I carabinieri del reparto operativo di Parma, coordinati dalla procura ducale, hanno arrestato due donne (una di origini brasiliane e la seconda di Parma) accusate – assieme a una terza persona, denunciata a piede libero – di gestire un’attività di prostituzione in un centro estetico della città emiliana, all’interno del quale due camerini erano stati riservati a “privée” per dare ai clienti la possibilità di consumare rapporti sessuali a pagamento con giovani ragazze, in particolare di origine sudamericana.
Le due donne arrestate, inoltre, secondo l’accusa si sarebbero anche occupate di reclutare le ragazze che, inquadrate nella veste formale di massaggiatrici, lavoravano invece nel centro estetico come prostitute; le loro prestazioni venivano inoltre pubblicizzate su siti internet specializzati per attirare nuovi clienti.
Le indagini, che hanno preso il via lo scorso marzo, hanno avuto origine da un’altra vicenda legata a un giro di prostituzione scoperto in un night club della città: in quell’occasione erano state quattro le persone arrestate, e due di queste avevano menzionato proprio il centro estetico in questione come uno dei luoghi in cui era possibile contrattare incontri di carattere sessuale a pagamento.
Dopo aver analizzato la documentazione contabile del centro, i carabinieri hanno potuto ragionevolmente supporre che l’attività di prostituzione mascherata si svolgesse almeno a partire dall’inizio del 2019, anno durante il quale sono stati rendicontati introiti pari a circa 230.000 euro.
Nel 2020, anno in cui è scoppiata la pandemia di nuovo coronavirus, gli introiti registrati sono stati di poco superiori a 150.000 euro, mentre nel periodo compreso tra gennaio e maggio di quest’anno gli incassi sono stati pari a circa 65.000 euro, per un totale complessivo in trenta mesi di attività di 445.000 euro (cifra già “depurata” dai ricavi generati invece dall’attività vera e propria del centro estetico, di molto inferiore a quella illegale di prostituzione). Tolta la percentuale riconosciuta alle ragazze, stimata in circa il 25-30% del totale, i militari hanno potuto calcolare un profitto per le due donne indagate pari a oltre trecentomila euro.
Nel solo periodo di indagine sono stati acquisiti indizi relativi ad almeno 140 incontri tra clienti e ragazze del centro. Nel corso degli appofondimenti investigativi, inoltre, è emerso come durante i periodi in cui l’Emilia-Romagna si trovava in “zona rossa” per la situazione dei contagi Covid l’illecita attività di prostituzione sarebbe proseguita in un appartamento (a causa della chiusura del centro estetico imposta dai Dpcm) dove sono stati convogliati i numerosi clienti che continuavano a contattare la struttura per usufruire delle prestazioni sessuali a pagamento delle ragazze.
Accogliendo la richiesta della procura di Parma, oltre alle due misure di custodia cautelare in carcere il giudice per le indagini preliminari ha anche disposto il sequestro preventivo della parte di centro estetico adibito all’attività di prostituzione e della somma di 315.000 euro.
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Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]