Il nuovo libro di Paolo Cognetti è avvincente come una guida turistica. Nell’autunno del 2017, all’alba dei suoi quarant’anni, insieme a due amici, vola a Katmandu e da lì a Juphal nel Dolpo, regione del Nepal occidentale, ai confini con il Tibet, non per raggiungere qualche cima dell’Himalaya ma per camminare senza mai arrivare in cima. E lo fa accompagnato da un libro Il leopardo delle nevi del naturalista e poi monaco zen Peter Matthiessen. Viaggia con una carovana composta da uomini e muli ai quali si aggiunge, lungo il cammino, una cagnetta nera, che Cognetti chiamerà Kanjiroba, dal nome della montagna solitaria della catena dell’Himalaya nepalese. E il suo viaggio vorrebbe fosse avvolto «nelle spirali della filosofia tibetana», le stesse che ispirano il libro di Matthiessen. Vorrebbe ricreare lo spirito hippie cha ha spinto una generazione sugli impervi sentieri della ricerca interiore al cospetto delle alte profondità delle montagne. Lo descrive, forse, non lo vive, rimane in superficie nonostante le intenzioni. Scrive Cognetti: «Senza una meta, come si sa quando si è raggiunta la purezza?», saperlo… mentre l’amico Remigio dice, in un’altra parte del libro, pensando al villaggio alpino in cui era nato e che si andava spopolando: «La strada non fa arrivare, porta via».
Il libro, purtroppo, promette più di quanto alla fine mantiene. Non entro però nelle motivazioni personali dell’autore, giudico il risultato. Libri come questo devono risultare autentici, invece l’intera trama appare studiata, per non dire patinata. Ogni dialogo è al posto giusto come ogni silenzio e le descrizioni sono perfette, scelte apposta per la riflessione interiore dell’autore: passa il monaco con il rosario, s’incontrano il monastero e i gompa (tempio buddista), gli abitanti dei luoghi e i paesaggi mozzafiato, riflette sui vari uomini che compongono la spedizione, ecc. In vista del monte Kailash, la Montagna di Cristallo – luogo sacro del buddismo – l’Autore s’interroga su una sorta di koan suggerito da Sete, il capo spedizione; medita sull’eventualità che la cagnetta Kanjiroba potesse essere la reincarnazione di Peter: «La guardai negli occhi: sei tu, vero?».
Il Deserto, il titolo dell’ultimo capitolo del libro, è il topos del rimuginamento interiore.
Riconosco a Cognetti la sobrietà di non averci fatto assistere a sue possibili meditazioni con monaci zen e questo (e mi scappa un giudizio di valore), depone a favore della sua sincerità di fondo.
Detto tutto ciò, dopo le prime righe chi scrive si è trovato risucchiato, e parrebbe una contraddizione – e infatti lo è – nelle pagine del libro che non è un vero e proprio romanzo ma piuttosto una cronaca. Ho un debole per tutto ciò che profuma di buddismo, e se zen ancor meglio. L’aroma zen non basta naturalmente e Senza mai arrivare in cima non è un libro indispensabile ma è pop quanto basta per invogliare anche chi è a digiuno di tutto ciò che riguarda il misticismo orientale ad aprire una finestra su quel mondo. E se qualche reggiano non ha mai sentito parlare o mai visto “live” i ponti sospesi (i ponti tibetani), può fare una gita domenicale a Quara di Toano e, ben equipaggiato, percorrere il sentiero delle balze di Malpasso: e, meraviglia, trovarsi colà a dondolare su precipizi appenninici.
Da parte mia ho imparato che i bon sono i seguaci dello sciamanesimo pre-buddista; ho imparato che esiste il Dolpo, un angolo tradizionale del Nepal; ho conosciuto l’autore del libro Il leopardo delle nevi che ha ispirato il viaggio di Cognetti. Insomma, per filosofeggiare un po’ a braccio, ci spingiamo a dire che il “bene” lo possiamo trovare. Cercandolo.
Il libro è disponibile alla Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia.
(Paolo Cognetti, ‘Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya’, Einaudi 2018, pp. 107, 14,00 euro, recensione di Glauco Bertani).
Soundtrack:
Beatles, Whithin You Whithout You
Tangerine Dream, Phaedra (title track)
Lama Khenpo Pema Choephel Rinpoche, Heart Sutra
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]