Riapertura, già nelle prossime settimane, del Punto nascita di Montecchio, mentre restano chiusi quelli di Guastalla e Scandiano, individuati come possibili Covid Hospital – oltre, ovviamente, ad una parte del Santa Maria Nuova di Reggio Emilia – da riattivare in caso di una possibile seconda ondata autunnale. E’ quanto prevede il Piano di riconversione dei posti letto ospedalieri in posti letto Covid elaborato dalla Direzione dell’Azienda Usl di Reggio Emilia per far fronte al periodo autunnale e invernale. Presentato e condiviso nei giorni scorsi con la Conferenza territoriale sociale e sanitaria, il Piano prevede, appunto, la graduale riconversione in Covid Hospital che, parallelamente all’aumento dei casi, coinvolgerà dapprima parte dell’Arcispedale Santa Maria Nuova e, a seguire, l’Ospedale di Guastalla e quello di Scandiano per quanto riguarda tutta l’attività post fase acuta. Ciò, per altro, è quanto già avvenuto durante il picco pandemico, quando i professionisti di Guastalla e Scandiano hanno assicurato una qualificata e preziosa attività a favore di tutta la provincia di Reggio Emilia.
Ne discende che, non potendo per ovvie ragioni di sicurezza di gestanti e neonati essere previsto un Punto nascita all’interno di un Covid Hospital, l’attività non ripartirà a Guastalla e Scandiano, mentre a Montecchio – confermato Ospedale No-Covid al pari di Correggio e Castelnovo Monti – riaprirà già nelle prossime settimane, compatibilmente con il reperimento delle risorse specialistiche necessarie (anestesisti, pediatri-neonatologi, ginecologi). Per quanto riguarda, invece, il Punto nascita di Castelnovo Monti – come noto chiuso non a seguito dell’emergenza sanitaria – la riapertura viene confermata tra gli obiettivi di mandato della Direzione Ausl, ma, ovviamente, non è oggetto del Piano di riconversione dei posti letto ospedalieri in posti letto Covid.
Per Castelnovo Monti, così come per Correggio e Montecchio, viene invece ribadito il ruolo di Ospedali No-Covid, svolgendo una fondamentale funzione a favore di tutta la popolazione provinciale per l’attività programmata e parte dell’attività urgente.
In questo momento i reparti di Medicina sono aperti e funzionanti in tutti gli ospedali, così come l’attività di dialisi, radiologia, endoscopia digestiva, diabetologia, cardiologia. Le attività chirurgiche (chirurgia generale, senologica e ginecologica, ortopedia, urologia, oculistica) sono distribuite nelle varie sedi a seconda della disponibilità del personale medico. Alcune attività (chirurgia urologica, toracica e vascolare, parte dell’ortopedia) sono svolte dai professionisti dei nostri ospedali presso le due cliniche private accreditate della provincia che si sono rese disponibili fin da inizio pandemia.
Per quanto riguarda i Pronto Soccorso si ribadisce che sono completamente operativi h24 quelli di Reggio Emilia, Guastalla e Castelnovo ne’ Monti mentre rimangono chiusi i PS di Correggio e Scandiano, in attesa della realizzazione degli interventi di ampliamento previsti, e già finanziati per alcuni milioni di euro, per garantire la netta separazione dei flussi di pazienti Covid e No-Covid, assolutamente non possibile con la situazione logistica attuale. E’ inoltre attivo il PS di Montecchio dalle 7.30 alle 20.30, ovvero nella fascia oraria in cui si concentra circa l’80% di tutta l’attività (le emergenze notturne sono garantite dalla presenza, così come su tutto il territorio provinciale, di automediche e auto infermieristiche sulle 24 ore). Questo, a totale garanzia della precoce e corretta presa in carico di tutte le patologie tempo-dipendenti (ictus, infarto del miocardio, traumatologia).
Di seguito il documento integrale di Direzione Ausl e CTSS di Reggio Emilia
Oggi non è possibile parlare di ripresa di attività sanitarie sul nostro territorio senza tenere conto del contesto nel quale si inseriscono.
Come si apprende quotidianamente da tutti gli organi di informazione la pandemia è tutt’altro che vinta. A livello europeo i paesi confinanti registrano ormai da giorni numeri di contagi in costante e consistente aumento, che in Spagna e Francia superano abbondantemente i 10.000 casi al giorno.
L’Italia si assesta in questo momento su valori decisamente più accettabili, ma mostra un trend in lenta, ma costante crescita. La nostra provincia registra il medesimo trend, che porta con sé un proporzionale aumento di ricoveri, anche in terapia intensiva.
Durante la fase più acuta della pandemia, registrata in marzo e aprile, l’Azienda sanitaria di Reggio Emilia ha sviluppato una serie di nuove attività per contrastare e gestire l’epidemia. Tra queste, l’esecuzione di tamponi e test sierologici, l’intensa attività di ricerca e tracciamento dei contatti per circoscrivere i focolai, la gestione dei casi e dei quarantenati, l’attività dei check point, gli ambulatori COVID, le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), la gestione di REMS e Hotel-COVID, la collaborazione con gli altri enti (prefettura, forze dell’ordine , strutture socio sanitarie e, oggi più che mai, le scuole), l’importante attività di progettazioni strutturali e impiantistiche da parte dei servizi tecnici e delle direzioni mediche per gli adeguamenti necessari a garantire la sicurezza di ambienti e cure.
Anche l’organizzazione delle attività ambulatoriali e di ricovero ha subito una rimodulazione allo stesso modo finalizzata a contenere la diffusione del virus all’interno delle strutture sanitarie. Per la parte ambulatoriale la necessità di evitare affollamenti nelle sale d’attesa e di una accurata sanificazione degli ambienti e degli strumenti ha reso necessario aumentare considerevolmente i tempi di distanziamento degli appuntamenti di visite ed esami, con una consistente riduzione della capacità produttiva aziendale.
In ambito ospedaliero, si è provveduto a garantire la netta separazione dei percorsi Covid o sospetto Covid, rispetto alle altre patologie, nei Pronti Soccorsi, nonché a realizzare le cosiddette “aree grigie” nei reparti, anche queste finalizzate alla separazione dei pazienti Covid; qui, infatti, i pazienti sospetti sono ricoverati in stanza singola in attesa della definizione della loro situazione.
Tutte le attività citate, attivate a inizio pandemia, sono tuttora attive ed anzi potenziate proprio per far fronte alla seconda ondata prevista per l’autunno e della quale sono ben chiare ed evidenti le avvisaglie. Oggi in provincia di Reggio Emilia si effettuano ad esempio oltre 1.000 tamponi e 800 test sierologici in media al giorno, sono attivi 52 check point e i Pronto Soccorso, funzionando di fatto a “doppio binario”, assorbono una quantità di personale decisamente superiore rispetto all’epoca pre-covid.
In tema di ricoveri è utile ricordare che è nuovamente in fase di realizzazione il Piano di riconversione dei posti letto ospedalieri in posti letto Covid per far fronte al periodo autunnale e invernale. Il piano prevede la graduale riconversione che, parallelamente all’aumento dei casi, coinvolgerà dapprima parte dell’Arcispedale Santa Maria Nuova e a seguire l’Ospedale di Guastalla e quello di Scandiano per quanto riguarda tutta l’attività di fase post acuta, già definiti come Covid Hospital durante il precedente picco pandemico.
Nell’analizzare il contesto dobbiamo anche tenere conto della situazione relativa al personale medico, carente a livello nazionale, ed anche a Reggio Emilia.
Come spesso dichiarato le maggiori carenze sono relative ad anestesisti, ortopedici, medici dell’emergenza-urgenza (cioè medici di PS e di automedica), pediatri, internisti, e più in generale riguardano pesantemente tutte le branche specialistiche rappresentate in tutti i nostri 6 ospedali. Questo non solo rende impossibile la completa sostituzione del naturale avvicendamento dovuto ai pensionamenti ed ai trasferimenti, ma ancor di più il potenziamento dei servizi. Diverso è il tema delle professioni sanitarie per le quali sono state effettuate circa 200 nuove assunzioni.
La complessità del momento rende quindi necessaria molta prudenza nell’affrontare il tema delle riaperture e della riattivazione dei servizi. Occorre tenere sempre presente sia il contesto Covid in continua evoluzione, sia il problema relativo alle risorse umane disponibili, ma soprattutto occorre affrontare il tema non per singolo territorio, ma in ambito provinciale.
Come è noto, nella provincia di Reggio Emilia sono aperti e funzionanti 6 ospedali di cui uno, il Santa Maria Nuova, svolge funzione di hub, concentrando su di se la casistica a maggiore complessità. Gli altri ospedali svolgono attività in parte complementari tra di loro, in modo da soddisfare il più possibile il bisogno di salute dei cittadini della nostra provincia.
Avendo definito come Covid Hospital parte del Santa Maria Nuova e gli Ospedali di Guastalla e Scandiano, va da sé che Correggio, Montecchio e Castelnovo Monti sono e dovranno essere, anche nei prossimi mesi, Ospedali No-Covid, svolgendo questa loro funzione a favore di tutta la popolazione provinciale per l’attività programmata e parte dell’attività urgente.
In questo momento i reparti di Medicina sono aperti e funzionanti in tutti gli ospedali, così come l’attività di dialisi, radiologia, endoscopia digestiva, diabetologia, cardiologia. Le attività chirurgiche (chirurgia generale, senologica e ginecologica, ortopedia, urologia, oculistica) sono distribuite nelle varie sedi a seconda della disponibilità del personale medico. Alcune attività (chirurgia urologica, toracica e vascolare, parte dell’ortopedia) sono svolte dai professionisti dei nostri ospedali presso le due cliniche private accreditate della provincia che si sono rese disponibili fin da inizio pandemia.
Per quanto riguarda i Pronto Soccorso si ribadisce che sono completamente operativi h24 quelli di Reggio Emilia, Guastalla e Castelnovo ne’ Monti mentre rimangono chiusi i PS di Correggio e Scandiano, in attesa della realizzazione degli interventi di ampliamento previsti, e già finanziati per alcuni milioni di euro, per garantire la netta separazione dei flussi di pazienti Covid e No-Covid, assolutamente non possibile con la situazione logistica attuale. E’ inoltre attivo il PS di Montecchio dalle 7.30 alle 20.30, ovvero nella fascia oraria in cui si concentra circa l’80% di tutta l’attività (le emergenze notturne sono garantite dalla presenza, così come su tutto il territorio provinciale, di automediche e auto infermieristiche sulle 24 ore). Questo, a totale garanzia della precoce e corretta presa in carico di tutte le patologie tempo-dipendenti (ictus, infarto del miocardio, traumatologia).
Per quanto riguarda il delicato tema della riapertura dei Punti nascita – al quale è attribuito un profondo valore simbolico, pur a fronte di un tasso di natalità nella nostra provincia in continua e significativa discesa – è importante ribadire che gli ospedali Covid, per ovvie ragioni di sicurezza di gestanti e neonati, non possono avere Punto Nascita al loro interno.
In particolare, per quanto riguarda Guastalla, la riapertura del Punto Nascita è considerata una priorità dell’Azienda USL di Reggio Emilia, costituendo un presidio fondamentale della rete perinatale provinciale, la cui esistenza non può in alcun modo essere messa in discussione, sia per la numerosità della casistica sia per la vastità del bacino di riferimento.
L’attuale andamento dell’epidemia, impone atteggiamenti prudenziali rispetto alla riapertura, inizialmente ipotizzata in autunno. L’andamento del trend nazionale, ma soprattutto internazionale, non escludendo il rischio di una seconda ondata di contagi (probabilmente meno grave della precedente), potrebbe infatti portare, come individuato dal Piano di riconversione dei posti letto, ad una ritrasformazione dell’Ospedale di Guastalla in ospedale Covid, l’unico della provincia (oltre ovviamente al Santa Maria Nuova) ad essere dotato delle competenze necessarie e delle strutture appropriate all’assistenza intensiva e semintensiva dei pazienti critici. Del resto il lavoro svolto durante la fase emergenziale dai professionisti dell’Ospedale di Guastalla è stato encomiabile ed ha contribuito in maniera determinante alla ottimale risposta sanitaria garantita in provincia.
Una eventuale nuova sospensione di attività del Punto Nascita dopo la sua riapertura – in caso di ritrasformazione di Guastalla in Covid Hospital – potrebbe creare confusione (specie nelle popolazioni più disagiate e più difficili da raggiungere) e incrementando enormemente il rischio clinico, con la possibilità che donne gravide si presentino inappropriatamente al Pronto Soccorso con la necessità di attivare magari trasporti in emergenza.
Inoltre, i lavori di ristrutturazione in atto presso il presidio di Guastalla (Pronto Soccorso e Area semintensiva) hanno l’obiettivo di implementare le connotazioni intensivistiche dell’ospedale e di consolidarne il ruolo di secondo presidio ospedaliero provinciale.
Per tali ragioni è pertanto necessario rimandare la riapertura del Punto Nascita, per il tempo strettamente necessario a verificare l’andamento dell’epidemia in autunno e comprendere, quindi, i bisogni assistenziali di tutta la popolazione reggiana.
Anche l’Ospedale di Scandiano – che pure ha svolto, nella gestione della fase più acuta della pandemia, una qualificata e preziosa attività a favore di tutta la provincia di Reggio Emilia, arrivando ad avere tutti i posti letto occupati da pazienti Covid positivi – è individuato dal Piano di riconversione come Ospedale Covid per pazienti acuti e post-acuti che non necessitano di ventilazione invasiva intensiva o semintensiva. Ne discende che, stante l’andamento dell’epidemia, il Punto Nascita di Scandiano non può al momento riaprire.
Questa chiusura, dettata dalla necessità, può però essere utile per definire una strategia che garantisca una prospettiva di pieno successo e di nuovi investimenti sull’ospedale Magati. Il Punto Nascita di Scandiano ha terminato il periodo di deroga alla chiusura di due anni concesso dal Ministero della Salute a ottobre 2017, registrando un numero di parti sempre ampiamente al di sotto degli standard minimi. La vicinanza di altri punti nascita “concorrenti” – Reggio Emilia e Sassuolo – ha portato a far sì che, nella fase ante chiusura, la maggioranza delle donne del distretto ceramico (60%) abbia scelto strutture più grandi, a pochi chilometri di distanza. Individuare quali possono essere, invece, i punti eccellenza dell’offerta sanitaria provinciale da trasferire a Scandiano è un lavoro da portare avanti con decisione insieme alla comunità locale, proprio in quello spirito di “rete” che si sta dimostrando una delle chiavi del successo reggiano nella tutela dei servizi ai cittadini.
Compatibilmente con il reperimento delle risorse specialistiche necessarie (anestesisti, pediatri-neonatologi, ginecologi), potrà invece riaprire – già nelle prossime settimane – il Punto Nascita di Montecchio, mettendosi a disposizione delle donne dell’intera provincia e integrando in questo modo l’attività del Santa Maria Nuova.
Per quanto riguarda, infine, Castelnovo ne’ Monti, come noto la riapertura del Punto nascite è prevista tra gli obiettivi di mandato della Direzione Ausl.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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