La presidente dell’assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna Emma Petitti ha inviato una memoria alla Commissione parlamentare per le questioni regionali in risposta a un’indagine conoscitiva sul processo di attuazione del cosiddetto “regionalismo differenziato”, che prevede una maggiore autonomia legislativa e amministrativa da parte di una Regione per gestire direttamente, in forma semplificata e con risorse finanziarie certe, materie considerate fondamentali per l’ulteriore crescita sociale ed economica del proprio territorio.
Secondo la presidente Petitti “il percorso di attuazione del regionalismo differenziato deve proseguire, anche alla luce delle conseguenze derivanti dalla crisi pandemica: una crisi sanitaria ed economico-sociale che impone alle istituzioni, a ogni livello, risposte concrete. Occorre ripartire dal disegno di legge statale messo a punto dal governo Conte II, volto a disciplinare il processo di attribuzione di forme rafforzate di autonomia alle Regioni richiedenti nel quadro dell’unità nazionale. Con un obiettivo: definire una cornice comune dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep), degli obiettivi di servizio e dei fabbisogni standard. Il tutto nel rigoroso rispetto dei capisaldi dell’ordinamento costituzionale: l’unità giuridica, economica e finanziaria dello Stato nonché il principio perequativo e i valori solidaristici sui quali è fondata la fiscalità nazionale”.
“Il mio auspicio – ha concluso la presidente Petitti – è che il percorso di attuazione del regionalismo differenziato riparta secondo il modello con l’assemblea legislativa protagonista proposto dalla Regione Emilia-Romagna, che ha elaborato un progetto di regionalismo rafforzato in cui l’autonomia non è un obiettivo, ma uno strumento, individuando prima gli obiettivi da realizzare e, sulla base di questi, quanta autonomia richiedere”.
Alla presidente del parlamento emiliano-romagnolo ha fatto eco la capogruppo del Partito Democratico Marcella Zappaterra, che nella propria memoria ha evidenziato come “la migliore risposta alla crisi e alle sfide del prossimo futuro sia quella di sviluppare capacità progettuali più efficaci e al contempo prospettive di riforma più coraggiose”. Da qui, secondo la capogruppo Zappaterra, deriva l’importanza di proseguire “nel percorso verso il riconoscimento di quell’autonomia aggiuntiva a cui anche la Regione Emilia-Romagna ambisce, nel solco della tradizione riformista che la connota”. Un’autonomia rafforzata “necessaria per accrescere la competitività e la coesione del sistema economico e sociale regionale nella direzione dello sviluppo sostenibile e solidale”.
Fautore della necessità di una rapida ripresa del processo del regionalismo differenziato è anche il capogruppo della Lega Matteo Rancan, che nella propria memoria ha scritto che “soltanto l’affermazione di una nuova autonomia può consentire di far fronte alla velocità delle trasformazioni economiche e sociali, evitando, al contempo, la lentezza nei processi decisionali tipica di una politica costretta a fornire risposte uniformi ai diversi territori che compongono l’Italia”.
Il capogruppo leghista, però, ha criticato l’impostazione voluta dal governo Conte II: “Il disegno di legge quadro ha complicato il procedimento, che dunque va rivisto e semplificato, limitandone la portata alla sola individuazione dei costi standard di ciascuna competenza, consentendo il superamento del concetto di spesa storica e definendo tempi certi per giungere all’individuazione dei fabbisogni standard per ogni singola materia”. Un cambio di paradigma, secondo Rancan, che non riguarderebbe solo le Regioni che hanno richiesto l’autonomia differenziata, ma “la spesa dello Stato proiettata su tutti i territori regionali relativamente a ogni competenza trasferita o trasferibile”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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