Venerdì 29 novembre verrà presentato il volume “Il Liceo Ariosto Spallanzani tra storie e memorie” a cura di Giuliana Lusuardi e Lorenzo Capitani. Il libro, con la prefazione di Giuseppe Gherpelli (per un decennio presidente della Fondazione I Teatri di Reggio Emilia), sarà presentato presso l’Aula Magna del Liceo Spallanzani in via Franchetti alle ore 17.
Numerosi i contributi di ex alunni poi divenuti, attraverso le professioni o le passioni o lo studio, volti noti della città di Reggio Emilia. Tra questi, citandone alcuni senza voler far torto ad altri, i giornalisti Luigi Manfredi, Otello Incerti, Gabriele Franzini e Paolo Bonacini, lo storico e pubblicista Fabrizio Montanari e Arturo Bertoldi, pubblicista e ufficio stampa. Ma anche politici come Mauro Del Bue, Emerenzio Barbieri e lo scomparso Franco Boiardi o Ivanna Rossi. Avvocati quali Celestina Tinelli, Giuseppe Pezzarossi ed Ettore Rocchi. Poi imprenditori come Stefano Landi e Lauro Sacchetti, professori come Umberto Di Raimo e Giancarla Codrignani. E tanti altri ancora.
La nota editoriale. “L’uscita di un volume sulla storia della scuola nella nostra città non è mai una operazione scontata, poiché entrano in gioco molte variabili e molte giuste attese.
Tanto più in questo caso, quando si tratta della ricostruzione dei due più antichi licei reggiani, due licei che si unificheranno nell’anno scolastico 1997-1998, nel quadro di tormentate e complesse scelte riguardanti la programmazione dell’offerta formativa provinciale.
Abbiamo provato così, in una pubblicazione rivolta ad un pubblico ampio, con l’intento di suscitare interesse e curiosità, a seguire in parallelo le vicende dei due licei, che hanno preceduto l’unificazione amministrativa, attraverso brevi saggi storici inediti e una inevitabilmente parzialissima raccolta di testimonianze di chi li ha frequentati, specie fra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Ottanta. Diverse le stagioni che si rincorrono, anche nelle pagine fotografiche relative a foto di classe riportate dalle varie pubblicazioni scolastiche, in una limitata selezione che ben rappresenta il mutare dei tempi e dei costumi.
Nella speranza di aver raccolto materiale interessante e ringraziando i tanti che hanno voluto collaborare ad un volume davvero corale, con tanta passione e disponibilità, esprimiamo l’augurio che una nuova stagione di ricerca possa pienamente svilupparsi a partire dalla conservazione e valorizzazione dei preziosi archivi delle nostre scuole.
Di seguito qualche primo materiale.
(Giuliana Lusuardi e Lorenzo Capitani
Reggio Emilia 19-11-2019)
Testo retrocopertina. Dalla nascita del Regio Liceo di Reggio nell’Emilia, all’indomani dell’Unità, con i sui diversi sviluppi tra il 1860 e il 1865, alla istituzione del nuovo Liceo scientifico nel 1941, fino alla unificazione dei due licei, nell’anno scolastico 1997-1998, si dipana una vicenda molto importante e singolare nella storia della società e della cultura della nostra città.
La posta in gioco, per le classi dirigenti che si trovano direttamente a viverla e a gestirla, va ben al di là delle contese sulla intitolazione: al nome di Spallanzani viene dedicato in un primo tempo il Regio Liceo, rivendicato poi, come è noto, dal nuovo scientifico, con il conseguente “ripiego” del più antico classico sul nome di Ariosto, fino alla “sintesi” attuale.
Si tratta del peso, del significato e della qualità di uno dei momenti centrali della comunità reggiana, nel corso di fasi storiche assai diverse, comunque segnate da profondi rivolgimenti.
Storie dunque, perché molteplici ambiti, culturali, sociali, politici, sono coinvolti nel definirsi e nel modificarsi dei due licei, non tutti strettamente o esclusivamente connessi ai processi formativi e alle loro modalità.
Memorie, perché investono diverse generazioni e, specialmente nei tempi più recenti, non tutte provenienti dai ceti medio alti della società. Attraverso l’alternarsi dei decenni, una lente privilegiata sui giovani, sui loro sogni e sulle loro aspettative, nell’incontro-scontro con il “mondo” degli adulti, dove la cultura liceale viene continuamente sollecitata a confermare la sua profondità e vitalità.
I materiali che proponiamo in questo volume corale, che non ha nessuna pretesa di completezza storica, costituiscono una prima esplorazione, nell’intento tuttavia di render conto della complessità che ben caratterizza la vicenda dei nostri più antichi licei, oggi unificati in una esperienza che via via si è consolidata, nella consapevolezza di dover corrispondere a nuovi bisogni e a nuove domande, sulla base di solide radici.
La prima parte è dedicata ad una cornice di ordine generale, con contributi specifici dedicati ad alcune fasi storiche determinate e a sintetici percorsi tematici o biografici.
La seconda parte raccoglie, sia per il Classico che per lo Scientifico, una serie di contributi, ricordi e testimonianze, con l’intento di restituire un po’ il clima di differenti stagioni, dalla fine degli anni Cinquanta agli anni Ottanta: un parzialissimo mosaico di storie individuali e collettive.
La sezione fotografica costituisce una limitata selezione delle tradizionali “foto di classe”, provenienti da diverse pubblicazioni scolastiche, particolarmente interessanti, poiché documentano, con le loro “immagini della memoria”, spesso molto meglio di tante analisi, il mutare dei tempi e dei costumi.
Dalla Prefazione di Giuseppe Gherpelli
Il sistema scolastico contenuto nella legge Casati del 1859, fulcro del modello di istruzione della legislazione piemontese pre-unitaria, ha improntato di sé i primi decenni dell’Italia unita ed ha esercitato la sua influenza ben oltre i decreti Gentile del 1922 e del 1923.
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Ai licei creati in Italia a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, del resto, era stata assegnata una missione davvero impegnativa: formare il cittadino del nuovo Stato, un cittadino che, per forza morale e intellettuale, avrebbe dovuto a sua volta essere capace di formare i cittadini delle successive generazioni. Che la missione si possa dire compiuta credo sia arduo affermare. È sicuramente possibile provare a capire che cosa è accaduto e accade grazie ai licei, per esempio studiando con attenzione la composizione sociale degli iscritti e la loro attività una volta usciti da scuola. Ciò è in qualche misura avvenuto, sia pure per pochi casi. A Ferrara, per esempio, i primi allievi del Liceo, intitolato a Ludovico Ariosto nel 1865, appartenevano quasi tutti a famiglie del ceto agrario, delle professioni e del commercio, non furono mai più di settanta divisi in tre classi, e la presenza femminile era ridottissima (solo cinque allieve conseguirono la licenza nei primi quaranta anni di attività della scuola; la percentuale delle allieve risulta inferiore al dieci per cento degli iscritti fino al 1925).
Le ricerche che hanno avuto per oggetto i licei italiani sono numerose; molte di esse hanno fatto i conti anzitutto con i contributi che gli ex allievi hanno spontaneamente consegnato agli annali dei singoli istituti, che talvolta hanno assunto la veste di preziosi volumi monografici. Per queste ragioni, lo sforzo di Lorenzo Capitani e Giuliana Lusuardi merita un sincero riconoscimento, per la raccolta e l’organizzazione di tanti elementi di conoscenza sulle vicende del Liceo classico e scientifico Ariosto-Spallanzani di Reggio Emilia. Le notizie riportate, le ricostruzioni effettuate, le originali testimonianze acquisite potranno costituire, nel loro insieme, materiale assai utile per una ricognizione mirata a verificare, fra l’altro, l’uso sociale che la città e la provincia di Reggio Emilia hanno fatto dei loro licei nella loro più che secolare storia.
Non è superfluo e nemmeno di poco conto tentare di comprendere se e come abbiano funzionato nel tempo gli “ascensori sociali” di cui i licei sono stati artefici e specchi fedeli, come i saperi trasmessi dalle cattedre ai banchi dei licei si siano trasformati successivamente in apporti alla società in cui gli allievi hanno poi operato, rilevando le professionalità espresse e verificando anche i mutamenti in esse prodotti dai differenti contesti (nel censimento del 1861, anno nel quale i cittadini italiani da sei anni in su erano per il 74,28% analfabeti, il Comune di Reggio Emilia registrava 46.656 residenti, alla fine del 2018 ne risultavano 171.999; nel 1861 i residenti nella provincia di Reggio erano 234.135, mentre al primo di gennaio del 2019 ne risultavano 533.158). Il lavoro qui presentato, nel suo complesso, appare tanto più urgente, infine, se si considera che rispetto alla presenza a Reggio Emilia, per oltre un secolo, di un solo liceo classico, cui si aggiunse nel 1941 il liceo scientifico, oggi, consultando il sito web del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, alla sezione “Scuola in chiaro”, vengono indicati quasi quindici licei attivi nella provincia di Reggio Emilia, distinti nelle diverse tipologie che oggi si fregiano del titolo di liceo (fra classici, scientifici, linguistici, di scienze umane, di scienze applicate, coreutici, musicali, ecc.).
Ultimi commenti
buffon sei il numero uno del pianeta terra
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!