“Confinement”, “lockdown”, confinamento è la condizione che ci tormenta da mesi e che non sembra molto vicino all’oblio. Come ogni cosa andrebbe relativizzata per non esserne schiacciati. Ci sono libri che raccontano storie; autobiografie di persone che narrano della loro infanzia in periodi per noi ormai lontani. Epoche drammatiche vissute sotto l’incubo dei bombardamenti.
«Tante volte avevamo temuto l’incursione, tante volte il pericolo ci era sembrato vicino poi si era allontanato. La sirena piazzata nel centro della città si lasciava distinguere benissimo anche a molta distanza. Da principio il segnale era unico, poi ben presto ci insegnarono a distinguere: l’allarme “leggero”, per l’avvistamento di un ricognitore o di qualche caccia isolato, consisteva in alcuni segnali prolungati; l’allarme “pesante” indicava il transito di formazioni di bombardieri, ed era composto di segnali brevi, due o tre secondi ciascuno… E la sera del 7 gennaio [1944] cambiò qualcosa nella storia della nostra città… A sera inoltrata, eravamo già coricati quando la sirena annunciò l’allarme “pesante”».
Siamo in piena seconda guerra mondiale. Il bombardamento, seguito da un altro il giorno dopo, distrusse non solo le Officine Reggiane, ma anche buona parte della zona nord di Reggio Emilia, quella intorno alla stazione e attigua all’importante industria bellica.
Sono gli occhi di un bambino di poco più dieci anni che vedono prima una pioggia di bengala e poi di bombe cadere dal cielo. Sono gli occhi di Salvatore Fangareggi ragazzo in guerra che lo guidano, oltre trent’anni dopo, a ricordare gli anni dal 1940 e al 1945. Anni cruciali, il 10 giugno 1940, l’entrata in guerra dell’Italia fascista, e data che coincideva anche con il settimo compleanno dell’autore, e l’aprile del 1945, la Liberazione.
Le memorie (quelle scritte bene, of course), spesso, più che i libri di storia, ci fanno respirare concretamente i momenti che rievocano. La lunga stagione, grazie a una scrittura lieve ma allo stesso tempo profonda – che non paga pegno per essere stata scritta post – è capace di trasmettere al lettore tanto i momenti di stupore, di meraviglia quanto quelli di terrore di un bambino che sta diventando adolescente.
Sei, allora, con Salvatore nel rifugio, dopo l’ennesimo allarme antiaereo; sei ancora con lui, “sfollato” a causa dei bombardamenti, che coi familiari percorre parecchi chilometri a piedi per raggiungere una misteriosa località denominata Scampate di Montecavolo. Si trova catapultato, così, in un altro mondo: una casa di contadini senza luce elettrica, acqua corrente, in promiscuità con gli animali. Però lì, almeno si mangiava, ricorda con soddisfazione l’autore. In sintesi una scrittura che ti fa partecipe di ogni momento della vita di Salvatore. E si comprende anche come il regime totalitario mussoliniano forgiasse i suoi “fanciulli”, con la scuola e le attività ricreativo/guerriere.
Se avessi un nipotino in età scolare glielo farei leggere o, almeno, ci proverei.
Completano il volume due interessanti interventi di Pierluigi Castagnetti e Massimo Storchi.
Salvatore Fangareggi, La lunga stagione. Diario di un ragazzo in guerra, con testi di Pierluigi Castagnetti e Massimo Storchi, Consulta 2020, pp. 129, 12,50 euro (recensione di Glauco Bertani).
Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia
Colonna sonora:
BADLY DRAWN BOY, Something To Talk About
ORCHESTRAL MANOEUVRES IN THE DARK, Enola Gay
E’ un resoconto appassionato e fedele di anni difficili, ma è anche un romanzo di formazione per un protagonista dell’agone politico del dopoguerra che dovrà confrontarsi con la prova drammatica del 16 marzo 1978. Un maestro avveduto dovrebbe consigliarne la lettura ai ragazzi delle scuole primarie, per recepire le reazioni di quegli animi al problema della “libertà contingentata” e del “pericolo incombente”.
Da leggere e da meditare, facendo tesoro delle indicazioni di Pierluigi Castagnetti e di Massimo Storchi.