Il presidente del Partito democratico Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, è tornato in Assemblea regionale dopo la sua elezione al Parlamento europeo. Il governatore ha già annunciato che si dimetterà dalla guida della Regione. E la data potrebbe essere quella del 10 luglio.
L’aula, martedì pomeriggio, ha approvato un emendamento alla norma regionale del 2021 che prevede la finestra di voto in primavera. Il nuovo criterio fissa l’indizione della data entro tre mesi dalle dimissioni, elezioni da realizzarsi entro i due mesi successivi, riportando così i tempi entro fine anno
Ecco cosa succederà. Voto entro cinque mesi in caso di dimissioni anticipate del presidente della giunta dell’Emilia-Romagna: le elezioni devono essere indette entro tre mesi e svolgersi entro i successivi due mesi. Con i voti della maggioranza, l’Assemblea legislativa ha approvato un emendamento proposto dalla giunta che modifica le regole con cui si vota in Emilia-Romagna. L’emendamento è stato inserito all’interno del documento sul Refit 2024, la legge che elimina o modifica leggi e articoli di legge, regolamenti e disposizioni normative della Regione divenute obsolete.
L’emendamento ha suscitato i dubbi del centrodestra: “Non votiamo e siamo pronti a impugnare l’emendamento”, spiega Gabriele Delmonte (Lega). “Siamo per votare il prima possibile, ma votiamo contro l’emendamento visto che non c’è stato dato il tempo di approfondire”, sottolinea Marta Evangelisti (Fdi). Duro Simone Pelloni (Rete civica) per il quale “il Presidente Bonaccini ha deciso quando finiva la legislatura, la maggioranza decide quando si vota: peccato che la legge elettorale dovrebbe essere tema dell’Assemblea, dunque tema unitario”.
“Si tratta solo di una modifica tecnica di una legge elettorale che abbiamo votato all’unanimità tutti insieme, noi lavoriamo in maniera seria”, replica Marcella Zappaterra (Pd) il cui intervento si basa sul principio costituzionale per il quale bisogna svolgere le elezioni nel minor tempo possibile.
Sempre al capitolo legge elettorale ha tenuto banco l’ipotesi di un riequilibrio del rapporto popolazione/eletti. Il Pd si è detto pronto ad approvare un ordine del giorno unitario per dare mandato agli uffici tecnici della Regione di verificare eventuali squilibri territoriali nel rapporto popolazione/eletti, ma l’impossibilità di arrivare a un accordo su alcuni emendamenti ha fatto sfumare l’intesa. L’Assemblea, quindi, ha respinto gli odg che chiedevano di riformare la legge regionale al fine di garantire una più equa rappresentanza territoriale.
“I consigli comunali hanno approvato un ordine del giorno che chiedeva di rivedere la legge elettorale rivendicando un ruolo più forte per la Romagna. Siete talmente attaccati alle poltrone da ignorare la volontà di oltre un milione di cittadini”, punge Massimiliano Pompignoli (Lega), mentre Giulia Pigoni (Italia Viva) replica: “Spiace che sia stato affossato il testo condiviso che avevamo realizzato, sembra che ci sia chi vuole il match Emilia contro Romagna…”. “Non ho partecipato al voto su questo emendamento perché trovo inopportuno intervenire sulla legge elettorale in questo momento”, sottolinea Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle).
“Eviterei di buttare in politica un tema così importante come la legge elettorale, siamo l’Emilia-Romagna e anche i risultati elettorali di domenica scorsa dimostrano come il Pd e il centrosinistra siano capace di dare risposte ai problemi dei cittadini. Avevo lavorato per una soluzione unitaria, ma vedo che c’è chi non ha voluto”, spiega Manuela Rontini (Pd).
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