Il garante invita le direzioni degli istituti penitenziari presenti in regione e le locali aziende sanitarie a potenziare il personale sanitario e quello volontario, questo anche al fine di superare il massiccio ricorso a terapie e psicofarmaci
Il garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, interviene sul suicidio all’interno del carcere di Reggio Emilia di un detenuto di 36 anni di origini liberiane. Nelle prime ore del pomeriggio di martedì, nel reparto dei detenuti comuni, l’uomo si è tolto la vita nella sua stanza di pernottamento. A nulla è servito l’immediato intervento dei soccorsi. L’uomo si trovava in carcere dallo scorso 22 marzo, accusato di omicidio (all’interno del contesto familiare).
Questo, spiega Cavalieri, “è il terzo suicidio che si verifica nelle carceri emiliano-romagnole nel 2022. Sui casi legati all’abuso di farmaci sono in corso accertamenti da parte dell’autorità giudiziaria”.
In Italia ogni anno in carcere, in media, su 10mila detenuti sono in 10,6 a togliersi la vita. Fuori dal carcere, invece, i suicidi sono 0,6 ogni 10mila cittadini. I gesti di autolesionismo arrivano in media a 20 ogni 100 detenuti.
“Questi dati – sottolinea il garante regionale – rappresentano la punta dell’iceberg della sofferenza che si vive in carcere. Serve un maggiore coinvolgimento della società e dei territori”. Le direzioni degli istituti penitenziari presenti in regione e le locali aziende sanitarie, rimarca Cavalieri, “devono potenziare i protocolli per il rischio autolesivo e suicidario, attraverso l’incremento nelle strutture di personale sanitario con adeguate competenze rispetto a queste problematiche, per l’intero arco della giornata e anche del volontariato penitenziario, troppo spesso non coinvolto nei processi di accompagnamento alla vita detentiva dei reclusi, questo anche al fine di superare il massiccio ricorso a terapie e psicofarmaci”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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