Martedì scorso il deputato sassolese Matteo Richetti si era astenuto dal voto di fiducia al governo, ribadendo il suo disaccordo al Conte bis. Ma l’uscita dal partito del parlamentare emiliano, come riporta oggi Repubblica, ha lasciato malumori. “Chi viene candidato, si impegna con una scrittura privata a versare un contributo di 25 mila euro al Pd di Modena in un’ unica soluzione (ha spiegato il legale del segretario del Pd modenese). Richetti è stato sollecitato dal Pd e da me, ma non ha pagato”.
Matteo Richetti era stato eletto il 4 marzo 2018. Così il segretario di Modena ha presentato ricorso in tribunale: “Così si è arrivati al decreto di ingiunzione di pagamento”.
Richetti ha poi commentato tali le accuse sostenendo di avere già versato circa metà dell’importo dovuto, cioè 12.500 euro. E precisa: “La somma è relativa a 5 anni di legislatura e anche se non la terminerò nel Pd sono pronto a versare la restante parte, come ho sempre fatto. Che questo venga usato per sporcare una decisione sofferta, presa per coerenza, la dice lunga sullo stato di salute del Pd”.
Ma da Modena ribadiscono poi che Matteo Richetti non è in regola dal 2013: il parlamentare avrebbe versato poco più di 20mila euro, mentre i suoi colleghi “hanno versato nello stesso periodo circa 185 mila euro, più i contributi per la campagna. Sono cifre stabilite in un regolamento interno, valuteremo come proseguire eventualmente le azioni legali”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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