’infortunio debbano essere garantiti a tutti senza differenze tra lavoratori dipendenti e autonomi”.
Quella che si sta determinando, per Pellati, è “un’assenza spettacolare“ (come lo slogan della manifestazione del 30 ottobre), “perché la mancanza di produzione e fruizione della cultura e dei suoi luoghi, anche e soprattutto in un momento difficile come quello che il nostro Paese sta vivendo a causa dell’emergenza sanitaria, crea un vuoto nel percorso di formazione e di crescita della persona nella sua interezza”.
“Chiudere oggi questo settore che ha dimostrato in questi mesi di essersi messo in regola con tutte le norme e i protocolli sanitari richiesti, garantendo il distanziamento e la sicurezza delle attività, è profondamente sbagliato”, ha concluso Pellati: “Siamo consci dei rischi e della delicatezza di questa fase, ma crediamo che si sarebbe potuto trovare il modo di mantenere aperte le attività e dare continuità all’operatività del settore. Ora tutto il comparto culturale, dal panorama locale a quello nazionale, dal settore cinematografico a quello degli spettacoli dal vivo, ha bisogno di essere sostenuto economicamente per garantire appena possibile una ripartenza che ci auguriamo tutti”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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