La Regione Emilia-Romagna ha deciso di prorogare al 31 dicembre 2025 la scadenza degli avvisi di pagamento relativi al cosiddetto “payback” sui dispositivi medici, con la possibilità di rateizzazione per le imprese.
Il sistema del “payback” sui dispositivi medici è stato introdotto con una normativa nel 2011, stabilendo un tetto alla spesa pubblica per i dispositivi medici sia a livello nazionale che regionale. Nel caso di sforamento di questo tetto, sarebbero state le Regioni a dover coprire interamente i costi in eccesso. Nel 2015, con una modifica alla legge, è stato però previsto che le aziende fornitrici di dispositivi medici partecipassero al ripiano del debito, contribuendo fino a una quota del 50% per il periodo 2015-2018. Una decisione che ha messo in difficoltà molte aziende del settore biomedicale, costrette a fare i conti con un improvviso e non preventivato aumento dei costi.
La discussione sul tema sarà portata dal vicepresidente della Regione Emilia-Romagna con delega allo sviluppo economico, Vincenzo Colla, e dall‘assessore regionale alle politiche per la salute Massimo Fabi, nelle rispettive commissioni della Conferenza delle Regioni, per proseguire il pressing di istituzioni e imprese sul governo affinché venga abrogato il meccanismo in questione, che rischia di creare incertezza in una filiera strategica per l’economia regionale e nazionale. È previsto anche un incontro nel distretto biomedicale di Mirandola con tutti i soggetti coinvolti.
All’orizzonte, il prossimo 11 febbraio, è in programma la prima udienza di merito del Tar del Lazio sulla questione.
La decisione sulla proroga della scadenza degli avvisi di pagamento è stata condivisa dalla Regione con le associazioni di rappresentanza del comparto biomedicale durante un incontro svoltosi giovedì 30 gennaio a Bologna. Al confronto, oltre al vicepresidente Colla e all’assessore Fabi, erano presenti i vertici delle associazioni di categoria emiliano-romagnole: Agci, Comitato unitario delle professioni intellettuali degli ordini e dei collegi professionali (Cuper), Commissione regionale Abi, Confagricoltura, Confapi Emilia, Confapindustria, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Cna, Confesercenti, Confimi Romagna, Confindustria, Confprofessioni, Legacoop, Anci, Unioncamere, Uncem e Confsal.
La Regione, per non infrangere i termini di legge, nei giorni scorsi aveva comunque inviato alle imprese emiliano-romagnole (come atto dovuto) la richiesta di pagamento del payback sui dispositivi medici.
“Abbiamo portato al centro del dibattito una norma che, comunque la si consideri, rischia di creare gravi problemi sia al sistema pubblico che a quello privato”, hanno spiegato Fabi e Colla: “Continueremo a batterci per una revisione del meccanismo, e insieme alle imprese del settore e alle loro rappresentanze proseguirà la pressione della Regione sul governo per la sua abrogazione. Questo a salvaguardia della tenuta del Sistema sanitario nazionale e della tutela della salute delle persone, oltre che per scongiurare situazioni di incertezza e difficoltà delle imprese e per l’intera filiera del biomedicale, strategica per l’Emilia-Romagna e per il Paese”.
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