E’ stato il comparto non alimentare, nel secondo trimestre 2021, a trainare la ripresa del commercio al dettaglio reggiano, che ha messo a segno una crescita dell’11,1%
Lo rileva l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio sui risultati dell’indagine congiunturale che il sistema camerale realizza trimestralmente.
Ad invertire il trend che aveva segnato soprattutto il terzo trimestre 2020, come si è detto, hanno contribuito principalmente le vendite al dettaglio di prodotti non alimentari, che hanno registrato un +16,9% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (quelle di ipermercati, supermercati e grandi magazzini sono cresciute dell’8,2%). E’ invece proseguito il calo delle vendite al dettaglio di prodotti alimentari (-6,8%), come del resto era prevedibile, specie in rapporto ad un trimestre 2020 che, con l’ampio ricorso allo smart working, aveva favorito i consumi alimentari domestici.
Per il comparto non alimentare migliora così anche la consistenza delle giacenze di magazzino: si riduce infatti la quota di imprese che valutano esuberanti lo scorte di prodotti invenduti nel secondo trimestre 2021 rispetto al trimestre scorso (dal 40% registrato nel primo trimestre al 25% del secondo). Anche la quota media di commercianti al dettaglio che dichiarano volumi di scorte eccessivi si riduce al 16% (contro il 25% del primo trimestre di quest’anno). Il dato è migliorabile in quanto, pur essendo inferiore rispetto alle rilevazioni del 2020, resta comunque superiore ai livelli del 2019, quando la percentuale variava tra l’11% e il 13%.
La tenuta del sistema e il recupero di questi ultimi mesi è stato certamente legato anche all’accesso agli strumenti finanziari messi in campo dalle politiche di governo e degli enti locali per il settore del commercio. Il 38% degli operatori commerciali dichiara, infatti, di aver fatto richiesta di crediti garantiti dallo Stato (Fondo di garanzia – Mediocredito e Garanzia Italia – SACE), di cui il 32% con esito positivo.
Ma perché si possa parlare di una ripresa stabile del settore occorre continuare a monitorare le pressioni inflazionistiche, anche alla luce del fatto che circa la metà delle imprese sta già rilevando problemi legati all’approvvigionamento, dovuto proprio al rincaro del costo delle materie prime.
Dal punto di vista della demografia d’impresa, al 30 giugno il Registro Imprese contabilizza 4.511 operatori nel commercio al dettaglio, lo 0,27% in più rispetto all’analogo periodo del 2020, e il -2,91% in meno rispetto al secondo trimestre 2019.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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