Il Gruppo Metalmeccanico di Unindustria Reggio, che rappresenta oltre 400 aziende per un totale di circa 27.000 addetti, ha aderito da tempo all’iniziativa nazionale di Federmeccanica “I giorni della metalmeccanica”, che prevede ogni tre mesi l’illustrazione del quadro congiunturale del settore.
Nell’aggiornamento di metà settembre emerge come i segnali di ripresa dell’economia mondiale già osservati nei primi mesi del 2021, favoriti dalla diffusione sempre più ampia della campagna vaccinale contro il nuovo coronavirus e dalle misure di sostegno a famiglie e imprese, si stiano ora consolidando, con previsioni all’insegna di una crescita robusta sia per l’anno in corso che per il 2022.
Nella prima metà del 2021 il settore metalmeccanico ha evidenziato significativi segnali di miglioramento, in linea con i progressi realizzati a partire dal mese di giugno del 2020, recuperando integralmente i volumi di produzione pre-pandemia.
Mediamente nel terzo trimestre di quest’anno la produzione metalmeccanica è cresciuta del 47,9% rispetto all’anno precedente, un incremento più accentuato rispetto a quanto fatto registrare dall’intero comparto industriale. Il miglioramento osservato per l’industria metalmeccanica ha interessato tendenzialmente tutte le attività dell’aggregato, che hanno evidenziato aumenti a doppia cifra.
Sempre con riferimento ai primi sei mesi del 2021, le esportazioni metalmeccaniche sono cresciute del 31,3% rispetto allo stesso periodo del 2020 e hanno superato del 5,2% l’ammontare di fatturato metalmeccanico esportato nel primo semestre del 2019.
Al miglioramento dell’attività produttiva si è affiancato un minor ricorso alla cassa integrazione e un’inversione delle tendenze negative delle dinamiche occupazionali tra le imprese con più di 500 dipendenti (+1,2% a giugno 2021 rispetto a dicembre 2020).
Con riferimento alle aspettative a breve termine, dall’indagine sono emerse prospettive di ulteriore recupero dell’attività produttiva.
Tra gli aspetti negativi, invece, si segnala il fenomeno dell’aumento dei prezzi delle materie prime, che ha iniziato a emergere dalla fine del 2020 fino ad assumere oggi i connotati di una vera e propria turbolenza che sta minando alla base la ripresa dell’intero settore. Altro aspetto non trascurabile è quello che riguarda l’impennata dei prezzi dei noleggi dei container: una situazione che, associata all’incertezza sulla sua evoluzione futura, sta condizionando significativamente la produzione metalmeccanica, che è il principale settore utilizzatore di metalli industriali.
Sul versante locale, anche l’indagine trimestrale sulle imprese della provincia reggiana ha evidenziato una robusta ripresa del settore metalmeccanico nel secondo trimestre del 2021, con un +55,8% in termini tendenziali; una variazione che, tuttavia, è condizionata dal raffronto con i mesi del 2020 caratterizzati dal lockdown.
Il portafoglio ordini, in ogni caso, ha mostrato un quadro in miglioramento rispetto al trimestre precedente, trainando i livelli produttivi: gli ordinativi sono risultati in aumento nel 79% delle aziende e stabili per il restante 21%.
L’accelerazione osservata è stata determinata anche dall’espansione della domanda interna, ma la ripresa del commercio mondiale ha comportato effetti molto positivi sull’interscambio commerciale reggiano: nel primo semestre dell’anno in corso le esportazioni metalmeccaniche sono cresciute del 38,3% rispetto allo stesso periodo del 2020 e hanno superato del 9,3% anche l’ammontare di fatturato metalmeccanico esportato nel primo semestre del 2019, l’ultimo anno non condizionato dagli effetti della pandemia.
Nel periodo compreso tra gennaio e giugno del 2021, inoltre, è diminuito il ricorso alla cassa integrazione: le ore autorizzate per gli addetti metalmeccanici sono state pari a circa 3 milioni, in evidentissimo calo (-75,1%) rispetto ai 12 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente.
Sulla base delle indicazioni emerse dai risultati dell’indagine trimestrale, per i prossimi mesi il settore metalmeccanico reggiano attende un consolidamento della crescita, anche se rimane un clima d’incertezza dovuto all’evoluzione della pandemia, alla dinamica dei prezzi delle materie prime e alla loro disponibilità sul mercato.
Il portafoglio ordini si è confermato positivo: sono a quota 47% le imprese intervistate che hanno registrato un aumento delle consistenze, mentre sono il 16% quelle che al contrario hanno subìto contrazioni. Con riferimento alla domanda estera, le imprese che prevedono un aumento degli ordini esteri sono il 37%, contro il 12% di imprese che prevedono invece una riduzione.
Al buon andamento del portafoglio ordini si accompagnano le valutazioni positive sulle attese riguardanti i volumi di produzione: il 53% delle imprese ha prospettato incrementi, mentre solo l’11% contrazioni. Con riferimento alle previsioni per il terzo trimestre dell’anno, infine, le dinamiche occupazionali si confermano in evoluzione positiva: il 32% delle imprese prospetta un incremento dei propri organici, mentre solo il 5% di esse prevede di doverli ridurre.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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