“L’acqua degli invasi montani è vita, è energia, è laminazione delle piene per i corsi d’acqua a regime torrentizio. Il sole è la garante pubblica che porta l’acqua in quota pronta per irrigare, dissetare e produrre energia sempre rinnovabile. Sta a noi raccoglierla e invasarla allo scopo di averla sempre disponibile per gli usi agricoli e civili”
Milano marzo 1950, Ing. Marcello
Riprendiamo un passaggio del pensiero del Prof. Marcello, sempre attuale, che riassume tutta la forza e la convenienza della realizzazione degli invasi montani.
La tropicalizzazione del clima è un fenomeno in corso da anni, non è recente
La pianura padana è assetata.
Il Po invaso dall’acqua di mare, non avendo una portata adeguata a respingerla.
Il rischio che si arrivi a non avere più acqua per tutti e si debba iniziare a “scegliere una distribuzione”, è purtroppo reale e a partire dal 27 giugno sarà in vigore un’ordinanza su tutta la nostra provincia che limita fortemente l’utilizzo dell’acqua.
Continuiamo a rispolverare risposte ideologiche?
No e non accettiamo neanche chi, in questo periodo, riempie pagine di quotidiani nel dire che l’ipotesi di un invaso per gestire le acque dell’Enza è tornata prepotentemente in primo piano a seguito della grave siccità e crisi idrica che colpisce il nostro territorio perché la richiesta di un grande invaso non è recente, anzi.
Facile, più o meno, e abbastanza pro domo sua parlare ora di necessità e priorità di realizzare infrastrutture territoriali per aumentare sensibilmente la capacità di stoccaggio delle acque.
Negativo continuare a parlare di un invaso da 27 milioni, assolutamente insufficiente al fabbisogno civile, idroelettrico e irriguo, oltre al fatto che non possiamo permetterci di aspettare altri 10 anni (come minimo) per la realizzazione fra studi di fattibilità, progettazioni, e burocrazia varia.
Gli invasi per la raccolta e la distribuzione razionale dell’acqua vanno creati e vanno creati subito, con dimensioni tali da non essere superati dai fatti prima di essere completati.
Chiediamo la realizzazione di un invaso a Vetto da 100 milioni e chiediamo ora, un’assunzione di responsabilità che vada oltre le decisioni sbagliate del passato.
Il “Progetto Marcello” è la risposta alla drammatica siccità che stiamo vivendo.
Non esistevano controindicazioni tecniche plausibili e ragionevoli tali da giustificare la sospensione dei lavori nel 1993, non esistono neanche oggi.
Agli amministratori locali e alla Regione chiediamo di aggiornare e adeguare il progetto Marcello, a suo tempo finanziato, approvato e poi fermato, e non perdere altro tempo.
Non ne abbiamo più”.
E’ ora di abbandonare la contrapposizione tra ideologie, ma USARE IL BUON SENSO ,la lontra ,la trota,il girino che cavolo c’entrano,solo gli STOLTI e chi non ama l’ECOLOGIA come i NO’ DIGA , che si appellano a questi dettagli ,sostenuti per altro ,da entità minoritarie di popolazione ai quali una politica di un governo forte e pragmatico dovrebbe non tener conto e PROCEDERE SPEDITAMENTE SENZA ULTERIORI INDUGI ALLA MESSA IN CANTIERE DELL’OPERA, OPERA CHE PORTERA’ ,LAVORO, TURISMO ,ENERGIA E ACQUA X TUTTA LA COMUNITA’ REGGIANA E PARMENSE. VIVA LA DIGA.