La deputata reggiana del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni è intervenuta sul tema del salario minimo, la cui introduzione “è ancora più importante in questo momento, con il Paese che sta ripartendo dopo la crisi causata dalla pandemia”.
Anche in provincia di Reggio, ha spiegato la parlamentare pentastellata, il dato sulla disoccupazione “è stato fortemente influenzato dalla pandemia”: il mercato del lavoro provinciale reggiano ha chiuso il 2020 con un tasso di disoccupazione al 4,6%, motivo per cui “dobbiamo assolutamente invertire la rotta e accelerare in questi ultimi mesi del 2021”.
Nel 2018, ha ricordato Spadoni, il Movimento 5 Stelle ha presentato al Senato un disegno di legge, a prima firma Nunzia Catalfo, “in cui si stabilisce che nessun lavoratore può guadagnare meno di quanto previsto dai Ccnl più rappresentativi e che il salario stabilito non potrà mai scendere sotto i 9 euro lordi all’ora. Per aiutare le imprese, il disegno di legge Catalfo prevede inoltre la detassazione degli aumenti di stipendio derivanti dal rinnovo dei contratti nazionali per il triennio 2022/2024. Questo gioverebbe anche alle aziende della provincia reggiana, le quali, agevolate dagli sgravi fiscali, potrebbero essere incentivate nell’assunzione”.
“Mettere al primo posto l’allargamento dei diritti dei lavoratori, a cominciare proprio da quello relativo a una giusta retribuzione, vuol dire migliorare la qualità della vita dei cittadini e incrementare i consumi sostenendo la domanda interna”.
Il salario minimo già esiste in 21 Stati membri dell’Unione europea su 27. Recentemente, inoltre, l’Inps ha rilevato che in Italia ci sono 4,5 milioni di lavoratori che guadagnano meno di 9 euro lordi all’ora, mentre 2,5 milioni di lavoratori non arrivano a 8 euro lordi all’ora. 360mila persone, pur avendo già un impiego, beneficiano anche del Reddito di cittadinanza, perché la loro retribuzione è al di sotto della soglia di povertà.
“L’art. 36 della Costituzione – ha concluso la vicepresidente Spadoni – dice che “il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa“. La nostra proposta è depositata al Senato da tre anni: acceleriamo la discussione e approviamola, non c’è più tempo da perdere”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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