La seconda riunione di ottobre della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni ha certificato una sostanziale stabilità dell’indice Rt relativo all’epidemia di nuovo coronavirus in Italia.
Il valore dell’indice di trasmissibilità medio dell’infezione da virus Sars-Cov-2, infatti, secondo i numeri del ministero e della Protezione civile (riferiti al periodo compreso tra il 15 e il 28 settembre) è stimato per il secondo monitoraggio consecutivo a quota 0,83 (range: 0,81 – 0,86), rimanendo dunque sotto la soglia epidemica (Rt = 1) che separa una situazione di epidemia in avanzamento (Rt maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (Rt inferiore a 1).
Stabile anche il cosiddetto “Rt ospedaliero”, ovvero l’indice di trasmissibilità basato sui casi di Covid-19 con ricovero ospedaliero, fermo a quota 0,80 proprio come nella rilevazione precedente.
Il monitoraggio settimanale sullo stato dell’epidemia in Italia ha evidenziato invece una nuova discesa (la quinta consecutiva) dell’incidenza settimanale dei contagi, passata da 37 a 34 nuovi casi di positività riscontrati ogni 100mila abitanti; un valore dunque per la terza settimana consecutiva al di sotto della soglia dei cinquanta nuovi casi ogni 100.000 abitanti, che consente un miglior controllo della circolazione del virus grazie a un più efficiente contenimento (ovvero l’identificazione dei casi e il tracciamento dei relativi contatti).
È in leggero peggioramento, tuttavia, il quadro delle regioni e delle province autonome classificate a rischio moderato, risalite a quota quattro: si tratta di Basilicata, Valle d’Aosta, provincia autonoma di Trento e provincia autonoma di Bolzano; tutte le altre regioni, invece, sono attualmente considerate a rischio basso, mentre nessuna regione o provincia autonoma è ritenuta a rischio epidemico alto.
Confermata, nel frattempo, l’inversione del trend (che fino a metà settembre era al rialzo) dei ricoveri ospedalieri associati a Covid-19: il tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva è infatti ulteriormente sceso dal 5,1% al 4,8%, con un numero di persone ricoverate passate dalle 459 del 28 settembre alle 433 del 5 ottobre; anche il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale ha fatto segnare un significativo decremento, scendendo dal 5,9% al 5,1%, con un numero di persone ricoverate passate dalle 3.418 del 28 settembre alle 2.968 del 5 ottobre.
È in diminuzione il numero di nuovi casi di Covid-19 non associati a catene di trasmissione (5.903, contro i 7.070 del monitoraggio precedente), mentre la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in lieve diminuzione (33%, contro il 34% della scorsa settimana). Nel frattempo è aumentata leggermente la quota di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (47%, contro il 45% del precedente monitoraggio), mentre è rimasta stabile al 21% quella dei casi diagnosticati attraverso le attività di screening.
La circolazione della variante delta, ha confermato ancora una volta l’Istituto superiore di sanità, “è ancora prevalente in Italia. Questa variante è dominante nell’Unione Europea ed è associata a un aumento nel numero di nuovi casi di infezione anche in altri paesi con alta copertura vaccinale. Una più elevata copertura vaccinale e il completamento dei cicli di vaccinazione rappresentano gli strumenti principali per prevenire ulteriori recrudescenze di episodi di aumentata circolazione del virus, sostenuta da varianti emergenti con maggiore trasmissibilità”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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