Reggio. “Vivere alla stazione, dove la dignità umana è calpestata”

Un cittadino, Gino Rossi, che vive e risiede nel quartiere della stazione di Reggio Emilia, zona ormai quotidianamente alla ribalta della cronaca nera per la situazione di abbandono in cui versa, tra risse, spaccio di droga, ricovero per invisibili e ricettacolo di sporcizia e degrado urbano, scrive questa lettera che pubblichiamo.

“Scrivo in qualità di cittadino Reggiano, anche se da pochi anni residente in città.

Questa mattina, uscendo di casa per accompagnare mia figlia all’asilo, mi sono imbattuto in una scena che mi ha profondamente turbato: un uomo dormiva, in condizioni di evidente disagio e marginalità, sulla grata sotto la mia finestra. Non era l’unico: oltre ai giacigli improvvisati tra marciapiedi e posti auto in via Don Alai, la situazione di degrado in Piazzale Marconi è ormai diventata insostenibile. Mi sono avvicinato a quest’uomo, chiedendogli se stava bene e se necessitasse di aiuto, ma ha declinato l’offerta di andare in ospedale affermando di esserci già stato e di stare bene, seppur tremando visibilmente. Il suo disorientamento e il suo bisogno di aiuto erano evidenti.
Passare la notte sul marciapiede è una realtà denigrante, sia per chi si trova in questa drammatica situazione, sia per chi vive nella zona e quotidianamente si trova ad affrontare simili scenari. A pochi metri dall’ufficio postale di Viale Eritrea, la dignità umana viene calpestata quotidianamente, nell’indifferenza delle istituzioni.

In questi giorni si parla molto di reggianeOFF e stazioneOFF, iniziative dalle lodevoli intenzioni che mirano a riqualificare aree urbane. Tuttavia, non posso esimermi dal paragonare la situazione di Piazzale Marconi a quella di metropoli americane come New York, dove il numero di senzatetto è in aumento e le strade sono teatro di episodi di criminalità quotidiani. La mia preoccupazione e la sensazione dei residenti è che Reggio Emilia, città un tempo conosciuta per la sua tranquillità e sicurezza, stia scivolando verso una deriva simile, dalla quale sarà poi molto difficile – se non impossibile – fare ritorno.

Come evidenziato dalle immagini del senzatetto con cui ho parlato, la radice del problema non è l’immigrazione. Il degrado e il disagio sociale si espandono come un cancro e colpiscono anche chi in questa città ci è nato e da un giorno all’altro si ritrova a vivere per strada.
Proprio ieri si è tenuta l’assemblea di insediamento del nuovo presidente del CRES, l’unico comitato apartitico di Reggio Emilia che si batte contro il degrado. Tra le proposte discusse, l’ipotesi di richiedere l’intervento dell’esercito a supporto delle forze di polizia locali, misure di contrasto alla criminalità e future manifestazioni per la riappropriazione dell’identità territoriale.
Temi caldi e difficili, affrontati con serietà da un comitato composto da persone di diversa estrazione sociale e orientamento politico, unite nella lotta contro la dilagante mala gestione dei problemi sociali e di ordine pubblico che sta devastando la nostra amata città.

Grazie a tutti i cittadini che si impegnano in prima persona per aiutare chi è meno fortunato di noi, ma questi enormi sforzi sono vani se continuiamo a voltarci dall’altra parte. È necessario un impegno concreto da parte di tutte le istituzioni e della cittadinanza per arginare questa deriva e restituire a Reggio Emilia e ai suoi abitanti la giusta dignità e il decoro che tutti meritiamo.

Gino Rossi

Insieme, possiamo fare la differenza”.

 



Ci sono 4 commenti

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  1. G.Luca

    Pago,. quando posso una notte in albergo,non è molto..ma almeno una buona dormita e una doccia..la barba…io NO non mi giro dalla altra parte. So che non è la soluzione giusta..ma che fare ? Ostello chiuso..casa albergo affollata..si dorme 8 GG al mese.. così mi dicono..Uniti e liberi, basta, fare le corse e lasciare indietro chi sta passando un brutto periodo

  2. Giacomo

    Signor Gino Rossi, ma Reggio Emilia, non è la città delle persone???, l’amministrazione comunale è senza memoria o ha la memoria corta, io la definirei con un grosso tasso di menefreghismo


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