Sostiene Annalisa Rabitti, assessora alla Cultura, Pari opportunità e Città senza barriere di Reggio Emilia, in merito alla vicenda di Saman Abbas, 18enne pakistana scomparsa a Novellara dopo avere rifiutato un matrimonio combinato e per le cui sorti si teme il peggio: “Il matrimonio forzato è una violazione dei diritti umani, in particolare dei diritti delle donne e delle ragazze. Al centro è il tema della libertà di autodeterminazione per le donne e per le ragazze, quindi il tema del consenso e di poter essere libere di scegliere chi amare.
Nel matrimonio forzato viene quindi esercitata una costrizione che può essere fisica, psicologica, economica, sessuale, emotiva. E’ un tema complesso che richiede necessariamente tempi di riflessione: occorre indagarlo, conoscerlo, cercare le radici culturali che sono alla base di una tale violenza. E non affrontarlo mai come un fatto episodico.
Le donne solo collocate ad un livello inferiore, diventando un oggetto di scambio o un investimento su cui agire scelte che prescindono dai loro desideri e sentimenti.
E’ un fenomeno che riguarda il controllo della libertà femminile e della sessualità, toccando fasce di età diverse, e che talvolta si traduce in forme di terribile schiavitù domestica.
Dare un nome alle cose significa imparare a conoscerle e forse provare a capire quali percorsi intraprendere per governarle e provare ad invertire la rotta di marcia.
All’origine dei matrimoni forzati ci sono numerosi fattori che, dalle norme sociali di una comunità, passano attraverso le diverse strutture famigliari e i valori di riferimento socio-culturali. E alla base, c’è il grande e delicato tema della disuguaglianza fra uomini e donne.
Le istituzioni devono continuare a lavorare, farsi domande, non abbassare la guardia e fare scelte concrete per promuovere la cultura del rispetto e delle pari opportunità. Non correndo a improvvisare soluzioni immediate, sulla scia delle emozioni, ma procedendo attraverso un lavoro di rete concertato, curato, accompagnato da sguardi esperti e competenti, che permettano di esplorare e approfondire le dinamiche sottostanti il fenomeno. Una rete che coinvolga tutti i soggetti del sistema educante, dai servizi sociali alle scuole di ogni ordine e grado, dal lavoro con le comunità alle forze dell’ordine”.
Per costruire uno sguardo condiviso, una lettura che permetta interventi efficaci, non bisogna lavorare sull’emergenza, ma tener vivo il lavoro sinergico giorno dopo giorno.
Nel nostro Tavolo interistituzionale di contrasto alla violenza maschile sulle donne, che dal 2006 impegna tutte le istituzioni in un lavoro di rete territoriale, si pone l’attenzione alla responsabilità condivisa affinché si porti avanti una tutela dei diritti delle donne coerente e compatta, nella specificità dei diversi ruoli.
E’ nostro dovere continuare a sentire l’impellente necessità di comprendere certe dinamiche culturali, di imparare a riconoscere la complessità dei fattori che le determinano, e consolidare prassi operative per rispondere a richieste di aiuto, fornendo agli operatori e alle operatrici strumenti adeguati per leggere i bisogni sommersi.
La storia di Saman è una tragedia che toglie il fiato e la nostra forza ora sta nel continuare a lavorare, e nel continuare a raccontare la sua storia, e quella di tante ragazze come lei”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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