Il superamento, ovvero una deroga al tetto di spesa per le assunzioni di personale qualificato a tempo determinato e l’estensione dei titoli di studio abilitativi per accedere al reclutamento nelle istituzioni e organismi educativi degli enti locali – quale è l’Istituzione scuole e nidi dell’infanzia del Comune di Reggio Emilia – sono stati i temi di un incontro svoltosi in Municipio tra il sindaco Luca Vecchi e l’assessora all’Educazione Raffaella Curioni, insieme con la presidente dell’Istituzione stessa, Gigliola Venturini e il direttore Nando Rinaldi, ed il parlamentari reggiani Graziano Delrio, Ilenia Malavasi e Andrea Rossi.
All’incontro hanno partecipato una rappresentanza di genitori e insegnanti, membri dei Consigli infanzia città e del Consiglio di amministrazione dell’Istituzione scuole e nidi dell’infanzia, oltre al presidente di Reggio Children Cristian Fabbi.
I parlamentari hanno dato la loro piena disponibilità a proporre, nelle prossime occasioni utili alla Camera e al Senato, emendamenti e, coinvolgendo altre forze politiche, anche mozioni in grado di impegnare il governo su precise linee programmatiche in favore dello 0-6, a cominciare dalla rimodulazione dei vincoli di spesa degli Enti locali per il personale scolastico. Non è infatti uno stretto tema di risorse economiche, dato che le risorse erano state rese disponibili da governi precedenti all’attuale (anche se il ‘Fondo nazionale per il sistema integrato di educazione e di istruzione’ è stato decurtato di circa 5 milioni con la Legge di bilancio del 2022). Si introdurrebbe così una deroga specifica al tetto di spesa del tempo determinato, già prevista durante il periodo pandemico per fare fronte alle sostituzioni, in grado di assicurare e migliorare il rapporto numerico personale-bambini, uscendo dall’emergenza e consentendo un’ulteriore programmazione.
La materia discussa nell’incontro in Municipio è regolata appunto da normative nazionali e incide in maniera significativa sul funzionamento della rete educativa 0-6 anni, fortemente sviluppata a Reggio Emilia, dove esiste una rilevante offerta pedagogica e di servizio educativo pubblico comunale, nel contesto del sistema integrato che include scuole Fism, convenzionate, private e statali.
“I temi sono di forte attualità e importanza – ha detto il sindaco Luca Vecchi, introducendo l’incontro – Pur essendo consapevoli della dipendenza da norme nazionali limitanti, abbiamo deciso di promuovere questo incontro come atto politico, che parta da Reggio Emilia, riconosciuta in Italia e nel mondo quale città dell’educazione e dell’infanzia. Da decenni la nostra città ha fatto scelte chiare, destinando il 17% della parte corrente del Bilancio comunale alla fascia 0-6, dato che il contributo delle rette copre dal 15 al 20% dei fabbisogni. Il nostro sistema educativo pubblico integrato, con direzione pubblica e aperto al privato che implementa in maniera importante l’offerta complessiva sin dagli anni Novanta, ha portato a un progressivo incremento dell’offerta e, con il sostegno di misure regionali, alla riduzione delle liste d’attesa con esiti significativi ed a un abbattimento delle rette che ha consentito l’accesso a fasce sociali meno abbienti. Il risultato è una scolarizzazione del 60% nei nidi, contro il 25% nazionale, e del 96% nelle scuole d’infanzia.
“Tutto ciò si è realizzato e si realizza – ha sottolineato il sindaco – senza alcuna destrutturazione o esternalizzazione di servizi e personale, che per altro non è affatto garanzia di efficacia ed efficienza, e nonostante il rilievo dell’impegno economico: consideriamo che su 1.400 dipendenti comunali, circa 600 operano nell’Istituzione scuole e nidi dell’infanzia di Reggio Emilia, cioè nidi e scuole a gestione diretta del Comune. Abbiamo fatto questa scelta per garantire patrimonio di conoscenze, competenze, professioni e servizi; non solo gestione dei servizi, e quindi fondamentali risposte alle famiglie, ma anche continuità e innovazione nei contenuti.
“Una scelta netta e coraggiosa, frutto della condivisone di una lunga storia, non intrapresa in altre realtà e che lascia alla comunità un bene prezioso – ha concluso il sindaco – Una scelta che d’altro canto comporta, data appunto la normativa nazionale, rigidità e vincoli, che a nostro avviso devono ora essere superati con innovazioni legislative”.
Il direttore dell’Istituzione, Nando Rinaldi, ha fornito alcuni dati e valutazioni: la spesa del Comune per il personale a tempo determinato dell’Istituzione è di circa 4,7 milioni di euro l’anno su una spesa ammessa per l’interno Comune di circa 6,7 milioni di euro; la norma del 2010 era finalizzata alla regolazione del lavoro a tempo determinato, ma gli effetti complessivi sono divenuti nel tempo di una permanenza o ampliamento del tempo determinato stesso, a scapito di quello indeterminato, per le problematiche relative al reclutamento del personale insegnante, per garantire le sostituzioni e per l’aumento dei sostegni a seguito di percentuali più elevate di bambini con certificazione di disabilità.
Nonostante le maglie molto strette, l’Istituzione ha effettuato negli ultimi anni le seguenti assunzioni a tempo indeterminato: 12 assunzioni nel 2023 da graduatorie di un concorso svolto insieme con il Comune di Modena; nel 2022, si è proceduto con una selezione per stabilizzazione per insegnanti con un’anzianità di servizio di almeno tre anni a tempo determinato, per massimo 20 insegnanti: al concorso hanno partecipato in 14, di ruolo a fine concorso nove insegnanti stabilizzati. Con il concorso 2021, per 39 posti, gli insegnanti in graduatoria finale per il ruolo sono stati 15, di cui tre hanno rinunciato all’assunzione e 11 candidati hanno accettato l’assunzione a tempo determinato. Per tanto in tre anni l’Istituzione è riuscita ad assumere 32 persone. Nonostante queste misure restano vacanti complessivamente, in base all’organico stabilito, 33 posti.
Riguardo ai titoli di studio per accedere ai concorsi e ampliare così le opportunità di reclutamento, è stato proposto nell’incontro, ad esempio, di perfezionare una norma che consenta di introdurre il biennio di laurea Magistrale a proseguimento della laurea triennale in Scienze dell’educazione, che consenta l’abilitazione all’insegnamento nelle Scuole d’Infanzia, oltre al già presente percorso a ciclo unico di durata quinquennale in Scienze della formazione primaria, anche per coloro che sono in possesso di laurea triennale e intendo proseguire gli studi. È stata sottolineata inoltre l’importanza di avere personale qualificato dedicato a bambini con Diritti speciali, in forte aumento negli ultimi anni; e la necessità di dare continuità e sviluppare un servizio, quello educativo, fondamentale in una fase storica di nuove povertà, diseguaglianze e crescenti bisogni educativi. Un servizio che incide in maniera determinante anche sull’autonomia e i bisogni delle donne, che scelgono di lavorare.
“È dimostrato che la qualità dei servizi educativi di una comunità incide positivamente, certo sui bambini e le famiglie, ma anche sull’intera società in termini morali, culturali, spirituali ed economici – ha detto il senatore Graziano Delrio – Va compiuto perciò ogni sforzo possibile per creare lavoro stabilmente nelle realtà scolastiche. Non sarà semplice, vediamo già la situazione gravissima del personale nella Sanità pubblica. Le risorse però per il sistema scolastico non mancano al governo, vanno impiegate e in questo l’esecutivo sarà sollecitato in tutti i modi possibili”.
“Il sistema educativo integrato trova a Reggio Emilia la sua massima esperienza, condivisione e strutturazione nel nostro Paese – ha detto l’onorevole Andrea Rossi – Dobbiamo mantenere alto il livello qualitativo di questo bene comune, la sua diffusione e anche la sua competitività. I modelli culturali che oggi sono in Parlamento sono del tutto diversi. Ciò non toglie che si possa portare in discussione anche una mozione sui temi posti in questo incontro con voi, per entrare nel merito e cercare di incidere, condividendo il più possibile il documento, sull’indirizzo politico del governo”.
“Garantire il sistema dei servizi, fin dalla prima infanzia deve essere una priorità degli Enti locali – ha detto l’onorevole Ilenia Malavasi – Con l’istituzione dell’Assegno unico, una riforma del 2021 fortemente voluta dal centrosinistra, è stato costituito un aiuto importante per le famiglie, a cui il nostro governo aveva destinato risorse preziose. A questo si aggiunge l’importante programma europeo ‘Child Garantee’, che mette a disposizione del nostro paese 635 milioni di euro, che prevede tra gli obiettivi l’aumento dei posti a tempo pieno nei nidi e la cancellazione progressiva delle rette per la loro frequenza. Sono soldi preziosi che non vanno sprecati. Faremmo un danno al Paese e al futuro dei nostri bambini. Per noi sostenere la famiglia significa garantire nidi e scuole d’infanzia di qualità, necessari per la conciliazione dei tempi vita-lavoro in primis della donna e supportare la famiglia con sostegni economici a partire proprio dall’Assegno unico. Abbiamo una idea decisamente differente dalla maggioranza di governo, anche in tema di infanzia e visione del ruolo della donna nella società. Una deroga al tetto di spesa per il personale e una riforma dei titoli di studio abilitativi sono richieste più che legittime, che sosterremo, già a partire dalla prossima Legge di bilancio, auspicando di trovare la giusta attenzione del governo”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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