Le storiche portate al ribasso dei giorni scorsi e quella registrata oggi a Pontelagoscuro di 180 metri cubi al secondo sono il sintomo chiaro di un generale ed esteso stato di estrema gravità idrica nell’intera area del Po che hanno portato alla anticipata convocazione d’urgenza – per non perdere nemmeno un minuto di tempo e accelerare le decisioni amministrative di emergenza che l’attuale crisi idrica epocale impone nell’area distrettuale – dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi della risorsa nel bacino del Fiume Po (giunto oggi alla sua 8a convocazione stagionale dall’inizio del 2022 e ormai ribattezzato delle “crisi idriche”) che ha proiettato uno scenario desolante in cui la penuria diffusa di acqua disponibile condiziona e aggrava pesantemente le già acclarate difficoltà territoriali di agricoltura e habitat.
A soli dieci giorni dall’incontro precedente e senza il verificarsi di piogge in tutta la pianura Padana con un parallelo e contestuale aumento progressivo delle temperature, il quadro complessivo non poteva che peggiorare e i singoli scenari proiettati da tutti gli enti e portatori di interesse chiamati a raccolta e intervenuti dalle diverse aree del bacino ci consegnano una realtà drammatica, aggravata dalla prospettiva di una assenza ulteriore di precipitazioni (per un minimo di almeno 10-12 giorni e comunque solo temporalesche) e con temperature roventi, in linea con quelle che da giorni stanno interessando la quasi totalità del continente. E se il tempo stringe, sono oltremodo stringenti anche le tempistiche dei numerosi summit regionali e nazionali destinati (in base a quanto emerso nel corso dell’Osservatorio dell’Autorità Distrettuale del Fiume Po-MiTE) a razionalizzare e centellinare l’utilizzo (per tutti gli usi) dell’acqua disponibile.
Alcune regioni (Piemonte e Emilia-Romagna) hanno già inoltrato la richiesta al Governo Draghi dello stato di emergenza alla luce anche del protocollo sugli impieghi che per legge prevede dapprima quelli civili per le forniture del comparto idropotabile, poi quello agricolo, poi via via tutti gli altri.
“L’imperativo categorico – sottolinea il Segretario Generale di ADBPo-MiTE Meuccio Berselli –è salvaguardare come raccomandato dalle direttive comunitarie la portata del Grande Fiume attuando rapidamente tutte le azioni possibili per rendere quanto più efficace e proficuo l’uso della risorsa disponibile lungo l’alveo, gestendo l’acqua più dinamicamente; la siccità estrema con severità idrica alta ci obbliga ad un cosiddetto “semaforo rosso” che bloccherebbe ogni tipo di uso, consentendo solo quello idropotabile; ma grazie ad alcuni provvedimenti mirati utili, per quel che resta in termini di quantità disponibile, assicuriamo la continuità dell’irrigazione, pur se in misura ridotta, all’agricoltura e approvvigionamento per l’habitat mantenendo, come primo obiettivo, l’idropotabile. Proseguendo così il prelievo dai laghi si garantisce la continuità irrigua. Giunti a questi livelli ogni decisione porta con sé margini di criticità ma il traguardo, in ottica di area vasta, è minimizzare il danno quanto più possibile in attesa di potenziali integrazioni amministrative dei territori e organi di governo”.
PRINCIPALI ELEMENTI EMERSI NEL CORSO DELLA DISCUSSIONE
PIEMONTE: ribadisce il principio di solidarietà degli utilizzi il Piemonte che, oltre ai cali verticali della risorsa, ha criticità evidenti anche in aree montane e pedemontane nel comparto idropotabile.
LOMBARDIA: la riduzione dell’apporto di quasi tutte le portate degli affluenti verso il fiume Po è drastica, mentre solo il Lago di Garda resta al 60% della sua capacità di riempimento. Anche il Lago Maggiore, principale magazzino di risorsa essenziale per il Grande Fiume, è solo al 24% della sua capacità di invaso. Per quanto concerne la temperatura si sono registrati picchi fino a 5° C sopra la media, come comunica Arpa Lombardia.
EMILIA-ROMAGNA: destano le maggiori preoccupazioni la risalita del cuneo salino, ora a 21 km; e, a rischio la derivazione costante del CER-Canale Emiliano Romagnolo sia per l’agricoltura della Romagna che dell’Emilia Orientale. Misure emergenziali anche per l’Acquedotto di Ferrara, rilascio di acqua dalla diga del Brugneto e deroga al deflusso ecologico sul fiume Trebbia, precipitazioni di giugno: -62%, tutte in sofferenza le aree rivierasche. Media regionale delle temperature: +3° C, evo/traspirazione dei suoli stimata in 10 mm in più con incremento ingente di risorsa evaporata a causa del caldo. Crisi idrica molto accentuata nell’area dell’Emilia Occidentale, specie nelle province di Parma e Piacenza, fino all’Enza e poi in parte del Modenese e in tutta la zona Ferrarese e Bolognese. Anche l’acqua nei terreni è quasi del tutto assente. Temperature confermate e stabili fino a 36 gradi e piogge solo sporadiche e temporalesche di scarsa intensità.
VENETO: il dato più eclatante di criticità è quello registrato a Porto Tolle dove si interrompono le derivazioni irrigue fino a oltre 20 km dalla Costa per l’intrusione del cuneo salino, quindi con parziale utilizzo delle derivazioni irrigue, perlopiù la notte e con la bassa marea. Oggi dal Po si derivano solo 8 metri cubi al secondo, pari ad oltre 60% in meno di portata.
LIGURIA: situazione in peggioramento con probabili restrizioni agli utilizzi anche idropotabili per consentire una rapida ricarica delle falde oggi depauperate scarica nell’area del corso d’acqua Roja. In ogni caso l’invaso del Brugneto, che oggi sta rilasciando una percentuale di acqua verso il distretto di Piacenza, è alla soglia del livello minimo pur mantenendo per ora i rilasci.
PROVINCIA DI TRENTO: si registrano criticità anche se è stata già emessa ordinanza di raccomandazione di utilizzo. Diminuzione delle risorse idropotabili.
LAGO MAGGIORE: in assenza di piogge o rilasci dai bacini di monte il rilascio non potrà essere garantito se non per pochi giorni. Deflusso ecologico per ora temporaneamente garantito.
ANBI: il fabbisogno è al picco massimo, le temperature aggravano il contesto. Misure restrittive già in atto con turnazioni di prelievo. Già con i volumi attuali si avranno perdite di produzione. Impianti di prelievo sono già quasi al fermo delle stazioni di pompaggio, stopparne l’uso potrebbe comportare alla riattivazione ulteriori tempistiche di ritardo.
UTILITALIA (IDROPOTABILE): considerata la criticità diffusa che presto potrebbe coinvolgere molti gestori del servizio idrico integrato di vari territori distrettuali, i livelli di attenzione per l’idropotabile sono altissimi per poter intervenire anche in somma urgenza nel peggiore dei casi e con ausilio di autobotti o altre reti disponibili: 14 Emilia-Romagna (tutti nell’Appennino Parmense) 25 a Bergamo, 145 comuni in Piemonte, Novara, Ossola (10 con sospensione notturna dell’erogazione). In 80 comuni è stata chiesta, vista la criticità spinta, l’emissione di una ordinanza mirata.
ELETTRICITÀ FUTURA (COMPARTO IDROELETTRICO): scarsissima la produzione idroelettrica attuale e pericolo per il raffreddamento delle centrali termoelettriche. Nonostante questo il settore si rende disponibile a collaborare con le Regioni e con Terna per sostenere il comparto dell’agricoltura.
TERNA: produzione idroelettrica estremamente ridotta con riserva al minimo degli ultimi anni.
PROTEZIONE CIVILE: Attenzione altissima dopo la ricognizione sui potabilizzatori del Delta (fatta insieme alla Regione Emilia-Romagna), in particolare gli impianti dei gestori Acque Venete e Romagna Acque, che servono quasi 700-800 mila persone grazie a 7 centrali di potabilizzazione. Alta attenzione anche sugli impianti di raffreddamento delle stazioni termoelettriche. “Si raccomanda una gestione coordinata e solidale nei rilasci nell’intero distretto”.
Prossima riunione il 29 Giugno, ora la parola agli incontri territoriali.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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