Nuova vita per i Chiostri dei santi Pietro e Prospero di Reggio, il complesso monumentale capolavoro del Cinquecento che lo scorso weekend ha riaperto le porte alla città dopo un importante intervento di recupero e valorizzazione necessario a restituirlo a pieno titolo al tesoro dei luoghi pubblici di maggior interesse del centro storico reggiano: non solo per i restauri realizzati nei due chiostri in cui si articola l’ex monastero benedettino, e che ora ne permettono il pieno utilizzo per eventi, mostre e spettacoli, ma anche per l’insediamento – nell’area di pertinenza del convento – di un nuovo corpo di fabbrica, sede del Laboratorio aperto urbano (Lau).
Il nuovo Lau, costruito in sostituzione di un edificio di fabbricazione relativamente recente e incongruo rispetto al complesso (bassi servizi di vecchi casermaggi), diventerà infatti la sede di attività di sperimentazione e innovazione sociale e digitale a favore della comunità, per dare vita a un luogo di partecipazione e confronto tra gli attori dei territori in una logica di innovazione allargata e diffusa, che comprende l’innovazione sociale e digitale, la partecipazione e la creatività.
Soddisfatto il sindaco Luca Vecchi: “Riconsegniamo alla città un grande patrimonio che i reggiani potranno vivere e apprezzare sempre più e ora, grazie all’intervento, per 12 mesi all’anno. Questo spazio rinnovato tiene insieme la cultura, la socialità e la storia di Reggio e con questo recupero ha fatto un grande salto di qualità rispetto al suo essere una polarità attrattiva del territorio capace di ospitare tantissimi eventi ed essere luogo della sperimentazione sociale e della creatività”.
In occasione del weekend di apertura, sabato 23 e domenica 24 marzo i chiostri sono stati visitabili (e lo saranno nuovamente sabato 30 e domenica 31 marzo) per tutta la giornata con diverse iniziative e un’installazione multimediale dedicata al complesso monumentale e alla storia benedettina, per accompagnare il visitatore nei nuovi spazi restaurati e proporre “un’immersione visiva” all’interno della storia dei chiostri stessi.
L’intervento di recupero e rifunzionalizzazione dei chiostri (di proprietà comunale) ha comportato il restauro del complesso monumentale al piano rialzato e in parte del piano terra; la ristrutturazione dell’ex scuderia settecentesca; la realizzazione di un nuovo corpo di fabbrica al posto dei corpi di servizio di minor valore; la riqualificazione delle aree cortilive esterne; il restauro delle facciate dell’ex caserma Taddei. L’intervento è stato anche l’occasione per ripensare i percorsi di accesso e superare le barriere architettoniche presenti.
I lavori sono stati possibili grazie a un finanziamento di 3 milioni di euro della Regione Emilia-Romagna e a un finanziamento comunale pari a 1,2 milioni. In particolare: per riqualificazione e restauro il finanziamento è stato di 2,7 milioni di euro; per la realizzazione del Laboratorio aperto urbano di 1,2 milioni di euro. Circa 300mila euro, infine, sono stati necessari per la promozione del complesso e delle sue attività. Il progetto è di Andrea e Maurizio Zamboni dello studio Zamboni Associati Architettura.
L’edificio antico, destinato a spazi per eventi culturali temporanei, mostre e spettacoli e a spazi polifunzionali, è stato dotato – nelle parti recuperate – di impiantistica e nuovi infissi, che ne consentono la fruibilità anche nel periodo freddo. Per rispettare il più possibile la storia del luogo, i ventilconvettori installati sono caratterizzati da uno stile che li rende più simili a mobilio che a dotazione tecnologica e sono realizzati in ottone brunito, così come le porte, che in questo modo presentano un effetto invecchiato consono all’insieme in cui si trovano.
Nei due chiostri le pavimentazioni sono state realizzate ex novo con pianelle in cotto fatte a mano e stuccature a calce con cocciopesto, secondo tecniche antiche atte a ricreare lo spirito della pavimentazione preesistente (chiostro grande, stanze espositive, sala delle colonne, bookshop e biglietteria). Nel chiostro piccolo sono invece state colmate le lacune esistenti con la posa di pianelle di recupero, secondo un approccio filologico.
Il piano terra è stato destinato a ospitare il blocco dei servizi igienici e degli spogliatoi (funzionali agli eventi temporanei) e i locali tecnici. L’accesso avviene attraverso un nuovo ascensore e da un accesso a livello del cortile.
Nei chiostri piccolo e grande è stata adottata un’illuminazione a stripled a scomparsa sulle cornici, che garantisce una luce calda e diffusa senza che venga evidenziata direttamente la fonte luminosa. L’intervento ha compreso anche il restauro dell’antico pozzo al centro del chiostro piccolo.
La palazzina settecentesca, che si trova sul lato est in posizione arretrata rispetto alla via Emilia e che un tempo era destinata a scuderia, è stata ristrutturata con un approccio “di minima” teso a valorizzare, seppure nella sua semplicità, il manufatto esistente senza apportarvi modifiche sostanziali, che ne avrebbero potuto snaturare la configurazione. L’intervento ha comportato la revisione ai piani terra e primo della suddivisione degli spazi con la demolizione di pareti divisorie, il rifacimento delle finiture e degli impianti, il consolidamento statico di murature e coperture. L’edificio si trova in continuità con il nuovo laboratorio aperto e ne costituisce un’estensione altrettanto destinata a ospitare spazi di innovazione.
Le aree cortilive sono ora concepite come un nuovo spazio pubblico, “permeabile” alla città in ogni giorno della settimana, e attrezzato a giardino aperto al pubblico passaggio in determinati orari, con distese all’aperto, sedute e vegetazione ombreggiante. Il tracciato, che attraversando le aree cortilive da nord a sud collega via Emilia San Pietro a viale Monte San Michele, sarà infatti percorribile negli orari di apertura dei chiostri, permettendo così la creazione di nuove connessioni all’interno della città.
Negli spazi all’aperto sono stati piantumati 12 platani adulti, mentre alcuni muri perimetrali sono dotati di verde “verticale”. Sono state inoltre installate sedute e corpi illuminanti in sospensione nella zona prospiciente il laboratorio e lanterne su palo o a muro nel cortile di ingresso, secondo un disegno contemporaneo che rimanda tuttavia a elementi visivamente consolidati nella tradizione. La pavimentazione è di tipo calcestre con miscela di frantumato di cava con coloritura chiara e stabilizzato a base terrosa, un materiale completamente naturale, drenante ma resistente anche in caso di accesso dei mezzi di sicurezza.
Nelle vicinanze del corpo monumentale sorge oggi il Laboratorio Aperto Urbano, edificio di nuova costruzione pensato per ospitare, in modo coerente e funzionale, attività di innovazione. Gli spazi nuovi sono stati concepiti per essere flessibili e modulari e per questo in grado di conformarsi a progressive esigenze e diverse attività. Inoltre rispondono a una duplice funzione: quella privata, a uso esclusivo di coloro che useranno lo spazio laboratoriale per lavorare, e quella pubblica, nell’ambito della quale favorire momenti di interazione e processi di contaminazione multidisciplinare.
Nel nuovo fabbricato sono stati scelti materiali contemporanei e naturali impiegati secondo una logica compositiva sobria e minimale: listellature in legno di iroko, pavimenti in calcestruzzo industriale, compensato marino in okumé in parapetti e pannellature interne. Pannelli in policarbonato e controsoffitti garantiscono prestazioni altamente performanti dal punto di vista acustico e termico.
Il nuovo corpo di fabbrica prevede uno spazio di co-working e di lavoro collaborativo; tre spazi labspace da dedicare alla sperimentazione di tecnologie e software e al lavoro collaborativo; tre spazi di riunioni e meeting, uno spazio per momenti di aggregazione e assembleari; una caffetteria aperta al pubblico.
Al nuovo corpo di fabbrica è connessa la palazzina settecentesca delle ex Scuderie (nelle sue diverse destinazioni nei secoli, l’area è stata anche caserma dell’esercito), restaurata e ora parte delle dotazioni del Laboratorio Aperto Urbano. La sede del laboratorio si estende complessivamente (edificio contemporaneo e palazzina settecentesca) su una superficie circa mille metri quadrati.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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