A poco più di 48 ore dall’annuncio della sua nascita la Superlega si sfalda: e dopo la rinuncia delle sei squadre inglesi e, a notte fonda, dell’Inter (‘Non siamo più interessati al progetto’) e in tarda mattinata dell’Atletico Madrid, arrivano le parole di Andrea Agnelli. Il vicepresidente della SuperLega e patron della Juventus Andrea Agnelli, parlando a Reuters, ammette che dopo il ritiro dei club inglesi dal progetto la situazione si è complicata. “Per essere franco e onesto, sembra evidente che non si possa andare avanti” ha detto Agnelli. Poi il comunicato ufficiale.
Fallisce il progetto di secessione di dodici blasonati club calcistici che volevano creare una Super League alla quale accedere di diritto e senza qualificazioni. Le sei società di Premier League hanno fatto un passo indietro, sulla scia delle critiche arrivate dai tifosi, dagli stessi calciatori e dal mondo politico, con il premier Boris Johnson a guidare il fronte dei contrari. Una inversione a u inattesa e arrivata in blocco: il primo a defilarsi è stato il Manchester City, che ha “formalmente avviato le procedure per il ritiro”, posizione seguita a ruota da Tottenham, Chelsea, Liverpool e Manchester United, che ha annunciato anche le dimissioni (da fine 2021) di Ed Woodward, uno dei principali promotori del progetto. C’è poi chi è arrivato a chiedere scusa, come l’Arsenal. “Abbiamo commesso un errore e ce ne scusiamo”, l’ammissione dei Gunners in un tweet. Di fatto si tratterebbe di un campionato italo-spagnolo con in campo solo Juventus, Inter, Milan, Atletico Madrid, Barcellona e Real Madrid.
Agnelli: andiamo avanti. “Fra i nostri club c’è un patto di sangue, il progetto della Superleague ha il 100 per cento di possibilità di successo, andiamo avanti”: lo ha ribadito Andrea Agnelli, numero uno della Juventus, vicepresidente e fondatore della nuova Super League europea, in un’intervista a Repubblica uscita poche ore dopo la rinuncia al progetto da parte dei sei club inglesi. Agnelli non ha chiuso al dialogo con le istituzioni del calcio: “Se ci fanno una proposta, valuteremo”, ha spiegato, ma resta l’obiettivo di “creare la competizione più bella al mondo capace di portare benefici all’intera piramide del calcio, aumentando la distribuzione delle risorse agli altri club e rimanendo aperta con cinque posti disponibili ogni anno per gli altri da definire attraverso il dialogo con le istituzioni del calcio”. Rischi per i campionati nazionali? Per Agnelli non c’è “nessuna minaccia”, ma anzi “c’è piena volontà di continuare a partecipare a campionato e coppe nazionali”. “Noi rimaniamo nelle competizioni domestiche, andremo a giocare in ogni stadio d’Italia, di Spagna e d’Inghilterra. Il nostro lavoro resterà intrinsecamente legato alle competizioni domestiche”. Poi Agnelli ha smentito una notizia delle prime ore: “Il bonus di 350 milioni l’anno è falso”. “L’alimentazione dei settori giovanili viene mantenuta”, ha assicurato, “ogni settimana daremo ai tifosi le partite dei campionati nazionali e di una nuova competizione, capace di avvicinare le generazioni più giovani che si stanno allontanando dal calcio” anche perchè “il calcio sta vivendo una crisi enorme di appetibilità verso le nuove generazioni”. “Avere gli stadi chiusi da un anno per chi ha figli di 10-15 anni di eta’ lo evidenzia: si interessano ad altro. E’ un processo accelerato dall’epidemia”, ha concluso il numero 1 della Juventus.
Anche l’Inter frena. “Il progetto della Superlega allo stato attuale non è più ritenuto di interesse dall’Inter”. Lo apprende l’ ANSA da fonti neroazzurre alla fine della riunione d’urgenza dei 12 club fondatori del progetto. Con una raffica di tweet a breve distanza l’uno dall’altro, Manchester United, Liverpool, Arsenal e Tottenham hanno annunciato l’abbandono del progetto. Aveva cominciato a scricchiolare poco piu’ di 24 ore dopo la nascita per il dietrofront del Manchester City che ha ceduto alla furia dei tifosi. Ma la battaglia non sembra finire qui. Gli ideatori della Super League hanno fatto sapere in una nota di voler “intraprendere i passi più appropriati per rimodellare il progetto” a fronte dei tanti ritiri dai club fondatori che devono affrontare e ha denunciato che i sei club inglesi inizialmente impegnati e che martedi’ si sono sfilati uno dopo l’altro sono stati costretti “a causa delle pressioni esercitate su di loro”. La reazione alla secessione, in effetti, è stata dura, con i politici e le autorità calcistiche che hanno minacciato di intraprendere un’azione legale contro la cosiddetta “sporca dozzina”, cui sono state paventate esclusioni dalle competizioni nazionali e continentali.
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Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]