In occasione dell’ennesimo stop alla didattica in presenza, previsto dalla nuova colorazione della provincia di Reggio, che da giovedì 4 marzo è entrata in zona “arancione scuro” (una zona arancione rafforzata con ulteriori restrizioni, tra cui appunto la didattica a distanza al 100% per tutte le scuole di ogni ordine e grado, dalle elementari alle superiori, e per l’università), i vertici di Provincia, Comune e Ufficio scolastico di Reggio e i coordinatori dei dirigenti scolastici hanno inviato una lettera agli studenti coinvolti e alle loro famiglie.
“La dolorosa decisione di sospendere l’attività scolastica in presenza nasce in un contesto di emergenza sanitaria che ha dimensioni difficili da prevedere fino a poche settimane fa”, hanno spiegato gli estensori: “Nei giorni scorsi la discussione a livello regionale è stata complessa e articolata, perché tutte le forze politiche, sociali e istituzionali, in primo luogo le scuole, in questi mesi si sono battute per garantire la didattica in presenza nella massima percentuale possibile e nel completo rispetto delle condizioni di sicurezza sanitaria”.
Di fronte però a una diffusione del contagio così veloce, con una netta prevalenza della cosiddetta “variante inglese” e che nell’ultimo mese ha interessato in misura maggioritaria proprio la fascia di popolazione più giovane, “è stato necessario un rinnovato senso di responsabilità, che ha portato la Regione Emilia-Romagna a prendere questa decisione difficile ma indispensabile”.
La provincia reggiana è, almeno per il momento, in una situazione meno critica rispetto ad altre province emiliano-romagnole, il che per esempio consente di mantenere aperti i servizi educativi rivolti a bambini e bambine da 0 ai 6 anni e di garantire le attività di laboratorio necessarie e l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.
Tuttavia, si legge ancora nella lettera, “la progressione dei contagi nelle province confinanti non consente di abbassare la guardia. Ci auguriamo che la rinuncia alla didattica in presenza nelle scuole primarie, secondarie di primo e di secondo grado possa essere una misura transitoria, nell’attesa che una progressione veloce del piano vaccinale contribuisca ad avvicinarci alla soluzione del problema. Siamo però consapevoli che il sacrificio della scuola, di famiglie, studenti e personale, sarà inutile se, fuori di essa, non si farà strada la giusta percezione della gravità del momento e la convinzione che tutti devono e dovranno fare la propria parte per contribuire al risultato comune”.
“In quest’ottica auspichiamo che le attuali, rigide limitazioni ci portino più in fretta all’obiettivo di limitare i contagi. La scuola, da parte sua, farà di tutto perché questa fase rappresenti comunque un periodo di attività didattica e di effettivo scambio educativo, anche grazie ai passi in avanti che tutti gli istituti hanno fatto in quest’ultimo anno nel campo della didattica digitale. Sappiamo bene che la scuola è prima di tutto “scuola in presenza” e proprio per questo vogliamo operare per riconquistare questo obiettivo, in sicurezza, il più presto possibile”.
La lettera è stata firmata dal presidente della Provincia di Reggio Giorgio Zanni, dalla vicepresidente della Provincia con delega alla scuola Ilenia Malavasi, dal sindaco di Reggio Luca Vecchi, dall’assessora comunale all’istruzione Raffaella Curioni, dal dirigente dell’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia-Romagna Paolo Bernardi (Ufficio XI – ambito territoriale Reggio Emilia) e da Paola Campo e Fausto Fiorani, coordinatori delle Reti di scuole del primo e del secondo ciclo della provincia reggiana.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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