Scuola e corsi aggiornamento on line

Caliceti

Naturalmente il corso di aggiornamento sulla privacy nella didattica a distanza avviene on line. Da una parte un avvocato dipendente della ditta privata che fornisce il registro elettronico alla scuola: parla a tutti e tutti possono in video vederlo. Dall’altra io e circa centoventi docenti che possono solo ascoltare e fare domande tramite invio di post. Durata corso: due ore.

Tempo per rispondere alle domande: cinque minuti. La maggioranza delle docenti, venuta a sapere di non essere vista dall’occhio della propria webcam, ne approfitta per ascoltare e, contemporaneamente, farsi un caffè, stirare, mettersi avanti con le altre faccende domestiche, chattare con le colleghe sul gruppo whatsapp. Anche io ascolto il relatore sdraiato sul divano, ma per non addormentarmi torno al computer e scrivo domande. Al termine l’avvocato sceglie di rispondere solo ad alcune, a sua scelta.

Per le altre non ha tempo, si capisce. Invita a scrivere mail alla presidenza che poi gliele invierà eccetera eccetera. Per fortuna io le ho scritte. Se interroghiamo un alunno durante una video lezione, ben sapendo che con i bambini piccoli sono presenti anche altri genitori, come docenti violiamo la privacy dei singoli bambini? Esiste una privacy dei bambini? Per effetto del Cloud Act di Trump, i dati privati degli utenti di Google e altri multinazionali Usa a cui il Miur si affida, possono essere trasmessi all’intelligence Usa? La norma europea, il GDPR, confligge o no col fatto che, collegandoci su alcune piattaforme private, noi cediamo loro inevitabilmente parte dei nostri dati sensibili? Incoraggiando ad usare Google, il Miur, una istituzione pubblica, non promuove i suoi utenti a consegnare i propri dati sensibili? Come consiglia di comportarci con gli alunni che si rifiutano di accendere alla videocamera? Quali responsabilità ci sono per chi cattura foto o video durante le lezioni? Se un genitore non ha dato il consenso (con mail scritta) all’uso della webcam da parte della figlia durante le video lezioni, sbaglia il docente che lo considera comportamento illegittimo e sanzionabile con un brutto voto? Chi sceglie la ditta privata che si occupa di gestire e proteggere i dati sensibili della scuola pubblica? Quanto costa? Ammettiamo che il privato commetta un reato, in quale modo i cittadini e l’ente pubblico si possono rifare su di lui? In alcuni Paesi ci sono piattaforme statali usati dalle scuole? In Italia sì o no? Perché? Quanto paga l’ente pubblico al privato per avere un registro elettronico e un servizio di controllo come quello che offre la sua azienda alla nostra scuola? Quanto è pagato all’ora per questo suo corso di aggiornamento on line? Il nuovo regolamento europeo permette che le scuole si appoggino a una piattaforma privata come Google, che non ha come suo fine la formazione, ma il profitto: che ne pensa? Che garanzie abbiamo che Google non utilizzi i nostri dati sensibili? Foto, video, testi ed elaborati vari dei bambini: come dobbiamo gestirli?

Come dimostrare ai genitori degli studenti di aver scelto una piattaforma o un servizio sicuro? In particolare: Gsuite e Weschool? E’ vero che se utilizziamo la gmail istituzionale è protetta e quindi non si pone il problema di nascondere i nomi dei bambini? Esiste un vademecum con le regole per pubblicare le foto/video/audio di minori online a scopo di documentazione didattica? Un docente in malattia deve avere le credenziali disattivate o può continuare ad entrare nel registro elettronico? Si può criptare una intera cartella? Cosa vuol dire, come lei ha ripetuto più volte in questa sua relazione, che dall’8 marzo il contratto di lavoro dei docenti italiano si è adeguato alla nuova situazione rendendo obbligatorio per tutti la DAD e perciò, sono sempre parole sue, è cambiato? E’ sicuro di ciò che dice?

Voglio dire: è sicuro che sia possibile cambiare un contratto di lavoro in modo unilaterale, anche se in una situazione di emergenza? I sindacati ne sono a conoscenza? Se sì, quale crede sarebbe la loro posizione? E finito il periodo di emergenza, a lei risulta che il contratto di lavoro resterebbe cambiato o tornerebbe ad essere quello di prima dell’emergenza? Ciò che implicazioni avrebbe secondo lei? Forse anche che a settembre la scuola, anche se non fosse necessario, potrebbe comunque riprendere, almeno in parte, a distanza, spacciando le modalità emergenziali per innovazione?