La legge regionale 16/2015 sull’economia circolare “non trova piena attuazione se non si interviene a sostegno della filiera dei rifiuti”: è quanto sostiene Confcooperative Emilia-Romagna, sottolineando come la scarsa propensione del mercato industriale a utilizzare le materie riciclate e il crollo dei prezzi causato dal blocco delle importazioni dalla Cina (con conseguente aumento dell’offerta sul mercato interno) possano presentare gravi ripercussioni in termini economici, ambientali e sociali.
“Se non c’è chi acquista e impiega i nuovi prodotti ricavati dai rifiuti tramite il processo di end of waste – ha osservato Confcooperative – il ciclo dell’economia circolare non si chiude e ci troveremo con tonnellate di carta, cartone e plastica riciclata da smaltire”.
L’appello dell’organizzazione regionale, che associa complessivamente 1.600 cooperative con oltre 80mila occupati e 230mila soci, è rivolto in particolare alle istituzioni di tutti i livelli, alle quali sono stati richiesti interventi (compresi incentivi e agevolazioni) per aiutare le imprese a completare il ciclo dell’economia circolare, altrimenti destinato a bloccarsi, e continuare così a svolgere un servizio fondamentale a favore di tutta la collettività.
“Diversi impianti di smaltimento e riciclo presenti in regione sono a rischio saturazione”, ha fatto notare il presidente di Confcooperative Emilia-Romagna Francesco Milza: “Continuiamo a produrre troppi rifiuti e a non sapere come riutilizzarli, perché la materia riciclata non trova un mercato di riferimento. Non si riesce a generare un’adeguata filiera industriale tale da consentire alle imprese che recuperano rifiuti di avere sostenibilità economica”.
Per Milza ben venga l’obiettivo del 73% di raccolta differenziata della Regione entro il 2020, “ma questa è una precondizione per gestire in modo virtuoso il ciclo dei rifiuti: se non si trovano industrie disposte ad acquistare le materie riciclate e se i prezzi non si risollevano, soprattutto adesso che la Cina non importa più come prima questi prodotti, l’economia circolare dell’Emilia-Romagna si blocca con pesanti conseguenze e gli impianti di recupero non riescono più ad assolvere alla loro funzione di tutela ambientale”.
Da qui l’appello di Confcooperative alle istituzioni: “La politica non può ignorare questo problema, soprattutto quando si parla di imprese che svolgono funzioni a beneficio di tutto l’ecosistema territoriale. È arrivato il momento di aprire una seria riflessione sulle prospettive dell’economia circolare in Emilia-Romagna, su come dare vera attuazione all’innovativa legge regionale introdotta nel 2015, su come sostenere le aziende che trasformano i rifiuti. In questa fase ormai di emergenza, crediamo che tra i vari interventi da adottare sia opportuno valutare anche la possibilità di incentivi e agevolazioni per gli impianti di recupero dei rifiuti, affinché possano continuare a svolgere il loro servizio a favore della collettività”.
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Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]