Reggio Emilia ha ricordato questa mattina il 75° anniversario della morte di Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio, i sette fratelli Cervi, e Quarto Camurri, nel giorno in cui ricorre l’anniversario del loro eccidio, accaduto il 28 dicembre 1943, nel poligono di tiro cittadino, per mano dei fascisti.
Le figure degli antifascisti e il valore storico del loro gesto sono state ricordate nel corso di una cerimonia che si è svolta nel luogo dell’eccidio, in via Paterlini, nella zona del Tribunale, dove si trovava il Poligono di tiro, alla quale hanno preso parte il vicesindaco di Reggio Emilia Matteo Sassi, il presidente dell’Anpi reggiana Ermete Fiaccadori e Luciano Rondanini dell’Istituto Cervi.
“Quella dei sette fratelli Cervi e di Quarto Camurri – ha detto il vicesindaco Sassi – è una storia che parla al futuro molto più che al passato. È una vicenda orientata all’innovazione e al progresso in ambito sociale, lavorativo e culturale, una storia che parla di accoglienza e generosità nei confronti dei reduci, dei militari italiani e stranieri che erano allo sbando e, ovviamente, dei partigiani a cui diedero il loro pieno sostegno. Per la famiglia Cervi e per Camurri, per l’irriducibilità al fascismo che da sempre li aveva caratterizzati, la Resistenza fu un esito naturale.
Allo stesso modo l’eccidio di cui i fascisti si macchiarono quel 28 dicembre 1943 fu l’esito drammatico ma naturale di un movimento che fece della violenza politica la propria essenza. Non esiste un fascismo buono delle origini e un fascismo inquinato dall’alleanza con il nazismo sul finire della propria esperienza, come certi revisionismi lasciano intendere: il fascismo fu uno solo e si caratterizzò per la propria brutalità nei confronti degli avversari. La sa bene la nostra terra che ha visto sindacati messi fuori legge, cooperative e Case del popolo date alle fiamme, la repressione degli oppositori politici. Per tutte queste ragioni, da quella storia abbiamo ancora molto da imparare, a maggior ragione in un’epoca storica in cui valori e principi come accoglienza e rispetto dell’altro sono messi in discussioni di fronte all’insorgere di paure, rancori e intolleranza che rischia di provocare una crisi della democrazia, che si consuma giorno dopo giorno
Il vicesindaco Sassi ha poi concluso il suo intervento ricordando come sia “ai giovani, alla loro costante ricerca di futuro e di identità di senso, che bisogna guardare e la storia della famiglia Cervi, così come quella delle tante famiglie resistenti del nostro territorio, è un patrimonio enorme di valori, di riferimenti e di insegnamenti, di cui recuperare la dimensione politica e attuale”.
La mattina è poi proseguita nella Sala Genoeffa Cocconi del Museo Cervi di Gattatico dove si è svolta l’inaugurazione della scultura “La madre (Genoeffa Cocconi)”, dell’artista Jucci Ugolotti.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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